sabato 30 settembre 2017

Omelia 24 settembre 2017


Venticinquesima domenica del Tempo ordinario

C’è un’espressione che ha segnato profondamente il pensiero teologico: Dio è il totalmente altro. A volte può diventare pericolosa e stabilire una distanza inopportuna tra l’uomo e Dio, una distanza che Dio stesso ha superato. Ma in alcuni casi può essere d’aiuto, specie se riguarda i pensieri di Dio, il suo modo di fare, quello che lui ha in mente: Dio non sta nei nostri contenitori, nelle nostre schematizzazioni e neppure, come abbiamo sentito nel vangelo, nelle nostre rivendicazioni sindacali. I contratti di Dio sono stabiliti solo in base al suo amore, imprevedibile e a volte sconcertante. Vediamo dunque come agisce il Totalmente altro.

1.   Anzitutto lui coltiva una vite. Un albero che ha bisogno di cura, di attenzione, di coinvolgimento. Un albero che racconta una storia importante. La vigna non è una pianta di pomodori. Che cosa stai coltivando? A volte invece di far crescere la vigna ci attraggono altre coltivazioni meno impegnative, come nella storia di quella ragazza universitaria di Pordenone che ha vinto il ricorso contro suo padre che gli aveva ridotto i soldi del mantenimento perché non studiava e perdeva tempo in divertimenti. La Corte d’Appello ha dato ragione alla ragazza perché non può mantenersi da sola. Guarda che la vita è fatta di partecipazione, di impegno. Tira fuori l’energia, la tua disponibilità. Coltiva la vigna non le zucche.

2.   Poi Dio esce e chiama a tutte le ore, dall’alba alle cinque del pomeriggio. Nella sua azienda assume personale di continuo: c’è sempre posto e non è mai troppo tardi per coinvolgerti nei progetti di Dio. Non si tratta solo dell’impegno che puoi assumere in parrocchia, ma anche della decisione che sempre puoi mettere di giocarti un po’ di più nella direzione del vangelo. Prova ad andare nella vigna di casa tua, nella tua famiglia ti stanno aspettando. Prova a coinvolgerti in un progetto di solidarietà. Prova a credere nelle tue possibilità di riscatto. Qualche mese fa il Corriere pubblicava la storia di alcuni baby camorristi assunti dalla Whirpool in un progetto di inserimento professionale che ha salvato un centinaio di ragazzi dalla criminalità. Non è mai troppo tardi per trovare la parte migliore di te, quella che non emerge se rimani tutto il giorno ozioso.

3.   Infine la questione più scottante: quella della paga. Il Dio totalmente altro non paga in base all’orario lavorativo ma in base al suo amore. E se ci dà fastidio questo suo modo di fare, se ci sembra ingiusto, vuol dire che non abbiamo capito che la paga vera non è tanto al termine del rapporto lavorativo, quanto nel fatto di lavorare. Se noi lavoriamo per la paga il lavoro diventa pesante, ci aliena. Se il lavoro è qualcosa di bello la prospettiva cambia: ho avuto non l’onere ma la fortuna di iniziare prima. Perché è vero che nella vigna a volte si suda, ma in quella coltivazione c’è anche qualcosa di appassionante, di straordinariamente fecondo. Se capita, come ho sentito ieri al mercato, che siccome hai preso tante messe da piccolo ora non ne vuoi prendere neanche una, vuol dire che quelle messe erano solo pesantezza. Se il catechismo per tuo figlio ti sembra qualcosa di fastidioso, un impegno in più, piuttosto che trasmettere questi sentimenti, tienilo a casa. E se assumi un servizio in parrocchia fallo con gioia, perché il dramma peggiore che incontra il cristianesimo è la tristezza, vivere come prigionieri quello che è un cammino di libertà. Prova a vedere se ti sei perso qualcosa per strada, magari la fiducia di Gesù che conta proprio su di te.

Nessun commento:

Posta un commento