sabato 15 febbraio 2014

Omelia 16 febbraio 2014


Sesta domenica del T. O.
 
Antonio e Concetta sono una coppia di sposi che ha ormai una quarantina d’anni di matrimonio alle spalle. Ma qualcosa non funziona: Concetta ha un sacco di relazioni esterne, mentre Antonio se ne sta a casa. Ci sono giorni in cui è assente, tendenzialmente depresso e qualche volta cerca rimedio nell’alcol. I figli se ne rendono conto e mi chiedono se ci capisco qualcosa. Sento lui, sento lei… E la considerazione della donna è: «Lavo, stiro, faccio da mangiare. Gli faccio farse mancare qualcosa?». Sì, sta facendo mancare vicinanza, coinvolgimento dell’altro, costruzione di una nuova fase della vita e della coppia.

A volte corriamo il rischio che Gesù denuncia del vangelo: siamo ineccepibili sul piano dei diritti e dei doveri, ma non ci rendiamo conto che la nostra è la giustizia degli scribi e dei farisei. Tot è dovuto e tot ti riconosco. Gesù indica misure nuove ed è proprio in relazione a tale sorpresa che le cose possono cambiare. 

1.    La prima area di novità riguarda le tensioni. Non stupisce che possano capitare, ma come ci si muove da cristiani? Occhio alle parole che usi: possono essere devastanti. La morte della ragazza di Cittadella che riecheggia di tutti gli insulti ricevuti su internet ci mette di fronte alla drammatica attualità degli avvertimenti di Gesù. Ma Gesù incalza perché non è solo questione di quel che è successo, ma di come intendi risolvere: Mettiti d’accordo col tuo avversario e, se ti capita di andare a messa e di ricordarti che qualcosa non funziona, va’ prima a riconciliarti col tuo fratello. Gesù ci chiama ad essere nel mondo non promotori di blanda convivenza sociale ma custodi di fraternità. Ecco la sorpresa. Difendo la bellezza fraterna da ogni attacco, sapendo che la minaccia più grande non è quella che l’altro può scatenare nei miei confronti ma è quella che si profila nella tentazione di fare a meno di lui, di cancellarlo.  

2.    La seconda area di novità riguarda la relazione di coppia e gli affetti. Il tradimento è più articolato del gesto che lo sancisce. Parte da lontano: è fatto di sguardi, di approcci, di suggestioni che un po’ alla volta occupano il cuore. E alla fine ne sei imprigionato, sia quando seduci qualcuno, sia quando ne sei attratto. Hai già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Dov’è la nuova giustizia? Rimani custode del tuo cuore. Attento alle circostanze. Impara a registrare quello che avviene e a non camuffare la realtà. Occhio ai processi autoassolutori e alle responsabilità attribuite all’altro. Attento anche al seduttore occulto che talvolta non è l’uomo o la donna fatale, ma la mentalità dominante che ti fa credere che la vita bella sia quella senza legami. Lo ricordava ai fidanzati nel giorno di S. Valentino anche papa Francesco: «Non lasciatevi vincere dalla cultura del provvisorio». 

3.    Il terzo spazio di novità che il cristiano libera nel mondo è nella chiarezza di quello che afferma: Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno. Sorprendete il mondo per lettura del reale che fugge gli equilibrismi, le approssimazioni, le adulterazioni e raggiunge la verità degli accadimenti. Giovedì in Belgio è stata approvata la legge che prevede l’eutanasia per i minori. Quel che sorprende è che in quest’ambito, come in altri che riguardano la vita, c’è ormai una sorta di “antilingua” che chiama diritto una condanna a morte, motivi umanitari il tradimento dell’uomo, stato vegetativo l’incapacità di riconoscere che un uomo non è mai un vegetale. Noi non siamo fatti solo di parole, ma la sorpresa per il mondo è anche una parola affidabile che ci ricorda azioni conseguenti capaci di disegnare il mondo come Dio lo pensa.

Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei… C’è una nuova sapienza da accogliere, ci ha ricordato Paolo, ed è stata affidata ai discepoli perché ne facciano percepire il sapore buono, oltre le misure scontate, oltre discutibili equilibri.

Omelia 9 febbraio 2014


Quinta domenica del tempo ordinario

I giochi olimpici di Sochi con le polemiche che accompagnano la partecipazione degli stati e degli atleti ci ricordano un tema importante: la nostra collocazione nel mondo, il tipo di  presenza da esercitare. Esserci nel grande gioco della vita? Fino a che punto? Quando ci è chiesto di stabilire una distanza?

Il vangelo di oggi ci aiuta ad entrare nella riflessione. Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo. Due immagini che suggeriscono una collocazione e una funzione ben precisa in relazione a qualcos’altro: il sale che dà sapore a un impasto, la luce che illumina un ambiente. Che cosa vuole dirci Gesù?

1.    Innanzitutto il soggetto: voi. A chi sta parlando Gesù?  È il popolo delle beatitudini, pagina che immediatamente precede questo nuovo approfondimento. Gesù ha tracciato la fisionomia dei discepoli in un progetto di realizzazione che non segue logiche di potere, di successo, di ricerca delle apparenze, ma strade di verità e di essenzialità. Sei beato se individui quello che conta, se povertà o ricchezza non ti fanno perdere di vista l’essenziale, se la fraternità, la pace, la giustizia sono la tua continua ricerca. Ebbene, ai discepoli che seguono questo progetto, Gesù rivolge ora un ulteriore invito. Non tenete questa prospettiva solo per voi. Perché il voi va coniugato con altri, con una responsabilità nei confronti dell’umanità: sale della terra, luce del mondo. Non esiste beatitudine in un intimismo devoto preoccupato di salvaguardare se stesso. Sei beato se la terra e il mondo diventano la tua collocazione. Fa bene o fa male la presenza di un paese alle olimpiadi quando c’è potrebbe esserci una questione aperta sui diritti umani? Il caso Russia ci ricorda un’altra celebre pagina della storia di quel Paese quando il 7 marzo 1963 Papa Giovanni ricevette in udienza il genero e la figlia di Kruscev. «Può essere una delusione, - disse il papa-  oppure un filo misterioso della Provvidenza che io non ho il diritto di rompere». La storia ha dimostrato la presenza di quel filo. Ecco, ci sono situazioni in cui potremmo fare i sostenuti, distaccati da un mondo che di cristiano ha ben poco. Ma i discepoli del Signore non possono perdere l’appuntamento con la terra. È sempre faticoso ricominciare quando non ci sei.  

2.    Ma esserci come? Ecco allora la prima similitudine: il sale della terra. Un’immagine che ci richiama per lo meno tre significati. Anzitutto dare sapore. Il discepolo restituisce sapidità alla terra perché quanto si vive abbia vigore, non sia sciapo. In secondo luogo la conservazione. Di sale ce n’era tanto in Palestina: proveniva dal Mar Morto e a Magdala, villaggio che Gesù frequentava, lo si usava anche per la conservazione del pesce. Infine il sale lo si usava in un particolare e importante accordo: il “patto di sale” sancito da un pizzico di sale che entrambi i contraenti assumevano per dire l’incorruttibilità del vincolo stabilito. Quando Dio si lega a Davide, ad esempio, fa un “patto di sale”. Ecco il compito del discepolo: far assaporare il gusto della vita, conservare tale sapidità. Ma ciò che dà sapore è il patto che Dio ha stabilito con gli uomini: per quanti disastri possiamo combinare Dio ha sancito con il sale la sua fedeltà. È inviolabile. In questi giorni ci siamo trovati di fronte a un attacco inaudito da parte del Comitato ONU per i diritti dei fanciulli che accusa la Chiesa, il Vaticano nella fattispecie, di non aver preso chiara posizione contro il problema della pedofilia e di non intervenire adeguatamente in relazione a aborto, contraccezione e diritti omossessuali. Adeguatamente significa chiaramente secondo quello che l’ONU ritiene adeguato. E siccome far cambiare idea alla chiesa non risulta proprio semplice, la si colpisce in quell’aspetto dove ha rivelato le proprie fragilità, trascurando oculatamente tutte le risposte che nel frattempo sono state date. Voi siete il sale della terra. Che significa? Vuol dire continuare ad esserci e ricordare all’umanità che c’è un patto di sale che non può essere cancellato. Un patto che dà sapore alla vita, che la preserva, la promuove.

3.    La seconda immagine è quella della luce. Il sale è nascosto, si scioglie. La luce invece associata all’idea della città sul monte dice visibilità. Dov’è questa visibilità? Vedano le vostre opere buone [lett. kalà erga belle] e rendano gloria al Padre che è nei cieli. Il discorso dell’ONU ci urta, ma comprendiamo che non è il nostro problema principale. Perché noi non vogliamo convincere la gente con i pronunciamenti, ma con le opere. Opere belle. Una vita bella. Tu sei luce del mondo quando liberi la vita del vangelo. Che forza ha avuto la madre di Francesca Rago, la ragazza uccisa sulle strisce pedonali, per chiamare chi ha investito sua figlia e dirgli: «Capisco il suo dramma, venga al funerale di Francy»? Ecco le opere belle che ci fanno capire che le beatitudini si diffondono e promuovono un’altra organizzazione delle nazioni unite: unite come fratelli e figli dello stesso Padre. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.