Funerale
Evaristo Fogale (23 ott. 2019)
(2Cor 4,14-5,1 / Mt 11,25-30)
«Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e
le hai rivelate ai piccoli».
Anche Evaristo apparteneva ai piccoli del vangelo e anche a lui Dio ha rivelato
i misteri del regno dei cieli. Misteri che questo anziano ha accolto e
custodito con tenacia e semplicità in novantanove anni di vita e di fede, nei
quali mai il credente ha abbandonato l’uomo. Noi separiamo, ci ricordiamo di
essere cristiani quando veniamo in chiesa, quando marchiamo le distanze da
altre religioni. E ci dimentichiamo che l’incarnazione segna il nostro
quotidiano. Evaristo invece era un uomo
unificato, riempito di Dio dalla testa ai piedi, per niente disposto a
rinunciare a tale tesoro e in grado di suggerire una sapienza che non si trova
sui mercati del mondo. Che cosa ha capito Evaristo di Dio, quali misteri gli
sono stati affidati?
Venerdì, quando il quadro clinico iniziava a presentare
più di qualche criticità, sono stato a trovarlo. Credo uno degli incontri più
belli che questo paese mi ha regalato. Inizialmente guardava me e suo figlio
Giuliano, un po’ disorientato, come se volesse dire: Ma chi zeo sto qua? Quando ha realizzato chi ero, ha alzato la
testa dal letto, ha fatto un sorriso larghissimo e con l’energia che ancora
possedeva mi ha stratto a sé e mi ha dato tre baci. E allora è partito con le frasi che gli erano
familiari. Frasi ricche di vangelo, teologicamente aggiornate pur con qualche
termine che non usiamo più. Frasi che anche Evaristo deve aver udito, forse da
suo padre, anch’egli uomo di fede o forse da mons. Pasini o da qualche altro
uomo di Dio.
Vi dico queste
frasi perché in esse ci sono i misteri del regno dei cieli, quelli che Evaristo
ha incontrato e quelli che oggi ci consegna.
1.
La prima frase. Dio non è lontano da noi. È nel cuore di ognuno di noi. E Evaristo
tirava via la coperta e si metteva la mano sul petto, come se in quel noi volesse far capire che c’era anche lui e che Dio lui lo custodiva nel cuore.
Quante ne ha passate Evaristo in novantanove anni di vita? La povertà, la
guerra, i tentativi di riscatto e di risalita, l’orgoglio di costruire una
casa, di farsi una famiglia. Ma in queste vicende c’era sempre un Dio che lo
accompagnava. Tanto che lui poi aggiungeva con una certa enfasi: El Signor o ga dito: io sono con voi tutti i
giorni, fino alla consumasione dei secoli. Che bella questa persuasione:
guarda, sembra dirci Evaristo, che c’è più di quello che si vede, guarda che il
mondo è abitato dal mistero, guarda che Dio segretamente ti accompagna e ha
cura della tua vita. Dov’è Dio? Il
catechismo su cui ha studiato Evaristo diceva: in cielo, in terra e in ogni luogo. Evaristo recuperava il dato
evangelico più genuino: Dio con noi. Un mistero di vicinanza e di comunione. E' più vicino di quel che credi e di quel che non credi.
2.
Ma accogliere Dio
vuol dire anche entrare nei suoi progetti. Ed ecco la seconda frase di
Evaristo, quella che ripeteva di continuo. Non
la mia ma la tua volontà! Non è sempre facile fare la volontà di Dio, specie
quando il vangelo indica prospettive che ci sembrano poco aggiornate o
addirittura perdenti. E allora c’è sempre il rischio di fare la propria volontà
e di riscrivere il vangelo secondo me. Pensate
a quando gli altri ci interpellano: la volontà di Gesù è che ci amiamo gli uni
gli altri, che ci perdoniamo, che ci diamo una mano. Evaristo che teneva così
tanto alla sua famiglia, cercava di mantenere la cordialità anche con il resto
del mondo: senza cedere all’intolleranza, senza mai cacciare nessuno di chi gli
suonava alla porta, senza innescare micce né offendere e dosando attentamente
le parole, piuttosto subiva. E quando qualcuno gli suggeriva altre logiche più sbrigative o logiche poco cristiane,
lui portava tre dita raccolte alla fronte, picchiettava e diceva: Cucchetti, no capì che cussì non se va da nessuna
parte? Ecco la volontà di Dio: seguire non i pensieri alla moda, ma il
vangelo, le strade della pazienza, del perdono, della solidarietà.
3.
E infine le ultime
parole di Evaristo, quelle che hanno accompagnato l’unzione degli infermi.
Avevo un po’ di timore nel dirgli che gli davo l’olio santo, ma quando l’ha
saputo, ha fatto un altro dei suoi sorrisi, ha tirato fuori la mano destra da
sotto le coperte, l’ha passata più volte sulla fronte unta con l’olio e poi,
con calma, si è fatto il segno della croce. Con la sua giaculatoria preferita: Tu sai tutto, tu sei tutto. Come se
volesse dire: Signore, tu conosci chi
sono, la mia povertà, la mia debolezza. Ma anche: Tu sei tutto: tutta la misericordia che cerco, l’eterno che aspetto. L'eterno era una parola famigliare per Evaristo: Dio è eterno, diceva, ma anche noi abbiamo la vita eterna: chi crede ha la vita eterna! Noi così segnati dal tempo siamo fatti di eterno! E
di lì a due giorni l’Eterno sarebbe venuto a prenderselo, domenica sera, mentre Evaristo alzava gli occhi e le mani come se quell'eterno l'avesse voluto salutare ed accogliere.
Fratelli,
siamo convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche
noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Evaristo
sapeva che andava accanto al Signore. A quell’abbraccio lo consegniamo e in
quell’abbraccio preghi ancora per noi.