sabato 24 marzo 2012

Omelia 25 marzo 2012

Quinta domenica di quaresima

Ricordate il film The passion di Mel Gibson? Nella parte di Barabba recitava Pietro Sarubbi che qualche tempo fa ha scritto un libro: da Barabba a Gesù. Convertito da uno sguardo. L’autore ricorda il disappunto nel momento in cui Gibson gli assegna quella parte nel film. Lui aspirava ad interpretare il ruolo di Pietro dato che Barabba gli appariva come personaggio minore al quale non appartiene neppure una parola. Ma Gibson insiste: «Eh no, tu parli solo con gli occhi, devi esprimere questa tua umanità con gli occhi, solo con gli occhi». E durante le riprese ecco l’incredibile. Su quegli occhi in ricerca si sofferma lo sguardo di Gesù. Lo sguardo di un altro attore - è vero – ma sufficiente perché nel cuore di Sarubbi scatti qualcosa verso un radicale cambiamento spirituale: «Quello sguardo mi ha sorpre-so, incuriosito, spaventato, portandomi ad una totale conversio-ne». Uno sguardo può cambiare la vita. Ebbene anche i greci che oggi interpellano Filippo cercano con lo sguardo: «Vogliamo vedere Gesù». E Gesù non si sottrae. Ma l’appuntamento per loro non è sul set di un film bensì su tre sequenze che alludono a quanto sta per vivere. Lì si potrà vedere Gesù. Ebbene, quali sono gli sguardi che ci vengono indicati?

1.    Se il chicco di grano non muore… Puoi vedere Gesù se vedi il chicco di grano che muore. Gesù sta parlando della sua passione ormai prossima e il chicco di grano è lui. Lì incontri veramente il suo mistero. Ci possono essere altri approcci a Gesù ma se non passi di là comprendi ben poco. È la rivelazione di una vita che apparentemente condannata a finire, trova un’altra possibilità. Ebbene, quello che Gesù vive sulla croce, non appartiene solo alla sua croce. È un percorso nel quale egli si rende riconoscibile in tutti i chicchi di grano che non si risparmiano e fanno dono della vita. I casi sono più frequenti di quel che sembra, tanto che la chiesa domani ricorda, in una giornata di preghiera, i missionari martiri. Più di mille uccisi negli ultimi 11 anni. E quella testimonianza continua, silenziosa e piena di speranza. Famiglia cristiana pubblica questa settimana uno spaccato su un quartiere del Cairo, dove arrivano i rifiuti di una metropoli di 19 milioni di abitanti attentamente selezionati dagli zabalin, gli uomini spazzatura, soprattutto donne e bambini che dividono l’immondizia per la paga irrisoria di un euro al giorno. Tra di loro ogni giorno da 17 anni arriva un missionario italiano, p. Luciano Verdoscia, che ha avuto l’audacia di costruire una scuola. Anche p. Luciano muore tra quella spazzatura, ma intanto il piccolo seme germoglia e cresce, nella costruzione di dignità, di fraternità tra musulmani e cristiani, di futuro e di promessa. È una pagina che non appartiene all’attuale attenzione mediatica nei confronti della chiesa cattolica, presentata talvolta come nemica della società e della sua economia. Ma tra gli zabalin non ci sono i sapienti cultori della laicità. C’è p. Luciano.

2.    Un secondo sguardo che Gesù indica per poterlo vedere è quello che appartiene a chi lo segue. Se uno mi vuol servire mi segua e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Dove sono io. Tu vedi Gesù se lo raggiungi sulle strade dove ti dà appuntamento. La fede è dinamismo, movimento non statica adesione a precetti. Abbiamo ascoltato in questa settimana lo spaccato sulla realtà familiare che ci ha fatto Francesco Belletti (direttore del Centro internazionale studi sulla fam.). Siamo nel mondo il paese con il più basso tasso di natalità. Nel 2011 9 neonati ogni mille donne in età fertile. Seimila nascite in meno rispetto al 2010. Un inverno demografico che preoccupa e che da cristiani ci interroga. Interroga le politiche familiari se è vero che il terzo figlio pone una famiglia a rischio povertà. Interroga le idee di famiglia in circolazione nelle quali sembra vincere il criterio di rapida flessibilità tanto da proporre un disegno di legge sul divorzio breve. Interroga le coppie dove a volte non è in discussione il terzo figlio, ma il primo o il secondo. C’è un bel testo della sapienza ebraica che dice: Il mondo non si mantiene che per il fiato dei bambini. Qui ci dà appuntamento Dio, qui si manifesta. Dove sono io, là sarà anche il mio servitore.

3.    C’è una terza finestra per osservare Gesù: «Adesso l’anima mia è turbata». Gesù non ha paura di mostrarsi anche nel turbamento e in un’ora che si vorrebbe che non giungesse mai. Che devo dire? Padre liberami da quest’ora? Per questo sono venuto. È l’ora della croce nella quale Dio dimostra di non essere un estraneo. Neanche Gesù comprende tutto subito, ma si fida del Padre. Una scelta un po’ diversa dalla clinica Life-end che all’Aja in Olanda ha aperto le porte il 1° marzo. Specializzazione: eutanasia, con 6 team che prestano servizio anche a domicilio: prima un'iniezione che fa addormentare profondamente il paziente, poi una seconda iniezione che ferma cuore e respiro. Gratis. Sappiamo bene come la malattia ci mette alla prova. Ma se fosse proprio questo il momento in cui Dio ci volesse suggerire qualcosa di sé? Qualcosa che fa bene al malato e anche a chi è sano? Qualcosa che ci renda un po’ meno superficiali e capaci di relazione solidale e credente anche con un malato? Adesso, l’anima mia è turbata. Ma per questo sono venuto. A volte un malato ci è dato proprio per questo: non per sopprimerlo, ma per imparare a essere uomini. E anche credenti. Perché la nostra richiesta di vedere Gesù non si limiti a un film ma al reale incontro con lui. E con il chicco di grano.

Omelia 18 marzo 2012

Quarta domenica di Quaresima

Ha meno di quarant'anni, la sua azienda del settore dell'edilizia, in un Comune della destra Piave, è in mano a banche ed Equitalia. E ha tentato di togliersi la vita. Una vicenda che preoccupa e che non sembra un caso isolato tanto che Confartigianato ha istituito uno sportello per cercare di aiutare, dal punto di vista tecnico e psicologico, gli imprenditori in seria difficoltà. Anche, e soprattutto, allo scopo di evitare gesti estremi.
A volte vivere sulla scena del mondo non è facile, specie per chi nel mondo ci crede, vuole recare con responsabilità il proprio contributo, senza fughe e senza sotterfugi. E non sono pochi gli imprenditori che lo stanno facendo, cercando di salvare la loro azienda e i posti di lavoro. Il cristiano non si isola da queste vicende: le segue con attenzione, ma non perché sia superman, ma perché sa che c’è un Dio coinvolto sulla scena del mondo, un Dio che, come dice Gesù, ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio. Ecco la bella notizia che Gesù ricorda ad ogni uomo, ad ogni Nicodemo che nel cuore della notte si reca da lui. Ma, accolta questa notizia, c’è una responsabilità da vivere. Su tre fronti.

1.    Chi crede in lui ha la vita eterna. Il primo atteggiamento è quello che ti porta a fidarti di Gesù persuaso che chi crede in lui non va perduto ma ha la vita eterna. In questi giorni Flavio Insinna, noto attore e uomo di spettacolo, ha presentato un libro in cui racconta i momenti dolorosi della scomparsa di suo padre. «Quando mio padre è morto sono rimasto settimane sdraiato per terra a guardare il soffitto, ero scarmigliato e ingrassato». E, in questa situazione, l’aiuto che gli è venuto dalla fede: «Davanti a una prova come la morte, la fede può vacillare… E sono riuscito a resistere… Se pensassi di essere tradito dalla mia luce più forte che è la mia fede cattolica, sarei nel deserto. Nel Padre Nostro diciamo “sia fatta la tua volontà”: e io mi piego, sbando, però mi sforzo di restare appigliato con testardaggine». E Insinna ricorda che tale fede era anche di suo padre: un credente che ha aiutato suo figlio a diventare tale. Ecco perché possiamo muoverci nel mondo: perché c’è un Dio affidabile che non ci perde e non si rassegna alla nostra perdita, neanche quando sopraggiungono le ombre della morte. La fede, pur debole e che in qualche circostanza fatica a dire “sia fatta la tua volontà”, è un regalo di Dio con il quale ci convince che l’oscurità non ha la meglio su di noi. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede.

2.    Su questo orizzonte comprendiamo la seconda responsabilità: quella di fuggire ad una condanna. Chi crede non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato. Non è Dio che condanna: Dio non ha mandato il suo Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo si salvi. La condanna è la tua vita vuota di lui, con la presunzione che vada bene ugualmente o che addirittura possa essere migliore. È il grande inganno creato da una certa mentalità che considera la fede come una restrizione delle possibilità di essere se stessi. “Lascia perdere la fede e divertiti, non lasciarti derubare della tua libertà”. Ma la fede non priva né della libertà né della felicità. Mi dà modo invece di affidare queste due dimensioni all’unico che le può custodire e arricchire. Pensate alla distanza che si sta creando nel dibattito che riguarda l’idea di famiglia, tra le posizioni cristiane e quelle di una certa matrice laicista e radicale. La cronaca della settimana è esemplare: una risoluzione del Parlamento europeo si è espressa contro le definizioni considerate “restrittive” del concetto di famiglia; poi l’auspicio espresso dalla Cassazione sulla trascrizione dei matrimoni gay. E per contro, la notizia del bimbo inglese affidato dai giudici a tre genitori omosessuali e la questione degli embrioni congelati e della loro possibile distruzione in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci in materia. Unioni gay, fecondazione: sono questioni su cui gli animi si accendono in opposizione alla fede e alla Chiesa. Ma si tratta di capire se la rivendicazione di libertà e felicità che in questo caso viene cavalcata, sia affermazione di un diritto di tutti e non solo di alcuni e non pesi invece come una condanna sul bambino che non è ancora nato e su quello che forse avrebbe bisogno di un padre e di una madre. Dio non condanna e conosce la fatica di gestire un sentimento omosessuale o l’attesa infinita di un figlio. Ma se Dio non condanna, non condannare nessuno neanche tu.

3.    E infine, Dio che ha tanto amato il mondo apre la ricerca di nuova luce per la vita. Chi fa la verità viene verso la luce. La verità è Gesù: se operi secondo il suo vangelo si diffonde una luce nuova per te e per gli altri. Per questo Dio ha dato suo Figlio, per rischiarare l’esistenza. Sono i tanti segni di vangelo che si aprono intorno a noi e ci fanno credere che si può vivere diversamente. Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, in questi giorni ha ricordato che in Sicilia c’è una tomba senza nome che appartiene secondo la logica mafiosa a chi collabora con le forze dell’ordine. Ma la tomba da temere, ha fatto capire, è quella dell’omertà, di chi non ha nome davanti a Dio e davanti agli altri, davanti alle giovani generazioni. Chi fa la verità viene alla luce. Dio ha dato il suo Figlio come verità perché sui suoi passi rinnoviamo l’esistenza, anche quando occorre il coraggio di esporsi e di prendere posizione. In questo mondo Dio continua a credere e questo mondo continua ad amare, perché ritroviamo vita vera. La sua.

lunedì 5 marzo 2012

Omelia 4 marzo 2012

Seconda domenica di quaresima

Se n’è andato Lucio Dalla e in questi momenti tra i ricordi e le canzoni emergono anche la sua fisionomia di cristiano e la spontaneità della sua fede pur in una vita movimentata e scelte non sempre condivisibili. Credo in Dio perché è il mio Dio, affermava e la fede è uno dei miei punti fermi e una delle poche certezze che ho. Parlando una volta della morte esordì dicendo: «La morte? È solo la fine del primo tempo». È un’espressione molto bella, da credente, che ci consente di entrare nella vicenda della Trasfigurazione. È come se Gesù che ripetutamente aveva parlato ai suoi discepoli dell’oscura prospettiva che lo stava attendendo, volesse rassicurarli: è solo il primo tempo. C’è qualcosa di nuovo che avanza. La Trasfigurazione è l’anticipo della luce pasquale, la rassicurazione che la morte non può avere la meglio sulla vita dell’uomo. E Gesù conduce i suoi discepoli in tale prospettiva perché quando ogni ombra si addensa non dimentichino la speranza che li attende. Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Non di meno però quel cammino è impegnativo, in salita su un alto monte, la cui altezza non è tanto di tipo orografico quanto piuttosto esistenziale. Cerchiamo dunque di comprende che cosa avviene sopra quel monte.

1.    Anzitutto c’è questa sorprendente trasformazione modellata dalla luce. Marco con il suo linguaggio immediato rende la straordinarietà dell’evento parlando del bucato: nessun lavandaio della terra potrebbe ottenere un simile effetto. Già, perché non siamo sulla terra, ma nel cielo! Ecco, la Trasfigurazione è un giorno di cielo donato agli uomini. In molte piazze italiane si svolge oggi la “Giornata europea per le domeniche libere dal lavoro”, promossa dall’European sunday alliance. «Oggi non fare shopping! La domenica non ha prezzo», dicono i sostenitori. È bella questa coscienza che si diffonde in un continente che talvolta prende le distanze dalle sue radici cristiane. Nel nostro Paese la manifestazione assume un significato particolare all’indomani del decreto salva-Italia per il quale i negozi potranno rimanere aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7, domeniche comprese. La crisi, sostengono in molti, si batte moltiplicando le occasioni d’acquisto, facendo ripartire i consumi interni. Ma ci si potrebbe anche chiedere se il problema sia la mancanza di occasioni per spendere o i soldi per poterlo fare. Non c’è solo la crisi economica a rendere fosco il quadro storico attuale. Molte volte siamo stati aiutati a cogliere anche la crisi dei valori e dei significati. La domenica è comprensione nuova nel modo di vivere il tempo, è riaffermazione dei legami familiari, è monito a credere che il negotium non costituisce l’orizzonte ultimo perché al nuovo Aiì non vendono la vicinanza ai tuoi figli, l’impegno educativo, l’approccio all’assoluto. La domenica ti trasfigura se sali sul monte, rinunci alle basse quote del 3X2 e cerchi una nuova gratuità.

2.    Rabbi, è bello per noi essere qui. C’è Trasfigurazione se cerchi il bello dell’esistenza. Oggi siamo ossessionati dal bello e dai concorsi che lo determinano. Ma il bello che Pietro segnala non è legato all’apparire: è bello essere qui. La bellezza è legata alla presenza e alla permanenza nella manifestazione di Dio, nei suoi progetti, nella storia con lui, come Mosè e Elia stanno testimoniare. Fede cristiana è scoprire insieme a Pietro la bellezza del vivere, dando al quotidiano il gusto di Dio all’inizio della giornata, al lavoro, alla scuola, al tempo che passo in famiglia. È un modo diverso di pensare la bellezza che oggi cerchiamo in uno sfarfallio di esperienze sulle quali non mettiamo residenza prolungata. Siamo sempre attratti da qualcosa di più seducente che scalza la scena precedente. Il bello invece è sguardo nuovo che ti accompagna, come i discepoli che ad un certo punto scendono dal monte, ma – nota l’evangelista - non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Che può voler dire: non videro più quella visione, ma anche: non ebbero occhi che per Gesù solo che da quel momento cambia il loro modo di vedere le cose. Ecco il bello della vita: ti rendi conto che c’è Gesù che ti accompagna e rende un tantino diverse le cose che vivi.

3.    Un tantino perché la Trasfigurazione non risolve tutti i problemi e non riduce la tue domande. E ti riapre le strade della fede: di chi ti fidi? Di chi si fida Abramo mentre se ne sta sul monte con suo figlio? Si fida di Dio, anche se quello è uno strano modo di dimostrarlo. Dio però spinge Abramo in quella prova proprio per fargli capire che il Dio che ha incontrato non è l’ammazza figli, ma il Dio alleato, che sul monte provvede. Anche Gesù è sul monte e anche lui dice la stessa cosa: potete fidarvi di Dio. Nei giornali di questi giorni ha avuto molta eco la proposta del patriarcato di Venezia rivolta al digiuno non solo dal pranzo, anche dall’acquisto del “gratta e vinci” e da tutti gli altri giochi collegati alla fortuna che rappresentano ormai un’emergenza sociale, morale, anche economica (con i pensionati che di mattina presto si presentano al casinò). Il fenomeno sta assumendo dimensioni enormi: 76,5 miliardi giocati nel 2011, in media 1.200 euro a persona, neonati compresi. Ecco qua la domanda: di chi ti fidi? La Trasfigurazione inizia quando consegni la tua vita al Signore e al suo vangelo. Là c’è la tua fortuna che non attende il colpo gobbo ma che è già esperienza in atto. Anche nel primo tempo.