lunedì 18 settembre 2017

Omelia 9 luglio 2017


Quattordicesima domenica del Tempo ordinario

Abbiamo seguito in questi giorni le vicende di Donnarumma e di come, snobbando l’esame di maturità, se ne sia andato in ferie ad Ibiza cullato dai suoi contratti milionari. Poi apri il giornale e vedi che a Crocetta del Montello, Agnese, una ragazzina di tredici anni colpita da fibrosi cistica è morta dopo aver voluto fare a tutti i costi gli esami di terza media. Nonostante l’ospedale, nonostante la diagnosi lasciasse poche speranze.

Come sono differenti le classifiche del mondo dalle classifiche di Dio: noi a inseguire e ad alimentare miti terreni costruiti sull’effimero, una ragazzina a sconvolgere i nostri criteri. Comprendiamo allora le parole di Gesù. Ti benedico, Padre, Signore del cielo e della terra perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.

Questa riflessione nasce da un momento drammatico che Gesù ha vissuto. Dopo la prima fase della predicazione ha visto andarsene i saccenti del tempo, gli esponenti del mondo religioso di allora. Gesù però non si inquieta, perché vede che Dio ricomincia da un’altra parte: dalla parte dei piccoli, di chi non conta, da chi non riceverà mai un ingaggio milionario. Sconosciuti alla stampa e al grande pubblico, ma non estranei al cuore di Dio. Come la piccola Agnese. Cosa ci dice questo vangelo? Chi sono i piccoli che Gesù cerca?

1.    I piccoli se ne infischiano delle grandezze terrene e conservano sufficiente libertà per non esserne contaminati. Stai attento alle misurazioni umane, ai giudizi autenticati dai like, agli opportunismi mascherati da democrazia e da libertà. Perché non è detto che tutto corrisponda al vangelo. Il nuovo sindaco di Verona, opponendosi alla diffusione dei testi che sostengono la teoria del gender, ha detto: «Sono convinto che la famiglia è composta da una mamma e da un papà e difenderò questo valore nella formazione di bambini e ragazzi». La replica dell’opposizione è stata quella di gridare all’oscurantismo medievale, all’inquisizione. Certo, in un paese democratico forse non si può pretendere di limitare la libertà di stampa. Ma ragionevolmente posso anche interrogarmi su che cosa devo o non devo dare in pasto a un bambino che sta crescendo. E sull’appiattimento dei generi, dove si presume di sbandierare assoluta indifferenza, prova a vedere le fatiche di un bambino che ha perso il papà o la mamma. Prova a osservare il bisogno di affetto maschile e femminile che porta con sé. Non sono sufficienti le prove della vita per evitare di crearne altre, sulla base dei nostri egoismi personali? Occhio ai giudizi: mettiti dalla parte dei piccoli non delle ideologie.

2.    I piccoli stanno comodamente in braccio al Signore e ne conoscono l’amore perché a loro Dio ha rivelato i misteri del regno dei cieli. Quando diminuisce questa percezione, hai bisogno di ricorrere ad altro, a qualcosa che riempia il vuoto, a qualcosa che ti rassicuri. In questi giorni guardavo il profilo Instagram di alcuni ragazzi, pieno di bestemmie. Certo, rimani rattristato e inorridito. Ma poi ti chiedi: è così diversa l’aria che alcuni ragazzi respirano ogni giorno? Certo, possiamo considerare molte attenuanti, ma il dramma resta, non tanto per quello che attribuisci a Dio, quanto per l’idea che ti fai di lui: come antagonista, come avversario, come nemico della tua felicità o artefice dei tuoi mali. E anche quando non bestemmi, che Dio hai incontrato se non riusciamo a strappare per lui neanche un’ora alla settimana? Dio a modo mio non è un problema dei ragazzi. È anche un problema dei padri e delle madri, anche un problema dei nonni che all’amore hanno sostituito il timore, l’indifferenza o la presunzione di poter star senza di lui. E poi c’è un banco di prova insindacabile: la presenza del prete nel momento della malattia. Quando lo chiami all’ultimo momento o non lo chiami proprio, quando temi che il malato si impressioni, la paura è del malato o è la tua? Che Dio hai incontrato? Cosa ti aspetti da lui? A volte non abbiamo incontrato il Padre di Gesù Cristo, ma lo specchio delle nostre paure. E più guardiamo questo specchio più le paure aumentano.

3.    I piccoli non hanno paura di stare sotto il giogo Gesù. I grandi non ci passano, i piccoli invece ci entrano bene e scoprono che il peso in buona parte lo porta lui. Lavora con Gesù, opera con lui secondo il vangelo. Penso alla figura di Giuliano Santi, nostro missionario godigese. Questo piccolo secondo il vangelo è stato un uomo di una grandezza straordinaria. Perché? Perché è rimasto unito al Signore e ha vissuto con lui due grandi pagine: quella dell’intraprendenza e quella della sofferenza. Con la prima ha detto che il Signore riscatta l’uomo dalle sue povertà, con la seconda ha detto che il Signore è sostegno anche nel momento della prova e della malattia. Ecco il giogo: non è un peso, ma la possibilità di aprire un solco buono nel quale il grano della vita cresce e porta frutto.

Ti benedico Padre… quali benedizioni cerchiamo: quelle dei grandi o quelle dei piccoli? Il vangelo sovverte le misure terrene e ci mette sulle strade delle sorprese di Dio, anche quando ci sembra impossibile.

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