Quattordicesima domenica del Tempo
ordinario
Abbiamo
seguito in questi giorni le vicende di Donnarumma e di come, snobbando l’esame
di maturità, se ne sia andato in ferie ad Ibiza cullato dai suoi contratti
milionari. Poi apri il giornale e vedi che a Crocetta del Montello, Agnese, una
ragazzina di tredici anni colpita da fibrosi cistica è morta dopo aver voluto
fare a tutti i costi gli esami di terza media. Nonostante l’ospedale,
nonostante la diagnosi lasciasse poche speranze.
Come
sono differenti le classifiche del mondo dalle classifiche di Dio: noi a
inseguire e ad alimentare miti terreni costruiti sull’effimero, una ragazzina a
sconvolgere i nostri criteri. Comprendiamo allora le parole di Gesù. Ti benedico, Padre, Signore del cielo e
della terra perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e
le hai rivelate ai piccoli.
Questa
riflessione nasce da un momento drammatico che Gesù ha vissuto. Dopo la prima
fase della predicazione ha visto andarsene i saccenti del tempo, gli esponenti
del mondo religioso di allora. Gesù però non si inquieta, perché vede che Dio
ricomincia da un’altra parte: dalla parte dei piccoli, di chi non conta, da chi
non riceverà mai un ingaggio milionario. Sconosciuti alla stampa e al grande
pubblico, ma non estranei al cuore di Dio. Come la piccola Agnese. Cosa ci dice
questo vangelo? Chi sono i piccoli che Gesù cerca?
1. I
piccoli se ne infischiano delle grandezze terrene e conservano sufficiente
libertà per non esserne contaminati. Stai attento alle misurazioni umane, ai
giudizi autenticati dai like, agli
opportunismi mascherati da democrazia e da libertà. Perché non è detto che
tutto corrisponda al vangelo. Il nuovo sindaco di Verona, opponendosi alla
diffusione dei testi che sostengono la teoria del gender, ha detto: «Sono convinto che la famiglia è composta da
una mamma e da un papà e difenderò questo valore nella formazione di bambini e
ragazzi». La replica dell’opposizione è stata quella di gridare all’oscurantismo
medievale, all’inquisizione. Certo, in un paese democratico forse non si può
pretendere di limitare la libertà di stampa. Ma ragionevolmente posso anche
interrogarmi su che cosa devo o non devo dare in pasto a un bambino che sta
crescendo. E sull’appiattimento dei generi, dove si presume di sbandierare
assoluta indifferenza, prova a vedere le fatiche di un bambino che ha perso il
papà o la mamma. Prova a osservare il bisogno di affetto maschile e femminile
che porta con sé. Non sono sufficienti le prove della vita per evitare di
crearne altre, sulla base dei nostri egoismi personali? Occhio ai giudizi:
mettiti dalla parte dei piccoli non delle ideologie.
2. I
piccoli stanno comodamente in braccio al Signore e ne conoscono l’amore perché
a loro Dio ha rivelato i misteri del regno dei cieli. Quando diminuisce questa
percezione, hai bisogno di ricorrere ad altro, a qualcosa che riempia il vuoto,
a qualcosa che ti rassicuri. In questi giorni guardavo il profilo Instagram di alcuni ragazzi, pieno di
bestemmie. Certo, rimani rattristato e inorridito. Ma poi ti chiedi: è così
diversa l’aria che alcuni ragazzi respirano ogni giorno? Certo, possiamo
considerare molte attenuanti, ma il dramma resta, non tanto per quello che
attribuisci a Dio, quanto per l’idea che ti fai di lui: come antagonista, come
avversario, come nemico della tua felicità o artefice dei tuoi mali. E anche
quando non bestemmi, che Dio hai incontrato se non riusciamo a strappare per
lui neanche un’ora alla settimana? Dio a
modo mio non è un problema dei ragazzi. È anche un problema dei padri e
delle madri, anche un problema dei nonni che all’amore hanno sostituito il
timore, l’indifferenza o la presunzione di poter star senza di lui. E poi c’è
un banco di prova insindacabile: la presenza del prete nel momento della
malattia. Quando lo chiami all’ultimo momento o non lo chiami proprio, quando
temi che il malato si impressioni, la paura è del malato o è la tua? Che Dio
hai incontrato? Cosa ti aspetti da lui? A volte non abbiamo incontrato il Padre
di Gesù Cristo, ma lo specchio delle nostre paure. E più guardiamo questo
specchio più le paure aumentano.
3. I
piccoli non hanno paura di stare sotto il giogo Gesù. I grandi non ci passano,
i piccoli invece ci entrano bene e scoprono che il peso in buona parte lo porta
lui. Lavora con Gesù, opera con lui secondo il vangelo. Penso alla figura di
Giuliano Santi, nostro missionario godigese. Questo piccolo secondo il vangelo è stato un uomo di una
grandezza straordinaria. Perché? Perché è rimasto unito al Signore e ha vissuto
con lui due grandi pagine: quella dell’intraprendenza e quella della
sofferenza. Con la prima ha detto che il Signore riscatta l’uomo dalle sue
povertà, con la seconda ha detto che il Signore è sostegno anche nel momento
della prova e della malattia. Ecco il giogo: non è un peso, ma la possibilità
di aprire un solco buono nel quale il grano della vita cresce e porta frutto.
Ti benedico Padre… quali
benedizioni cerchiamo: quelle dei grandi o quelle dei piccoli? Il vangelo
sovverte le misure terrene e ci mette sulle strade delle sorprese di Dio, anche
quando ci sembra impossibile.
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