Diciannovesima
domenica del T. O.
Com’è difficile approdare all’altra riva, specie se nella riva in cui ti trovi le cose sembrano andar bene. È quello che succede ai discepoli. Dopo la moltiplicazione dei pani e il successo ottenuto da Gesù non erano propensi ad andarsene. Tant’è che Gesù li deve obbligare. Subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva. Perché bisogna andarsene altrove? Perché Gesù non vuole gente da bagnasciuga, ma rematori. Non ha bisogno di raccogliere applausi bensì nuove disponibilità, nuove storie di vita, di profondità. Ognuno ha una riva che lo aspetta: della serenità interiore in un tempo in cui l'ansia ti imprigiona, di un perdono senza il quale viviamo male i giorni, di una nuova disponibilità verso qualcuno che ha bisogno di noi, di una scelta di vita dopo lunghe e inconcludenti tergiversazioni. Gesù costringe anche noi a partire e ci consegna la sua carta di navigazione.
1.
Anzitutto il fatto che mentre i suoi
discepoli sono sulla barca lui non se ne sta al bar, ma sul monte a pregare, a
lungo. Venuta la sera, egli se ne stava
lassù, da solo. È molto rassicurante questo aspetto. Noi preghiamo, ci
affidiamo alle preghiere di qualcuno, ma l’aspetto determinante della preghiera
è che Gesù prega per noi. Sempre. Porta al Padre la nostra vita, le nostre
vicende, i nostri crucci interiori. E mentre attraversiamo il mare agitato,
anzi, ancora prima che si alzino le onde, egli conosce quello che sta per capitare.
Mai perdere la fiducia in un Dio. Bello il discorso di Renzo Piano per
l’inaugurazione del Ponte di Genova: È stato il più bel cantiere che ho avuto in vita mia. È stato
straordinario. Ma non credo che si debba parlare
di miracolo: semplicemente è stato che il Paese ha mostrato una parte buona. Dio è
così. Lavora ai suoi progetti anche nelle tragedie e aspetta che ciascuno di
noi tiri fuori la sua parte buona.
2. Se
vuoi raggiungere l’altra riva non devi aver paura dei fantasmi. Perché capita
proprio così: Vedendolo camminare sul
mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono
dalla paura. Quali fantasmi ti impediscono di raggiungere l’altra riva? Il
fantasma della solitudine, il fantasma della povertà, il fantasma della
sfiducia, il fantasma del rancore. I migranti arrivano col virus addosso.
Quanti fantasmi! Poi scopriamo che col virus arrivano anche i nostri ragazzi
che sono stati in discoteca in Croazia o a Ibiza. E allora gridiamo di meno. Il fantasma
è un malessere che si alza dentro di noi e ingigantisce la paura, i sospetti,
le ansie. Quand'è che il fantasma si dissolve? Quando senti la voce di Gesù. Parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non
abbiate paura!». Noi ci spaventiamo quando perdiamo il contatto con quella
voce e allora sentiamo ululati, dentro e fuori di noi. Bisogna smetterla di seguire
i fantasmi e ascoltare un po’ di più il Signore.
3. Infine
l’altra riva la raggiungi se impari a camminare sulle acque, come Pietro. «Signore, se sei tu, comandami di venire
verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». E Pietro inizia una
nuova attraversata, segnata dalle difficoltà e dal rischio di essere sommerso, ma
anche da una nuova consapevolezza che riguarda l’apostolo: quella della fede. Uomo di poca fede, perché hai dubitato? I cristiani sono chiamati a camminare sulle acque dell’impossibile, sfidando la
mentalità corrente. Pensate al tentativo di modificare ancora una volta la
legge sull'interruzione di gravidanza. Non basta l’introduzione della Pillola
Ru486 che sembra trasformare una pratica abortiva all'assunzione di una specie
di aspirina. Ora lo puoi fare anche a casa tua, non solo fino alla settima, ma
fino alla nona settimana di gestazione. Un passo in avanti, dice il ministro
Speranza. Avanti verso dove? Verso la libertà della donna che vivrà in
solitudine questo momento? Verso il coinvolgimento improbabile del suo compagno:
non c’entra anche lui? Verso l’assistenza affidata a un centralino nel caso di
imprevisti? Allora sei consapevole che potrebbero verificarsi. Certo, molto più
complicato camminare sulle acque inquiete di una gestazione imprevista, ma non
ci sei solo tu. C’è la mano di Gesù che ti rialza. È la mano di chi può darti
una mano ed è la mano del figlio che porti in grembo: una mano debole e forte,
che ti salva mentre lo salvi. Camminare sulle acque, con l’audacia dell’impossibile
e la fiducia di raggiungere una riva nuova, con lo stupore dei perduti
ritrovati e di chi capisce che forse non è solo.
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