domenica 9 agosto 2020

Omelia 19 luglio 2020

 

Sedicesima domenica del T. O.

Maiti Girtanner era una giovane pianista ben presto coinvolta nella resistenza francese. In bicicletta portava messaggi e con un gruppo di amici falsificava documenti per mettere in salvo la gente dai nazisti. Finché viene scoperta e arrestata e condotta in un campo di tortura dove un giovane medico delle SS, Leo, le riserva le più atroci crudeltà. Voleva far impazzire la prigioniera procurandole progressive lesioni al midollo spinale. Il suo corpo spezzato non si riprenderà più dopo la tortura. ma lei, credente, inizia una nuova resistenza: quella di fronte al male:  "Ho sempre pensato che la sfortuna era più sul lato del carnefice che su quello della vittima". La guerra finisce, Maiti viene liberata e deve sopportare cure difficilissime non per guarire per riuscire per lo meno a sostenere il dolore. Maiti ingaggia una lotta personale per affidare il suo passato e il suo carnefice a Dio, senza mai sapere fino in fondo se lo abbia davvero perdonato. Finché nel 1984, dopo quarant’anni, il suo torturatore si ripresenta ed è lui a chiedere perdono. Attimi infiniti che Maiti descrive così: "Alla partenza, era in piedi alla testa del mio letto, un gesto irrefrenabile mi sollevò dal mio cuscino pur facendomi molto male, e l'ho abbracciato per lasciarlo nel cuore di Dio. E lui umilmente mi ha chiesto "Perdono". Era il bacio di pace che era venuto a cercare. Da quel momento sapevo di averlo perdonato".

Eccoci qua di fronte alla parabola reinterpretata del buon grano e della zizzania. Una parabola che cozza contro la nostra mentalità e la nostra tentazione di fare pulizia, di liberarci dagli infestanti. Cosa ci dice il Signore? Come si si muove da cristiani di fronte alla presenza del male?

1.    La prima cosa di cui prendere atto è che Dio nel campo dell’umanità semina il bene e solo il bene. Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. È importante recuperare questa consapevolezza perché nella nostra mentalità si è inserita una pericolosa equivalenza dualistica dove bene e male stanno sullo stesso piano, dove qualche volta attribuiamo a Dio anche la genesi e l’azione del male e dove il male ci sembra più forte di Dio. L’immagine del seminatore e del buon seme ci dicono che Dio semina solo bene, che il male non gli appartiene e che non ha altro desiderio che quel bene cresca. Nella nostra vita è un invito a ritrovare la fiducia nella semina buona, a non attribuire al male più della forza che porta con sé, a non lasciarci suggestionare dal male. Penso alle volte in cui vediamo la vita soggiogati dalla paura, dal pessimismo, dalla rassegnazione. Non dimenticare il seme buono: nel campo del tuo matrimonio, nell’educazione di un figlio, nel modo con cui guardi il mondo. Non cancellare con il male che vedi il bene che sta agli inizi.

2.    Prendere atto dell’esistenza di un avversario che in maniera subdola agisce nella vita degli uomini: un nemico ha fatto questo. Un nemico nascosto che si muove nell’ombra, mentre tutti dormivano. Gesù ci invita a non trascurare la potenza del nemico che sa fare il suo mestiere. Qualche volta sarebbe importante non dormire, fare attenzione a chi frequentiamo, a chi ci gira intorno, a chi vende oscurità. Fa riflettere la caccia ai clienti di una prostituta contagiata dal Covid a Modica. Ma ti viene da chiederti anche: che cosa ti contagia oltre al Covid? Ma a volte il nemico è raffinato, invisibile, che tu dormi o sia desto. Pensate a questa proposta di legge che per contrastare l’omotransfobia. Il decreto Zan. Sembra che l’Italia sia diventata improvvisamente un paese omofobico per cui anche le opinioni sulla sessualità vanno controllate. Pericoloso dire che una famiglia dovrebbe essere costituita da un uomo e una donna, da un padre e da una madre. Il nemico si traveste di diritto, di libertà, di progresso, mettendo al bando la necessaria riflessione auspicata anche dai vescovi italiani. È di questo che abbiamo bisogno in Italia in questo momento? O la denatalità con cui ci stiamo misurando non domanderebbe ben altre politiche famigliari? Non credo che dobbiamo fare crociate, ma neppure rinunciare al confronto. Perché crediamo alla semina buona.

3.    Ma in questa diffusione di infestanti  Gesù ci suggerisce un altro atteggiamento: la pazienza. Vuoi che andiamo a raccogliere la zizzania? No. la sua risposta. Perché c’è il rischio di strappare anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme, fino alla mietitura. Che fatica resistere fino alla mietitura, ma è la logica di Dio che vede più in là, che dà modo a tutti i suoi figli a non venir sradicati in nome delle loro idee, anche se quelle idee sono malsane. Pensate alla Basilica di S. Sofia che torna ad essere una moschea. Si comprende benissimo che l’intento non è religioso ma politico e ti verrebbe da cancellare tutti i tentativi di dialogo col mondo islamico che questo papa ha incoraggiato. Lasciare che buon grano e zizzania crescano insieme. Anche quando gli altri non ci portano via una basilica, ma un diritto, un pezzo di terra, un saluto. Tu continua a incoraggiare la crescita del buon grano, anzitutto nel tuo cuore. I conti li farà il Signore, al suo ritorno, dandoti magari anche la gioia di restituirti quello che ti sembrava perduto. Anche il perdono che ti chiede chi ti ha torturato in un lager. Sorprese di Dio e del suo seme buono che non teme nulla, neanche la zizzania.

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