Sedicesima domenica del T. O.
Maiti
Girtanner era una giovane pianista ben presto coinvolta nella resistenza
francese. In bicicletta portava messaggi e con un gruppo di amici falsificava
documenti per mettere in salvo la gente dai nazisti. Finché viene scoperta e
arrestata e condotta in un campo di tortura dove un giovane medico delle SS,
Leo, le riserva le più atroci crudeltà. Voleva far impazzire la prigioniera procurandole
progressive lesioni al midollo spinale. Il suo corpo spezzato non si riprenderà
più dopo la tortura. ma lei, credente, inizia una nuova resistenza: quella di
fronte al male: "Ho sempre pensato che la sfortuna era più sul lato del carnefice
che su quello della vittima". La guerra finisce, Maiti viene liberata e
deve sopportare cure difficilissime non per guarire per riuscire per lo meno a sostenere
il dolore. Maiti ingaggia una lotta personale per affidare il suo passato e il
suo carnefice a Dio, senza mai sapere fino in fondo se lo abbia davvero perdonato.
Finché nel 1984, dopo quarant’anni, il suo torturatore si ripresenta ed è lui a
chiedere perdono. Attimi infiniti che Maiti descrive così: "Alla partenza, era in piedi
alla testa del mio letto, un gesto irrefrenabile mi sollevò dal mio cuscino pur
facendomi molto male, e l'ho abbracciato per lasciarlo nel cuore di Dio. E lui umilmente
mi ha chiesto "Perdono". Era il bacio di pace che era venuto a cercare.
Da quel momento sapevo di averlo perdonato".
Eccoci qua di fronte alla
parabola reinterpretata del buon grano e della zizzania. Una parabola che cozza
contro la nostra mentalità e la nostra tentazione di fare pulizia, di liberarci
dagli infestanti. Cosa ci dice il Signore? Come si si muove da cristiani di
fronte alla presenza del male?
1. La
prima cosa di cui prendere atto è che Dio
nel campo dell’umanità semina il bene e solo il bene. Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel
suo campo. È importante recuperare questa consapevolezza perché nella
nostra mentalità si è inserita una pericolosa equivalenza dualistica dove bene
e male stanno sullo stesso piano, dove qualche volta attribuiamo a Dio anche la
genesi e l’azione del male e dove il male ci sembra più forte di Dio.
L’immagine del seminatore e del buon seme ci dicono che Dio semina solo bene,
che il male non gli appartiene e che non ha altro desiderio che quel bene cresca.
Nella nostra vita è un invito a ritrovare la fiducia nella semina buona, a non
attribuire al male più della forza che porta con sé, a non lasciarci
suggestionare dal male. Penso alle volte in cui vediamo la vita soggiogati
dalla paura, dal pessimismo, dalla rassegnazione. Non dimenticare il seme
buono: nel campo del tuo matrimonio, nell’educazione di un figlio, nel modo con
cui guardi il mondo. Non cancellare con il male che vedi il bene che sta agli
inizi.
2. Prendere atto dell’esistenza di un
avversario che in maniera subdola agisce nella vita degli uomini: un nemico ha fatto questo. Un nemico nascosto
che si muove nell’ombra, mentre tutti
dormivano. Gesù ci invita a non trascurare la potenza del nemico che sa
fare il suo mestiere. Qualche volta sarebbe importante non dormire, fare attenzione
a chi frequentiamo, a chi ci gira intorno, a chi vende oscurità. Fa riflettere
la caccia ai clienti di una prostituta contagiata dal Covid a Modica. Ma ti
viene da chiederti anche: che cosa ti contagia oltre al Covid? Ma a volte il
nemico è raffinato, invisibile, che tu dormi o sia desto. Pensate a questa
proposta di legge che per contrastare l’omotransfobia. Il decreto Zan. Sembra
che l’Italia sia diventata improvvisamente un paese omofobico per cui anche le
opinioni sulla sessualità vanno controllate. Pericoloso dire che una famiglia dovrebbe
essere costituita da un uomo e una donna, da un padre e da una madre. Il nemico
si traveste di diritto, di libertà, di progresso, mettendo al bando la necessaria
riflessione auspicata anche dai vescovi italiani. È di questo che abbiamo
bisogno in Italia in questo momento? O la denatalità con cui ci stiamo misurando
non domanderebbe ben altre politiche famigliari? Non credo che dobbiamo fare
crociate, ma neppure rinunciare al confronto. Perché crediamo alla semina
buona.
3. Ma
in questa diffusione di infestanti Gesù ci suggerisce un altro atteggiamento:
la pazienza. Vuoi che andiamo a raccogliere
la zizzania? No. la sua risposta. Perché c’è il rischio di strappare anche
il grano. Lasciate che l’una e l’altro
crescano insieme, fino alla mietitura. Che fatica resistere fino alla
mietitura, ma è la logica di Dio che vede più in là, che dà modo a tutti i suoi
figli a non venir sradicati in nome delle loro idee, anche se quelle idee sono
malsane. Pensate alla Basilica di S. Sofia che torna ad essere una moschea. Si
comprende benissimo che l’intento non è religioso ma politico e ti verrebbe da cancellare
tutti i tentativi di dialogo col mondo islamico che questo papa ha incoraggiato.
Lasciare che buon grano e zizzania crescano insieme. Anche quando gli altri non
ci portano via una basilica, ma un diritto, un pezzo di terra, un saluto. Tu
continua a incoraggiare la crescita del buon grano, anzitutto nel tuo cuore. I
conti li farà il Signore, al suo ritorno, dandoti magari anche la gioia di
restituirti quello che ti sembrava perduto. Anche il perdono che ti chiede chi
ti ha torturato in un lager. Sorprese di Dio e del suo seme buono che non teme
nulla, neanche la zizzania.
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