sabato 15 agosto 2020

Omelia 15 agosto 2020

 

Assunzione della B. V. Maria 2020

È stato inaugurato il nuovo ponte di Genova e Renzo Piano, il progettista, ha detto che è un ponte di luce. Dal ponte, chi viene dal nord vede la luce che arriva dal mare.

Ma oggi c’è un altro ponte di luce. È Maria che ci invita a ritrovare i riflessi del cielo, a riempire di speranza la vita. Non vivere di muri, ci dice la Vergine: cerca aperture, passaggi, orizzonti che ti aiutino a guadagnare la vita in ampiezza. Non soffocare. E attento anche alle aperture ambigue, ai passaggi insidiosi. Non tutti i varchi dischiudono vita. I resoconti della movida ne sono il segno. Non lasciarti catturare. Qual è il ponte da cercare e da percorrere? Il ponte di Dio attraversa tre esperienze particolari che la Vergine ci insegna ad affrontare.

1.    Il ponte di Dio attraversa la morte. È un’esperienza con la quale ci misuriamo a fatica, che tendiamo a rimuovere con imbarazzo e paura. Finché non ci si presenta nuovamente di fronte con tutta la sua provocazione e capacità di inquietarci. Maria assunta in cielo è un invito alla fiducia e alla speranza. Dio non ci perde, né perde i nostri cari e neppure ciò che di bello abbiamo vissuto con loro, lacrime, sorrisi, carezze, vicinanza, sostegno. Ce lo ricordava S. Paolo: Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. E dopo di lui risorgono quelli che gli appartengono. La prima a risorgere è Maria, capofila di una carovana recuperata dall'amore di Dio. Qualche giorno fa è morto Tilio Sabbadin e lui confidava ai suoi cari che non aveva paura della morte perché era convinto che sua madre gli sarebbe andata incontro. Credo sia proprio così. La morte è un parto, una nuova nascita: nuove braccia sono pronte ad accoglierci, quelle di Gesù, quelle della Vergine, quelle delle persone che ci hanno voluto bene e abitano già il mondo di Dio.

2.    Il ponte di Dio attraversa il potere del male. La prima lettura ci ha parlato di un enorme drago rosso che scaraventa a terra le stelle del cielo. Sette teste, dieci corna, sette diademi. Un drago forte, arrogante, regalmente ornato. Un drago che sembra avere la meglio sul mondo, su Dio, sui discepoli di Gesù Cristo, sulle logiche del vangelo. Ma Dio non si lascia intimorire. E in questo scenario di morte lui continua a generare vita. Mette al sicuro il Bambino nato da quella donna insidiata dalla bestia e mette al sicuro la donna stessa. In quella donna è riconoscibile Maria, ma è riconoscibile anche la comunità dei discepoli del Signore. Come se volesse dirci: non avere paura del male, non può prevalere. Per quanto altezzoso, borioso, mostruoso Dio è più forte. Sono le parole del magnificat, inno di speranza di fronte al proliferare del male. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha rovesciato i potenti dai troni. ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore. Maria ci invita a passare attraverso il ponte della non rassegnazione. Che tristezza le vicende di quei politici che hanno cercato i contributi destinati alle misure anti Covid. Tristezza rispetto a chi di quei soldi davvero ha bisogno, perché un'attività imprenditoriale che manteneva una famiglia e qualche operaio si sta sfasciando.  È questo il drago rosso che oggi ci insidia: quello del così fan tutti, io non sarò scoperto, approfittiamo della situazione. Maria ci invita ad attraversare il ponte della correttezza, dell’onestà, della giustizia. Qui c’è il parto del mondo nuovo.

3.    Infine il ponte che Dio attraversa è quello delle persone che ti vogliono bene e ti aiutano a individuare il tuo bene. Come la Vergine che va a trovare la cugina Elisabetta. La sua assunzione comincia con questo viaggio verso la montagna. Cosa c’era nel cuore di Maria dopo l’Annunciazione? Stupore, incomprensione, incertezza. E quando arriva da Elisabetta, basta un saluto per scoprire una sintonia profonda, per sentirsi capita. Benedetta tu fra le donne, benedetto il figlio che porti in grembo! Molti ponti importanti della vita sono quelli che ci aprono gli altri e sono quelli che noi apriamo agli altri. Penso alle persone che stanno vicino a un famigliare disabile o anziano, mentre tutte le strutture assistenziali e associative chiudono o stabiliscono distanze. Sei un ponte su cui corre la luce di Dio. Quali ponti dobbiamo riaprire, quali ristrutturare? Un ponte di ascolto, di vicinanza, di perdono… Non sono i muri che salvano, ma le arcate. E un pilone forse lo sei anche tu. Come la Vergine che oggi è ponte verso il cielo, come quel cielo che attraverso di lei diventa più vicino.

1 commento:

  1. Grazie per queste parole di amore alla Vergine. Grazie per aver guardato all'umanità traboccante di quel tempo. E che tempo era, quello della pienezza? Oggi viviamo con aria di prestazione e in fondo disattenzione tante cose. Fatichiamo a gustare a fondo, ad esultare per il bene che si compie, le meraviglie del Signore. Maria ed Elisabetta sono modello di questo stupore. Ho amato tanto il mistero della Visita ad Elisabetta, forse perché due donne, cugine, riunite da una fecondità inattesa, creatività amorosissima del Padre; forse perché il Battista dovrebbe esserci davvero caro, anche nel 2021 così distratto e arrabbiato! Guardiamo a Lui sempre, al Figlio, l'Amato. Colui per cui tutto è preparato, no? Mi corregga se sbaglio. "In vista di lui"...

    Sono tempi in cui crollano i ponti fra persone. Questo è un fatto gravissimo. Non smetterò mai di fare piccole note a margine delle sue riflessioni sulla scorta di Parola e di chiedermi dove è, come sta, che cosa sta facendo, che cosa Dio ha in serbo per lei, come lei sta rispondendo quotidianamente. E non perché sia un pungolo, un pensiero fisso, tutt'altro: le voglio bene in tutta semplicità. Potessi, la chiamerei. Avevo lasciato mio numero telefonico perché spesso in stato di disperazione, che deve essere pur raccolta. Lo leggevo anche prima, siamo chiamati a intervenire da cristiani, a lasciarci ferire dagli eventi e dalle parole delle persone, quindi operare dalla nostra estrema limitatezza, vicini.

    Avrei voluto essere una sua fedele perché lei non avrebbe lasciato uscire piangendo di corsa una donna dalla sua chiesa, parrocchia: l'avrebbe rincorsa, frastornato, stringendole le mani, o meglio facendo qualche domanda di senso, piena di vita. Come ha fatto una volta, quando ero sua studente (contenta).

    Ci rendiamo conto come sono diventati caduchi i nostri comportamenti, più che sepolcri imbiancati? Non è colpa dei media, dei cellulari, non voglio demonizzarli nemmeno io, con le mie cattive abitudini. Manca vicinanza. Non possiamo aiutare se non da vicino, ascoltare, capire, se non perdendo tempo, alla maniera di Gesù di Nazareth.

    Che lei viva sempre quello stupore e inquietudine, quei passi decisi, quasi corsa verso Dio, vicino alla Beata Vergine Madre.

    Possa godere di salute e conforto di amicizia, ascolto e impegno da parte dei suoi fedeli.



    Grazie.

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