Ventiquattresima
Domenica del T. O.
«Non
si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano,
perché bestemmia con la vita il nome di Dio». Queste sono le parole pronunciate ieri da papa
Francesco a Palermo, a venticinque anni dalla morte di don Pino Puglisi, prete
che combatteva la mafia, che offriva nuove possibilità ai ragazzi catturati
dalle cosche e che prendeva posizione netta contro la pretesa dei mafiosi di
ritenersi buoni cristiani, di incoraggiare e sostenere devozioni e processioni,
di fare del bene alla gente, non importa con che soldi e a prezzo di quali
favori. Anche un mafioso è convinto di essere un cristiano, ma discepolo di
chi? Quale Dio ha conosciuto? «Convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo,
cari fratelli e sorelle! Io dico a voi, mafiosi: se non fate questo la vostra
stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte». Questo
messaggio ci aiuta a comprendere la duplice domanda che Gesù rivolge ai
discepoli: Chi dice la gente che sia il
Figlio dell’Uomo? Voi chi dite che io
sia? Che non vi capiti di farmi corrispondere al pensiero della gente, che
non vi capiti di ritenervi cristiani mentre seguite le vostre idee o un
cristianesimo accomodante a vostro uso e consumo. Come si verifica il nostro
incontro con il Signore, la verità della fede in lui?
1. Anzitutto riconoscendo una parolina rivoluzionaria, una congiunzione
avversativa: ma. Ma voi, chi dite che io
sia? La gente dice molte cose, ma voi
che siete stati con me, che mi incontrate ogni domenica, che dite di volermi
bene… chi sono per voi? Gesù non vuole essere per le definizioni, per i libri,
per le mode, le opinioni asettiche e innocue che non fanno male a nessuno. Gesù
vuole essere per te, per noi. Ma voi. Allora
la prima verifica è proprio qui: penso al Signore con la mia testa e il mio
cuore o ho affittato il pensiero altrui, l’accettabilità condivisa di un
rapporto neutro? Quando partecipi a un matrimonio e in chiesa taci, perché
tutti tacciono e ti confondi in quella situazione politicamente corretta dove
non hai più neanche il coraggio di pregare, chi stai seguendo? Stai seguendo la
gente che dice che al matrimonio non è il caso di apparire troppo religiosi,
altrimenti che figura ci fai?
2. Altro
aspetto importante è accogliere tutto il vangelo e non solo quello che ti fa
comodo. Dopo che Pietro ha dato a Gesù la sua risposta piena di fede, Tu sei il Cristo, Gesù fa capire che essere il Cristo non vuol dire fare una
passeggiata o ricevere onori, ma dare la vita. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire
molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli
scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. A quel punto Pietro
non ci sta più e comincia a reagire in maniera accesa contro Ge sù: lo
prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ti insegno io, Signore, il
mestiere. In questi giorni ho ricevuto un messaggio, uno di quelli che si
inoltrano pensando di trovare condivisione. Più o meno diceva così: Vi siete mai chiesti da dove vengono tutti
questi virus che circolano nelle nostre città? Vengono da tutti questi
extracomunitari che si aggirano nelle nostre città come un tumore maligno. E
giù a dire che portano tubercolosi, scabbia, aids. Queste malattie invece
secondo i dati diffusi dalle organizzazioni sanitarie e non dai social
raccontano una realtà differente. Ci sono casi di scabbia, che non è la peste:
si cura con una pomata. Le malattie dei profughi sono invece quelle
legate ai barconi, ai traumi della prigionia e di un viaggio massacrante. Sono
le malattie dell’anima, la loro e la nostra quando la verità è sostituita da fake allarmistiche e la carità ha smesso
di toccare le nostre scelte. Se un
fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e
uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non
date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se
non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Attenzione a non
mortificare il vangelo, a pensare a una fede senza la carità. Non c’è più Gesù
Cristo, non c’è più il cristiano. Va’
dietro a me, Satana. Vuol dire: ritrova il tuo posto, al seguito del
maestro, non davanti a lui.
3. Infine
le considerazioni sulla croce: «Se
qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi
segua». Vuol dire: guarda che questa strada di vita ha un costo, passa
attraverso i patimenti, il coinvolgimento personale, l’esigenza di pagare di
persona e talvolta di soffrire. Vivere il vangelo non ti espone agli applausi,
ma alle critiche. È quello che ricordava ieri Papa Francesco ai giovani di
Palermo: «Dio non ti vuole dietro le
quinte a spiare gli altri o in tribuna a commentare, ma in scena. Mettiti in
gioco! Hai paura di fare qualche figuraccia? Pazienza, perdere la faccia non è
il dramma della vita. Il dramma della vita è non metterci la faccia, è non
donare la vita!». Continua a esserci, a lottare, anche quando diventi
impopolare: quello che importa non è essere inattaccabili ma operare per il
vangelo, non è quello che pensano gli altri, ma la domanda di Gesù: Voi, tu…
chi dite che io sia?
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