Ventiseiesima domenica del T. O.
Nelle
discoteche e nei locali alla moda ci sono i privé, spazi riservati e spesso ben in vista, che consentono di garantire una zona
esclusiva, invidiata dagli altri, dove inevitabilmente viene ad affermarsi una
distanza tra chi occupa tale ambita delimitazione e il resto del mondo. Ebbene,
anche i discepoli di Gesù oggi sono preoccupati di assicurarsi il loro privé. Hanno visto qualcuno che occupa
posizioni non autorizzate e subito ne parlano con Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e
volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Qua, se tutti si mettono a
far miracoli, il nostro privè non
vale più niente, i tuoi diritti d’autore sono insidiati. C’è
una tentazione che non riguarda solo i discepoli di ieri, ma anche quelli di
oggi: chi sono questi immigrati che insidiano la nostra religione? Questi ci
tolgono il crocifisso. Questo papa che apre a tutti, che non prende posizione
neanche contro gli omossessuali e dice: "Chi sono io per giudicarli"… Dove vanno
a finire la fede e la verità cristiana? E i divorziati, risposati e i
conviventi che vengono a messa e qualche volta fanno anche la comunione? Dove andremo
a finire! Poco importa che anche fuori delle nostre rotte ci sia una strada percorsa da Dio. Siamo come Giosue che quando scopre che due Israeliti si sono messi a
fare i profeti, grida: Mosè, mio signore,
impediscili! Mettiamo dei limiti! Gesù non sembra molto preoccupato per
questa invasione di campo: i privè
non gli piacciono granché e invita i suoi discepoli a ragionare in maniera
diversa.
1. Anzitutto
afferma una logica di inclusione: chi non
è contro di noi è per noi. Guarda il mondo con fiducia a partire dal più
piccolo gesto di carità di cui un uomo è capace. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome
perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
La differenza sostanziale non è tra chi va a messa e chi non va a messa ma tra
chi investe nell’amore e chi chiude il cuore. A volte trovo gente con qualche
conto sospeso per quanto riguarda fede, perché ne dice di tutti i colori della
chiesa ed è allergica al fumo delle candele. Ma la loro generosità non è venuta
meno e magari assistono un anziano donandogli non solo il bicchiere d’acqua ma
anche le loro giornate, il tempo libero, i loro risparmi. Non perderanno la
ricompensa.
2. Un
secondo aspetto che Gesù mette in luce è l’attenzione ai piccoli. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli
che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una
macina da mulino e sia gettato nel mare. Cosa sta dicendo Gesù? Sta dicendo: sta
attento a quello che dici, a quello che fai, a come ti comporti, perché rischi
di alimentare un cristianesimo poco cristiano e di distruggere la fede dei
piccoli. Per loro diventi uno scandalo, un sasso su cui inciampano. Quando
pensiamo agli scandali della chiesa, in questo tempo ci viene in mente la pedofilia del clero, fortemente
combattuta da Papa Francesco e di cui abbondantemente parla la stampa. Certo, è
un crimine e un peccato di cui noi preti ci vergogniamo. Ma mi chiedo se
talvolta non ci siano altri scandali che non appar-tengano solo ai preti, bensì
ad una testimonianza poco convincente di vita cristiana. I ragazzi di Casale
sul Sile che hanno lanciato la campagna: per
dialogare non serve bestemmiare, sono il segnale che forse qualche
responsabilità scandalosa in questo senso ce l’abbiamo.
3. E
proprio per questo Gesù dice: Taglia! Se
la tua mano, il tuo piede, il tuo occhio è motivo di scandalo …taglialo. Non
si tratta di tagliare fuori gli altri, ma di tagliare quei modi di fare che
alterano i contorni della fede. Abbiamo sentito poco fa il richiamo durissimo
di Giacomo contro chi confida unicamente nella ricchezza e si arricchisce alle
spalle dei poveri: Ecco, il salario dei
lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato,
grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore
onnipotente. Pensate al caporalato al sud, a come sono sfruttati i ragazzi
negli stage o nei contratti a chiamata; ma anche al reddito di cittadinanza in
cui uno stato preferisce dare soldi piuttosto che opportunità di lavoro. Lo ha
detto chiaramente anche Papa Francesco: “È
il lavoro che conferisce la dignità all’uomo, non il denaro… Il lavoro crea
dignità, i sussidi, quando non legati al preciso obiettivo di ridare lavoro e
occupazione, creano dipendenza e deresponsabilizzano”. Taglia quello che
tradisce la tua umanità, la tua verità e ritrova il vangelo anche nelle tue scelte.
I
discepoli prima di vedere le minacce altrui, vedono quelle che si annidano nel
proprio cuore e nei propri pensieri. E non hanno paura di qualche taglio se si
tratta di salvaguardare la vita. È meglio
entrare nella vita con un piede solo che saltare con due nella Geenna. Mettiti
dalla parte della vita e cammina con fiducia con ogni uomo di buona volontà
sulle strade di Dio.
Nessun commento:
Posta un commento