Diciottesima domenica del Tempo
Ordinario
Prima di valutare se una risposta è
esatta si deve valutare se la domanda è corretta.
È un’affermazione di Immanuel Kant, noto filosofo tedesco che alle domande era
abituato. E anche noi facciamo tante domande, ma non sempre chiare e opportune,
non sempre coerenti con le situazioni che viviamo. Così accade anche alla
gente che ha mangiato i pani e insegue Gesù nel tentativo di non lasciarselo
scappare. Rabbi, quando sei venuto qua? Una
domanda che non c’entra niente con quello che ha fatto Gesù e con quello che Gesù
voleva far capire. Per questo Gesù risponde: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto
dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati». Che
vuol dire: a voi interessa unicamente la pancia piena. Ma guardate che la vita
non è solo pancia! Cercate il cibo che
non perisce, ma quello che dura per la vita eterna. Qual è questo cibo di
cui il Signore vuole che ci nutriamo? Il cibo è lui, è la vita che lui ha in
mente. Ma per nutrirsi di quel cibo occorre imparare uno stile, un altro modo
di …mangiare. E per questo le folle chiedono: Che cosa dobbiamo fare? Come possiamo accedere a questa risorsa di
vita?
1. Innanzitutto
è un cibo che domanda la fede. «Questa è
l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Smetti di
andare dietro a tutte le sciocchezze, le illusioni, le mode, la superficialità che occupa
il divertimento, l’informazione e credi in Gesù e nel suo vangelo.
Pensate al tempo che gli italiani hanno perso in questi mesi in una
trasmissione dai densissimi contenuti umani, morali, famigliari (!): Temptation island. Uno share televisivo
altissimo e, stranamente, tra i giovanissimi dai 15 ai 24 anni che normalmente
sono i meno coinvolti dalla TV. Un brutto segnale che ci dice di che cosa ci
nutriamo: di trasgressione, di invidia, di insidie, come se la pagina dell’amore
umano potesse regalarci solo queste esperienze deteriori. E ci stupiamo perché
la gente non si sposa. Credi che c’è
un altro mondo, un altro modo per giocare la vita ed esserne nutriti. Non comportatevi più come i pagani,
raccomandava Paolo. Il vangelo è
quello di Gesù, non quello di Maria de Filippi.
2. Il
cibo di Dio ci viene dato col coraggio di accogliere la novità di Dio e di non
rimanere imprigionati di un passato che non nutre più. La gente dice a Gesù: Tu
vuoi darci il pane? Il pane lo ha dato Mosè ai padri nostri nel deserto: Diede loro un pane dal cielo. E Gesù che
ribatte: In verità, in verità io vi dico:
non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il
pane dal cielo, quello vero. La mamma degli israeliti marciva il giorno
dopo, perché dovevi fidarti ogni giorno di Dio. Tu trovi vita vera se la smetti
di ancorarti ad un passato senza presente, ad una tradizione senza profezia, se
la smetti di ritenerti cristiano solo perché sei nato in un paese con una
storia cristiana, anche perché non è detto che quella fede sia ancora tale. Gli
episodi contro gli stranieri che si sono sommati in questi giorni interrogano la
nostra fede, non solo per quello di cui è capace qualche psicopatico o qualche
giovane annoiato, ma per il clima di ostilità che qualche volta appartiene ai
nostri discorsi, ai nostri post, alle battute. E chiesa, messa, comunione come
se niente fosse! Quella comunione deve farti venire il singhiozzo perché è
vuota di Dio. È pane raffermo di chi ha smesso di ascoltare il Signore e si è
fatto un Dio a proprio uso e consumo. L’Italia non è cristiana per il pane di
Mosè, ma per il pane che oggi riusciamo a spezzare.
3. Infine
il pane di Gesù lo ricevi se lo chiedi. «Signore,
dacci sempre questo pane». Il Signore ci nutre se ci interfacciamo con lui,
se abbiamo ancora qualcosa da domandargli. Oggi la difficoltà è il rifiuto
degli interlocutori, anche di quell’interlocutore che è Dio, perché abbiamo la
pretesa di bastare a noi stessi e di essere autosufficienti in tutto. Ci
piacciono i self made man ma anche
questo mito che ha segnato l’impresa degli anni ’90 sta lasciando il posto a
idee più partecipate del successo imprenditoriale, che valorizzano il lavoro di
squadra. E se in squadra mettessimo anche il Signore? Forse alcuni problemi li
risolve meglio di noi. Forse su alcune cose dovremmo arrangiarci come sempre,
ma un po’ di luce in più la porteremo a casa e anche la certezza che non siamo
da soli, specie quando attraversiamo momenti di fatica e di oscurità. Signore, dacci sempre questo pane, fa’
che ti sentiamo accanto, fa che ancora ci nutriamo di te.
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