sabato 6 ottobre 2018

Omelia 23 settembre 2018


Venticinquesima domenica del T. O.

Nel giornale dell’altro giorno c’era una notizia interessante: i fiori di Bach per aumentare la pazienza dei genitori. Le famose gocce floreali per aumentare la resistenza, per accettare la personalità del bambino, per sviluppare l’empatia… Non so se sia la soluzione ma a volte di fiori di Bach ne servirebbero quintali. Anche Gesù oggi ne ha bisogno perché i suoi discepoli, nonostante abbia appena detto loro che sta andando a Gerusalemme per essere messo in croce, non entrano in quel registro. Anzi, lungo la strada hanno sogni di segreta grandezza: Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Gesù non si arrabbia: li chiama a sé e spiega loro ancora una volta cosa significa essere discepoli.

1.    Essere discepoli vuol dire mettersi sulle tracce del crocifisso risorto. «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Vuol dire che essere cristiani non ti colloca sotto una campana di vetro. Sei il discepolo del crocifisso e anche tu a volte vieni crocifisso. Ma quella strada di morte, rimanendo uniti a lui, diviene una strada di vita. Dopo tre giorni risusciterà. Perché questo passaggio, questa strettoia angosciante? Perché Dio vuole che impariamo a fidarci di lui, come il Figlio si è fidato del Padre, per non coltivare segretamente l’idea di essere noi gli artefici della nostra salvezza senza esserlo affatto, perché ci sono alcune vicende da cui puoi uscire da solo, ce ne sono altre dove solo il Signore ti salva. E ti serve ricordare che te l’ha detto e che l’ha vissuto prima di te. Dio non ti toglie la croce: la vita cristiana non è un film di maghi e magie, ma la trama di chi cammina con Gesù e si fida di lui e del Padre. Nei giorni scorsi a Roma è stata aperta la causa di beatificazione di Chiara Corbella, giovane madre morta a 28 anni e che decise di rinviare le terapie oncologiche per non danneggiare il figlio che portava in grembo. Ora Dio ci ha chiesto di continuare a fidarci di Lui nonostante un tumore che ho scoperto poche settimane fa e che cerca di metterci paura del futuro, ma noi continuiamo a credere che Dio farà anche questa volta cose grandi. Le cose grandi non sono state la guarigione, ma il cammino della santità e la processione che continua a raggiungere la tomba di questa santa della porta accanto. Dopo tre giorni. Fidati di Dio: lui vede più in là.

2.    Essere discepoli vuol dire non farsi ingannare da false grandezze. Chissà cosa avevano in mente i discepoli… Ma anche noi corriamo questo rischio. Essere uno scalino più in alto, superare la fila, farsi valere, contare di fronte agli altri, diventare violenti e velenosi perché responsabilità politiche, amministrative, professionali …parrocchiali sono cambiate e qualcuno non si è accorto di noi, di quanto valiamo. Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! È la guerra del “lei non sa chi sono io” e che ci porta a volte ad essere aggressivi e arroganti, a volte a essere patetici, in ogni caso a sprecare la vita dietro a un riconoscimento che non ci viene dai tappeti rossi che calpestiamo, ma dall’effettiva disponibilità che diamo agli altri, come servi. Perché se sei servo non hai problemi: sei all’ultimo posto, non puoi cadere e puoi solo essere d’aiuto a qualcuno. «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».

3.    Infine il discepolo oltre a farsi piccolo riparte dai piccoli: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Di chi prendi le difese, chi ti sta a cuore? Lascia perdere quelli che contano: hanno già il loro Dio e qualche volta lo sono a loro stessi. Prova a vedere quanto puoi essere importante invece per i piccoli della terra, che ti benediranno perché in te scopriranno la mano di Dio. Pensate a quei volontari della croce rossa che mentre trasportavano un anziano da Carrara a Ivrea, dove vivevano i suoi figli, ha chiesto di poter vedere per l’ultima volta il mare. E loro si sono dati da fare per raggiungere il litorale tirrenico, forse per l’ultima volta. Un servizio a un piccolo della terra, ad un bambino di 88 anni che in questo modo ha trovato la mano di Dio. Ma anche quei volontari hanno trovato quella mano, anzi, ne hanno visto il volto: nell’anziano che hanno soccorso. Piccoli diventati grandi, non secondo le misure del mondo, ma secondo le proporzioni evangeliche. Quelle stesse che oggi il Signore raccomanda anche a noi.

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