Seconda domenica di Quaresima
Quando
senti che un impiegato di un call-center, com’è capitato in questi giorni a
Taranto, viene pagato trentatré centesimi all’ora, comprendi che una realtà
oscura e tirannica è segretamente in azione, ci vuole catturare e soprattutto
vuole consolidare l’idea che ormai funzioni così, che non valga la pena di
intervenire e di lottare. Perché, se ci si pensa nessuno si indigna più e anche
le rivendicazioni che una volta il sindacato sosteneva non vedono più le accese
battaglie di un tempo.
Gesù
oggi vuole restituirci alla luce, vuole marcare distanze tra bene e male, vuole
che usciamo dalla penombra e reagire all’anestesia con cui il mondo d’oggi ci
addormenta.
Per
questo Gesù sale sul monte e ad alcuni discepoli mostra un chiarore nuovo,
quello di chi si fida di lui e accetta di vivere sulle sue strade. Come ci
raggiunge la luce della trasfigurazione?
1. Su un alto monte.
Anzitutto bisogna salire di livello, di prospettiva perché gli orizzonti
terreni spesso ci schiacciano a visioni insufficienti. Pensate alla vicenda dei
bambini di una scuola dell’infanzia di Modena che si addormentano sul pavimento
perché né bidelli né insegnati tirano fuori le brandine custodite nel magazzino
della scuola. Non è previsto dal contratto, non è nel mansionario. Per fortuna che
era nel mansionario di un’associazione di volontariato che ha assicurato il
riposo dei bambini. A volte la nostra disponibilità è misurata con bilancini di
precisione sui quali non solo trovano posto la premura e la carità, ma neanche
il buon senso. Sali più in alto: dei contratti, del minimo sforzo, della
delega. Il mondo è differente se tu regali nuove visioni della vita. Non
rassegnarti allo scantinato.
2. E
apparvero loro Mosè e Elia. La
trasfigurazione avviene in compagnia di due personaggi dell’Antico Testamento.
Pietro, Giacomo e Giovanni capiscono che c’è una storia più grande di loro, che
parte da lontano, che è fatta di un progetto che si compone nel tempo. Le cose
a volte non cambiano perché siamo concentrati unicamente su noi stessi e sul
momento caricato di tutte le nostre attese. Una piccola crisi di coppia diviene
una sentenza in giudicato, senza considerare la storia che abbiamo alle spalle,
l’amore che abbiamo vissuto. Ci si può dare un’altra possibilità o il presente
cancella l’intera storia che abbiamo condiviso? Però non c’è solo un presente
senza passato. C’è anche chi abita un presente senza futuro. È la tentazione di
Pietro che dice: È bello per noi essere
qui. Facciamo tre tende. Fermare il tempo al benessere momentaneo, alla cuccia
calda senza accogliere la responsabilità delle decisioni ulteriori. Convivenze
protratte all’infinito perché sposarsi costa, senza capire che ciò che ti costa
davvero non sono le nozze, ma la decisione di giocare la tua libertà, di
impegnare seriamente il futuro. La trasfigurazione è sfida lanciata al tempo,
al modo in cui lo vivi, non occupando spazi ma attivando processi.
3. Infine
la trasfigurazione avviene raccogliendo l’invito
all’ascolto. Questi è il Figlio mio,
l’amato: ascoltatelo. Ascoltare Gesù. Ciò che trasforma la vita è la sua
parola. Le altre parole non trasformano: spesso deformano. Come le tante parole
che in questa settimana abbiamo speso sul presunto aumento della bolletta
dell’energia elettrica per pagare presunte evasioni altrui. Quanto tempo perso
in chiacchiere inutili! Chiaramente si trattava di fake news. Abbiamo bisogno di riguadagnare la parola del vangelo altrimenti
altre parole e altri stili si impossessano di noi. Anche nell’agire pastorale.
Perché si può fare l’animatore e il catechista anche senza vangelo e seguendo
altre logiche. Invece di andare alla formazione me ne sto tranquillamente a
casa e, invece di salire in casa alpina con gli altri, vado a fare il
cameriere, anche se ho alle spalle una settimana di lavoro. Soldi che regolano
tutta la vita e non ti bastano mai, nuovo vangelo che soppianta quello di Gesù.
Tornare ad ascoltare la parola di Gesù, tenere un vangelo sul comodino,
lasciarsi smuovere. E allora la nostra vita sarà trasfigurata. E forse sapremo
resistere alle insidie del buio, e forse sapremo portare un po’ di luce anche
agli altri.
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