sabato 4 aprile 2020

Omelia 29 marzo 2020

Quinta domenica di quaresima
Ci sono tante opere che riprendono il vangelo di oggi. Quella che vi propongo è di Van Gogh ed è datata 1890. È importante la collocazione cronologica perché in quell’anno il pittore in quell’anno ha lasciato la clinica psichiatrica di St. Remy in Provenza dove era ricoverato da circa un anno. Tempo difficilissimo in cui l’artista è tentato molte volte dall’idea del suicidio che tragicamente riuscirà a compiere a fine luglio di quello stesso anno. Ma prima di quel gesto lui ha ancora la voglia di dipingere e uno degli ultimi quadri è proprio La risurrezione di Lazzaro. V. Van Gogh, La risurrezione di Lazzaro, 1890 Un dipinto senza Gesù ma pieno di luce. «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». E un dipinto in cui il pittore mette il suo volto al posto di Lazzaro. Come se volesse identificarsi, affermare tutta la sua speranza di guarigione e di vita, come se volesse lanciare un grido capace di resistere nel tempo, di andare anche oltre il tragico gesto dal quale sarà sopraffatto.
Questa la grande intuizione artistica. Van Gogh ci sta dicendo: Lazzaro sei tu. Lo comprendiamo bene in questi giorni in cui ad essere sepolti non sono solo i tanti fratelli che ci lasciano, ma lo siamo anche noi. Perché quando vediamo quei camion mimetici dell’esercito che percorrono le strade di questo nostro Paese, comprendiamo che non possiamo mimetizzarci. E ci tornano le grandi domande, i nostri dubbi, simili a quella che senza troppi peli sulla lingua, Marta manifesta a Gesù: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”.
Dove sei, Signore, nell’ora della nostra morte? Gesù oggi ci guida ad un rinnovato incontro con lui, proprio sul terreno delle nostre fatiche più grandi, sul terreno della morte.
1.    Il primo segnale di risposta, Gesù ce lo dà con il suo pianto. Se inizialmente e con un po’ di pudore l’evangelista ci dice che Gesù si commosse profondamente, poi supera l’imba-razzo e dichiara senza esitazione che Gesù scoppiò in pianto. Vengono in mente le immagini di venerdì sera in piazza S. Pietro. Quel crocifisso bagnato dalla pioggia che disegnava innumerevoli rigoli sul corpo del Signore, quasi fossero lacrime sue e dell’umanità. Vedi come lo amava. La prima vittoria sulla morte, Gesù ce la consegna con le sue lacrime. Un Dio che piange, che conosce bene quanta sofferenza c’è nel tuo cuore ogni volta che la morte e le sue ombre si avvicinano alla tua vita. Qualcuno non capisce e sbotta: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». A volte vorremmo un Dio così, che prevenisse i problemi e spianasse la strada ai nostri progetti. Ma quali progetti? Papa Francesco ce li ha ben ricordati: “Avidi di guadagno ci siamo ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato”. E ha aggiunto: con la tempesta è caduto il trucco che nascondeva il nostro ego. Ecco, forse Gesù preferisce le lacrime alla sua potenza, perché si sciolga il trucco che ci maschera e possiamo essere finalmente restituiti alla verità. Sua e nostra. «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?».
2.    E poi quel comando rivolto all’amico: Lazzaro, vieni fuori. Sono parole che Gesù dirà ad ogni suo amico, ad ogni suo fratello nell’ora della morte. Se lo Spirito abita in voi, lo Spirito darà vita ai vostri corpi mortali… Ma intanto ci dice: evita di abitare i sepolcri prima del tempo, esci dalle macerie sotto le quali ti stai seppellendo. I sepolcri di questo tempo sono quelli dominati da due guardiane della morte: la paura e dall’indifferenza. La paura ci rende inquieti, sospettosi, acidi, chiusi in noi stessi. L’indifferenza ci rende assenti, incapaci di sintonia con il mondo, stravaccati sul divano aspettando solo che finisca e tutto possa riprendere come prima. Esci dal sepolcro, non arredarlo, fa’ di questa occasione la possibilità di ridisegnarti alla luce di Dio e dei suoi progetti.
3.    Però la vittoria sulla morte ha bisogno anche degli altri. Non ci si salva da soli, come diceva Papa Francesco. E nel brano del vangelo vediamo che Gesù, prima di dire a Lazzaro di uscire, dice a chi gli è attorno: Togliete la pietra. E poi: Slegatelo e lasciatelo andare. Quali sono i fratelli che hanno bisogno del tuo aiuto per risorgere? Quelli ai quali rifiuti il perdono. Ma questa situazione puzza… e non da quattro giorni! Togli quella pietra. E poi pensate a quelli che avvolgiamo con i nostri giudizi, i nostri “sei sempre lo stesso”, “non cambi mai”. Slega il fratello dalle tue funi, dai pregiudizi, dalle etichette. La vittoria sulla morte ha bisogno di un esercito appassionato della vita e che faccia scelte di vita. 

Ecco, io apro i vostri sepolcri o popolo mio… Ci aiuti il Signore a credere in lui, ci aiuti a sottrarre alla morte ogni segreta alleanza.

1 commento:

  1. Buongiorno gentile d Gerardo, sono a lasciare qualche riga lacerata. L'abbraccerei se fosse qui. Cerco da troppi anni degno ascolto pastorale. Ricordo i campi scuola giovanili. I pochi, gli ultimi l, prima del tempo del distacco. Una sensazione di incomprensione e grave disagio con animatori e coetanei, soffocante, forse i prodromi della malattia. Avrei avuto bisogno di parole e gesti, di sentirmi amata per come ero. Avvenne molto dopo. Da allora ogni cosa è profondamente nuova. Desiderio di sequela povera cresce ogni giorno, alimentare Relazione tra tanti altri. Non trova sponda, ascolto buono nei sacerdoti. Non lascerò più le mie colpe in mano a chi mi chiede di dimagrire per trovare marito: non sa nulla di me, non capisce, né io lo conosco. Le voglio bene, si riguardi. Non è vero che le donne non possono scrivere. Spero abbia conservato gli acquerelli spediti via mail (ma io volevo salutare lei e gli altri in bici, parlare di Gesù!). Mi aiuti, se può, la prego. Mi dica se sbaglio. Parli, non taccia, almeno lei. Io la conosco. Un poco sì. Lei non è superficiale e vanesio. Lei è un uomo di Dio. Non pensa che anche una donna in povertà e salute precaria possa seguire, cercare ogni giorno, ringraziare, lodare, affidare i tutti? Non mi sento più laica da molti anni, cerco di correre sui Suoi comandamenti, per quanto sia da verificare e correggere continuamente, come soli non possiamo fare. Nessuno può fare da solo. Mi scusi. Sono spezzata. Vorrei non mi si negasse l'ascolto di cui ho sete. Abbraccio Croce. Mi reggo a fatica. Passi una buona estate e stia vicino a quanti più. Sia "donoso" come affettuosamente i suoi fedeli più giovani dicono. Grazie per aver visto oltre più di una volta. Non lo dimentico. Con tenerezza e ogni benedizione

    Veronica

    Mi chiami, se può, se riesce, se desidera essere di consiglio anche con poche parole. Il mio n è 3396051919. Chiedetevi, non mancate, vi prego, chiedetevi del dolore personale, non abbiate paura ad accostarlo: anche lì c'è seme di Resurrezione

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