sabato 28 marzo 2020

Omelia 22 aprile 2020


Quarta domenica di quaresima


È molto bella l’immagine di Gesù che apre gli occhi al cieco. Gesù che impasta del fango e lo stende sugli occhi in un gesto che sa di creazione. Ce lo suggerisce molto bene l’immagine del pittore Giovanni Vanzulli, che raccoglie il gesto di Gesù intorno alle sue mani energiche che danno vita e danno luce, come quando Dio plasma l’uomo con la polvere della terra. 
Gesù è venuto a ricreare la nostra vita, a darci luce. A darcela anche in questo momento di oscurità dove sentiamo che non solo è sempre più difficile vivere, ma è anche più difficile credere. Perché ci siamo attivati parecchio: messe in streaming, benedizioni eucaristiche, rosario, preghiere alla Vergine, ai Santi. E Dio che sembra tacere. Dove sei, Signore? Accendi la tua luce? E lui che dice: È per un giudizio che sono venuto nel mondo, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi. I ciechi siamo noi. Accecati dalla nostra presunzione, dalla voglia di far fare a Dio quello che vogliamo noi. E Gesù vuole accenderci occhi differenti, gli occhi della fede. Per rinascere nella luce di Dio dobbiamo superare tre varchi, tirarci fuori da tre pensieri malati che segnano i personaggi del vangelo di oggi. La ricerca delle colpe, la presunzione eretta a sistema, l’omertà.

1.     I discepoli. Questi frequentatori di Gesù si rivolgono a lui e gli chiedono: Signore, chi ha peccato, lui o i suoi genitori se è nato cieco? A volte non vediamo perché siamo preoccupati di ricercare le colpe altrui. Le colpe dei cinesi, le colpe di chi ha viaggiato da un paese all’altro, le colpe dei veneti e dei lombardi, forse anche le colpe degli uomini che hanno attirato il castigo di Dio. Gesù fa saltare il gioco delle colpe e anche il collegamento colpe-castigo divino. Né lui ha peccato, né i suoi genitori. Ma è perché siano manifestate le opere di Dio. Alcune nostre scelte non sono senza responsabilità ma a Dio non piacciono i talk-show delle accuse e, nella nostra fragilità, racchiude la sua recuperabilità, i suoi prodigi. Pensate al dato di ieri sera, a quell’appello fatto ai medici per il quale lo stesso ministero della sanità non pensava di raggiungere più di un centinaio di disponibilità. Hanno aderito in ottomila. Certo, la tragedia rimane e puoi continuare a chiederti di chi è la colpa se non arrivano le mascherine. Ma Dio illumina il mondo da un’altra parte, anche questo mondo oscuro del virus. Dalle colpe alle sorprese.

2.    Poi ci sono i farisei. Questi sono i difensori della legge, i difensori di Dio, gente che vuole vedere meglio di lui. E così fanno indagini, insistono negli interrogatori del povero cieco guarito. Ma non vanno oltre alle loro idee, a quello che loro hanno già deciso. Anche questo ci rende ciechi: la presunzione, la  voglia di saperne più degli altri e di aderirvi così fortemente da perdere il senso della realtà. Siamo come Donna Prassede dei Promessi Sposi. Poche idee, alle quali era molto affezionata. Tra le poche molte di storte e non era detto che le fossero le meno care. Pensate a quello che sta succedendo. Quante idee: dalla banale influenza ai pipistrelli, ai complotti internazionali, agli interessi farmaceutici. E giù di video e intervista sui social che alla fine l’obiettività e la serenità se ne vanno a passeggio. Cosa dice il cieco? Io non so se sia un peccatore; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo. Il cieco muove dal principio della realtà: cosa puoi osservare? Lascia stare per ora i retroscena e abita questo momento. Osserva quello che succede: se guardi il numero dei morti capisci che non è la banale influenza; se vedi come funziona il contagio capisci che starsene a casa è un gesto importante, se dai un occhio all’ospedale capisci che la sanità è un bene non del tutto aziendabile. Smettila di osservare le tue idee: la realtà è il luogo dove il Signore ti dà appuntamento per imparare a vedere. Alla realtà facevamo fatica a guardare anche prima del virus: vivevamo in una bolla, la bolla del successo, la bolla dell’economia senza regole, la bolla del divertimento. E ci pareva che dovesse andare proprio così. Il mondo non si può fermare. Gesù ci invita a guardare col principio della realtà. Ci vedi quando ai miraggi subentra la verità.

3.    Infine i genitori del cieco. Hanno paura di essere banditi dalla sinagoga e quindi le loro risposte sono evasive, omertose. Certo, è nostro figlio, è nato cieco. Come ora ci veda non sappiamo. Chiedetelo a lui, ha l’età. Anche loro sono ciechi. Vedono solo la loro paura, la possibile esclusione sociale, il rischio di dover prendere posizione, di coinvolgersi. Tu ci vedi quando ci sei, quando non ti tiri indietro e la fede continua ad accompagnarti. Quando non fuggi alla preghiera della sera con la tua famiglia, quando resisti di fronte al veleno di chi spara contro Dio e contro la chiesa anche in questo tempo, quando continui a vivere la tua fede, nonostante il silenzio di Dio. Dio non ti da quello che chiedi, ma quello che credi. Tu credi nel Figlio dell’uomo? Credo, Signore! E si vede nella misura in cui si è disposti a credere.



Fratelli, un tempo eravate tenebra: ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli della luce.

Nessun commento:

Posta un commento