Con Maria, presso la croce.
Momento di preghiera al Santuario della Crocetta
per prepararci alla Settimana Santa
In
quell’ora. Il tema dell’ora accompagna tutto il vangelo di Giovanni e ci porta
di fronte alla croce di Gesù. È la sua ora ed è la nostra ora. Perché la croce
ha raggiunto anche la nostra vita. Con la sofferenza che porta con sé, il
disorientamento, ma anche la speranza, perché la croce è anche un crocevia ad
indicarci le vie di Dio.
E
nella croce che cosa si fa? Un verbo solo coniuga gli atteggiamenti di chi è
raggiunto dalla croce: stavano. Stavano
presso la croce. Stare. Stai a casa. Anche questa è una croce.
Ma
in questo stare c’è l’affermazione di
una relazione. Una madre, un discepolo che diviene figlio, delle sorelle.
Il
male, l’oscurità, la sofferenza per quanto minacciosi non riescono a cancellare
le relazioni. sono terra santa, terra di Dio. E forse in questo periodo noi
siamo ritornati a misurarci in maniera diversa con i genitori, con i figli, con
i fratelli, con il partner. Ci siamo misurati con verità, perché quando si vive
insieme senza vie di fuga emergono anche le pesantezze, le contraddizioni, i
limiti di ciascuno. La croce ci smaschera dalle nostre ipocrisie.
Però
ci siamo resi conto anche della sofferenza di quando insieme non si sta, per
tutti i volti che non vediamo, i sorrisi che non ci raggiungono, i baci, le
carezze e gli abbracci che non possiamo scambiarci. Nonni tecnologicamente
avanzati che frequentano skype: Fame
vedare el me ceo.
Le
relazioni sono importanti e Maria è mastra di relazioni. Il figlio ce la
consegna perché in lei possiamo riconoscere una maternità che sempre ci genera,
ci accompagna, ci sostiene. E continua a farlo sotto la croce, qui in modo
particolare, in questo santuario in cui la Vergine appare con la croce e la
conficca al suolo perché ci ricordiamo di lei e di suo figlio. Siamo qui,
Maria, con te, stasera. Siamo presso la croce che ci hai lasciato in dono.
E
come Madre, Maria continua a darci appuntamento come nel 1420, a Pietro
Tagliamento, ungaro, a questo
mandriano mercante che giungendo forse dall’Europa dell’est vive una singolare
esperienza di incontro tra cielo e terra. Perché Maria è così: cielo che si
apre sulla terra, per tutti i suoi figli.
Quale
messaggio?
- Anzitutto
non temere. Godego nel 1400 è
un’estensione di boschi popolati come ci dicono alcune cronache di allora da
lupi e da banditi. C’era di che aver paura. Ma la Vergine rassicura: non
temere. Parole divine, ripetute 366 volte nella bibbia, una volto al giorno per
tutto l’anno, compreso l’anno bisestile, compreso anche quest’anno. Le stesse
parole che l’angelo ha detto a Maria, Maria le dice a noi. Non temere, il
Signore è con te. Lasciatevi accarezzare questa sera da questa persuasione. Anche
se patisci, anche se non vedi oltre la notte, anche se la vita ti strappa
quello che hai di più caro. Non temere. Il Signore è con te. Non domani, non in
un incerto futuro. Indicativo presente. È con te oggi. Qui. Maria è la garanzia
di Dio, la mano tenera di una madre e di una donna perché tu ti accorga della
mano sua, forte e protettiva. Non temere.
- E
poi quella rassicurazione che guarda avanti. Troverai. Qui sì c’è il futuro, perché Dio non allestisce musei ma
apre sogni. Pietro sa che troverà la sua
mandria. Maria a noi lancia la sfida di nuove ricerche e di nuove scoperte.
Cosa troverai in questo tempo? Verso dove ti sta spingendo il Signore? Cosa
troveremo, dopo questi giorni? Forse proprio quello che questi giorni ci hanno
insegnato. Alcuni autori greci dicono, quasi fosse un proverbio, ripetono: Ta pathémata mathémata”,
le sofferenze insegnano. Dobbiamo trovare degli insegnamenti. Che la vita è
preziosa, che non può essere sprecata, che la riconciliazione vale più delle
nostre ragioni, che il mondo non coincide con i brevi confini che garantiscono
il benessere ma siamo interconnessi… Troverai…
-
Infine
quell’invito: vai dal sacerdote e dal
popolo godigese. Come se Maria, che pure si prende tutte le libertà di
apparire, poi ci desse appuntamento nello spazio di una comunità cristiana.
Sotto la croce, nasce la chiesa. Questo tempo ci sta facendo sentire quanto
preziosi siano i legami comunitari. Rispetto a quell’idea, un po’ new age, che
colloca Dio dappertutto e da nessuna parte. No, Maria ci ricorda che Dio mette
dimora in uno spazio comunionale: nella tua famiglia, certo, ma anche in questa
famiglia più grande che è la parrocchia, ogni nostra parrocchia. Sono molti
messaggi che arrivano in questi giorni, come quello di un ragazzo che ha chiesto di
essere ospitato in canonica perché, quando riapriremo lui intende stare in
oratorio, dalla mattina alla sera. Non vediamo l’ora. Anche noi preti. Ma
sentiamo che la comunione c’è anche in questo tempo di distanze. E forse, com’è
capitato per piazza san Pietro venerdì scorso, capita anche per le nostre
comunità. Mai sono state cosi vuote e così piene. Mai abbiamo colto così
profondamente questo legame. Forse perché anche una Madre lo custodisce.
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