Testo dell'omelia di domenica scorsa durante la messa in streaming. Testo un po' più strutturato di quello a braccio e con il terzo punto che è saltato nella diretta. Pagassimo poco la Telecom che assicura un penoso upload... Beh, a tutto c'è rimedio.
La Trasfigurazione di Raffaello la trovate qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Trasfigurazione_(Raffaello)#/media/File:Transfiguration_Raphael.jpg
Seconda domenica di quaresima
C’è
una parola che ritorna con una certa frequenza. Sospeso. Gare, riunioni, spettacoli, scuole e perfino la messa.
Tutto sospeso, in questa strana
quaresima di emergenza, dove tanti riferimenti quotidiani vengono a mancare.
Anche
Gesù oggi è sospeso: ma in una
sospensione buona, promettente, tra la terra e il cielo.
Ce
lo ricorda bene la Trasfigurazione di
Raffaello, ultimo dipinto prima della morte del pittore nel 1520. Gesù è
sospeso in un’immagine bellissima piena di luce. Le mani verso l’alto e verso
l’osservatore, nell’atteggiamento di si rivolge al Padre e da lui si lascia afferrare
e di chi sembra voler arrestare qualcosa di oscuro, come se Gesù dicesse: “Non
aver paura, fidati di me”. In effetti il dipinto comprende una doppia
rappresentazione: sopra la Trasfigurazione con i discepoli, Mosè ed Elia; in
basso la scena della guarigione del ragazzo epilettico, raccontata da Matteo
subito dopo. E quella guarigione aveva messo alla prova i discepoli, incapaci
di guarire il ragazzo. Le mani che si agitano, il ragazzo con gli occhi
stralunati, apostoli disorientati nonostante i libri aperti delle scritture. È
quello che viviamo anche noi in questi giorni di coronavirus. Non sappiamo più che fare e tra apparente sufficienza
rispetto a quanto accade e senso di impotenza, l’ansia ci morde. Ma qualche
mano da questa concitazione invita a sollevare lo sguardo, a osservare il
cielo. E allora ritrovi Gesù e quello squarcio di speranza che ridona
equilibrio alla vita. Gesù che ti invita a salire, insieme a Pietro, Giacomo e
Giovanni. Sali, guarda la vita da una prospettiva diversa, non solo il carrello
della spesa, la gestione dei figli. Gesù, forse, osa ancora di più: non solo la
salute, anche se ora ci appare come il bene supremo. Ritorna a dare cielo alla
tua vita, non lasciarti vincere dalla paura, perché le ombre non avranno la
meglio. Il suo volto brillò come il sole
e le sue vesti divennero candide come la luce. Ci fa bene questa anticipo
pasquale, perché di pasqua ne hai sempre bisogno, anche prima che arrivi. Signore, è bello per noi essere qui.
Ma
questa bellezza è forse anche in mano nostra, è visione che si apre accogliendo
i passaggi con cui essa si propone.
1. Mosè
ed Elia. È la storia che precede Gesù, storia cui lui appartiene, storia che
lui non rinnega. In questo tempo particolare prendi contatto con la tua storia
e fanne racconto, memoria buona, per te, per i tuoi figli, per i tuoi nipoti.
La storia della tua vita, la storia della tua fede. Momenti importanti vissuti
con Dio, con chi ti ha accompagnato per un pezzo di strada, con le persone
importanti per te. Noi siamo il nostro cammino, la memoria ci custodisce e ci
consente di ritrovare quello che di cui talvolta avremmo voluto sbarazzarcene,
ritenendolo inutile. Mentre inutile non è, anzi, è vitale. Come vitale è il
ricordo di Dio. Talmente importante che lui ha deciso di abitare il suo stesso
ricordo, facendone non solo memoria, ma
memoriale, occasione rinnovata della
sua presenza in ogni eucaristia. Torna a ricordare quel Dio che un giorno ti ha
abbracciato e non ti ha mai mollato, in barba …alle regole del coronavirus!
2. Poi
quella voce: «Questi è il Figlio mio,
l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». La voce che
già si era udita al Battesimo di Gesù, ora aggiunge un invito: ascoltatelo. Si diventa uomini e donne
della trasfigurazione se ascoltiamo Gesù. Chi ascoltiamo in questi giorni? Voci
confuse, terrorizzate, polemiche, sarcastiche… Voci fuori e dentro di noi, che
si susseguono, si sormontano. E queste voci generano una sola cosa: paura. Scomposta,
sproporzionata, inconfessata, ma sempre paura. Prova ad ascoltare Gesù. Quali
sono le prime parole che egli rivolge ai suoi discepoli, dopo la
trasfigurazione? «Alzatevi e non temete».
Alzatevi: è il verbo della risurrezione perché la nostra grande paura è la
morte. Ma Gesù l’ha vinta, non ne sei più schiavo, puoi alzarti. E poi: Non temete, la celebre rassicurazione
che ritorna per 365 volte nella Bibbia, una per ogni giorno dell’anno, perché il
Signore sa che la guarigione dalla paura ha bisogno di costanza. Tra noi che
ascoltiamo e lui che ci incoraggia. Non mollare l’ascolto. Egli ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del vangelo.
3. Infine
la trasfigurazione ha bisogno di gente che scende dal monte. E che veda le cose
in maniera diversa: Alzando lo sguardo
non videro più nessuno, se non Gesù solo. Vuol dire abitare il quotidiano attivando
uno sguardo superiore (alzando!) per intravedere Gesù, i suoi disegni, il suo
stile. Nella tua vita di sposato, di consacrato, di prete. A volte ce la
giochiamo in autonomia: c’è Gesù nella tua vocazione, te ne sei dimenticato? Non
solo per quello che ti chiede, quanto per quello che ti dà! Alza lo sguardo
come genitore: cosa ti suggerisce Gesù per i tuoi figli? Magari a far crescere
in loro il senso della responsabilità perché la vicenda che stiamo
attraversando coinvolge tutti. Alza lo sguardo come donna, in questo 8 marzo:
quali presenze ti affida il Signore, nella chiesa, nella società? Penso alle
tante donne medico, infermiere, oss, biologhe che in questi momenti si spendono
senza risparmio. Non so se alzino sempre lo sguardo su Gesù. Certo che lo
sguardo ce l’hanno sugli ammalati. E negli ammalati c’è lui, garantito. Ecco la
trasfigurazione, che percorre la vita e rende questa vita vivibile, non sempre
facile, ma pur sempre degna di questo nome. Uomini e donne della trasfigurazione.
Con loro il cielo torna ad aprirsi.
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