martedì 10 marzo 2020

Omelia 8 marzo 2020


Testo dell'omelia di domenica scorsa durante la messa in streaming. Testo un po' più strutturato di quello a braccio e con il terzo punto che è saltato nella diretta. Pagassimo poco la Telecom che assicura un penoso upload... Beh, a tutto c'è rimedio.
La Trasfigurazione di Raffaello la trovate qui 
https://it.wikipedia.org/wiki/Trasfigurazione_(Raffaello)#/media/File:Transfiguration_Raphael.jpg  


Seconda domenica di quaresima


C’è una parola che ritorna con una certa frequenza. Sospeso. Gare, riunioni, spettacoli, scuole e perfino la messa. Tutto sospeso, in questa strana quaresima di emergenza, dove tanti riferimenti quotidiani vengono a mancare.

Anche Gesù oggi è sospeso: ma in una sospensione buona, promettente, tra la terra e il cielo.

Ce lo ricorda bene la Trasfigurazione di Raffaello, ultimo dipinto prima della morte del pittore nel 1520. Gesù è sospeso in un’immagine bellissima piena di luce. Le mani verso l’alto e verso l’osservatore, nell’atteggiamento di si rivolge al Padre e da lui si lascia afferrare e di chi sembra voler arrestare qualcosa di oscuro, come se Gesù dicesse: “Non aver paura, fidati di me”. In effetti il dipinto comprende una doppia rappresentazione: sopra la Trasfigurazione con i discepoli, Mosè ed Elia; in basso la scena della guarigione del ragazzo epilettico, raccontata da Matteo subito dopo. E quella guarigione aveva messo alla prova i discepoli, incapaci di guarire il ragazzo. Le mani che si agitano, il ragazzo con gli occhi stralunati, apostoli disorientati nonostante i libri aperti delle scritture. È quello che viviamo anche noi in questi giorni di coronavirus. Non sappiamo più che fare e tra apparente sufficienza rispetto a quanto accade e senso di impotenza, l’ansia ci morde. Ma qualche mano da questa concitazione invita a sollevare lo sguardo, a osservare il cielo. E allora ritrovi Gesù e quello squarcio di speranza che ridona equilibrio alla vita. Gesù che ti invita a salire, insieme a Pietro, Giacomo e Giovanni. Sali, guarda la vita da una prospettiva diversa, non solo il carrello della spesa, la gestione dei figli. Gesù, forse, osa ancora di più: non solo la salute, anche se ora ci appare come il bene supremo. Ritorna a dare cielo alla tua vita, non lasciarti vincere dalla paura, perché le ombre non avranno la meglio. Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ci fa bene questa anticipo pasquale, perché di pasqua ne hai sempre bisogno, anche prima che arrivi. Signore, è bello per noi essere qui.

Ma questa bellezza è forse anche in mano nostra, è visione che si apre accogliendo i passaggi con cui essa si propone.

1.    Mosè ed Elia. È la storia che precede Gesù, storia cui lui appartiene, storia che lui non rinnega. In questo tempo particolare prendi contatto con la tua storia e fanne racconto, memoria buona, per te, per i tuoi figli, per i tuoi nipoti. La storia della tua vita, la storia della tua fede. Momenti importanti vissuti con Dio, con chi ti ha accompagnato per un pezzo di strada, con le persone importanti per te. Noi siamo il nostro cammino, la memoria ci custodisce e ci consente di ritrovare quello che di cui talvolta avremmo voluto sbarazzarcene, ritenendolo inutile. Mentre inutile non è, anzi, è vitale. Come vitale è il ricordo di Dio. Talmente importante che lui ha deciso di abitare il suo stesso ricordo, facendone non solo memoria, ma memoriale, occasione rinnovata della sua presenza in ogni eucaristia. Torna a ricordare quel Dio che un giorno ti ha abbracciato e non ti ha mai mollato, in barba …alle regole del coronavirus!

2.    Poi quella voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». La voce che già si era udita al Battesimo di Gesù, ora aggiunge un invito: ascoltatelo. Si diventa uomini e donne della trasfigurazione se ascoltiamo Gesù. Chi ascoltiamo in questi giorni? Voci confuse, terrorizzate, polemiche, sarcastiche… Voci fuori e dentro di noi, che si susseguono, si sormontano. E queste voci generano una sola cosa: paura. Scomposta, sproporzionata, inconfessata, ma sempre paura. Prova ad ascoltare Gesù. Quali sono le prime parole che egli rivolge ai suoi discepoli, dopo la trasfigurazione? «Alzatevi e non temete». Alzatevi: è il verbo della risurrezione perché la nostra grande paura è la morte. Ma Gesù l’ha vinta, non ne sei più schiavo, puoi alzarti. E poi: Non temete, la celebre rassicurazione che ritorna per 365 volte nella Bibbia, una per ogni giorno dell’anno, perché il Signore sa che la guarigione dalla paura ha bisogno di costanza. Tra noi che ascoltiamo e lui che ci incoraggia. Non mollare l’ascolto. Egli ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del vangelo.

3.    Infine la trasfigurazione ha bisogno di gente che scende dal monte. E che veda le cose in maniera diversa: Alzando lo sguardo non videro più nessuno, se non Gesù solo. Vuol dire abitare il quotidiano attivando uno sguardo superiore (alzando!) per intravedere Gesù, i suoi disegni, il suo stile. Nella tua vita di sposato, di consacrato, di prete. A volte ce la giochiamo in autonomia: c’è Gesù nella tua vocazione, te ne sei dimenticato? Non solo per quello che ti chiede, quanto per quello che ti dà! Alza lo sguardo come genitore: cosa ti suggerisce Gesù per i tuoi figli? Magari a far crescere in loro il senso della responsabilità perché la vicenda che stiamo attraversando coinvolge tutti. Alza lo sguardo come donna, in questo 8 marzo: quali presenze ti affida il Signore, nella chiesa, nella società? Penso alle tante donne medico, infermiere, oss, biologhe che in questi momenti si spendono senza risparmio. Non so se alzino sempre lo sguardo su Gesù. Certo che lo sguardo ce l’hanno sugli ammalati. E negli ammalati c’è lui, garantito. Ecco la trasfigurazione, che percorre la vita e rende questa vita vivibile, non sempre facile, ma pur sempre degna di questo nome. Uomini e donne della trasfigurazione. Con loro il cielo torna ad aprirsi.  

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