domenica 15 marzo 2020

Omelia 15 marzo 2020


Terza domenica di quaresima

Con un’audacia di cui forse solo l’artista dispone, il sacerdote e pittore tedesco Sieger Köder, morto cinque anni fa, mostra l’interno di un pozzo. Sopra, sui bordi dell’anello, una donna che vi si affaccia. In basso, riflessi sull’acqua, due volti: quello della donna e quello di Gesù. La donna guarda l’acqua e Gesù guarda la donna. Come se l’autore volesse dirci: Dio è compagno della sete, di ogni sete degli uomini. E anche lui si fa assetato, per starti accanto, per condividere, per dirti che ben comprende ciò che stai vivendo. Nel pozzo della tua vita trovi lui. Donna, dammi da bere.

1.    È il primo messaggio, pieno di speranza e di vita di questo vangelo. Pensate a questa donna. Di che cosa era assetata? Vai a chiamare tuo marito. Ma quale? In effetti di mariti ne ha avuti cinque. È una donna che ha sete di amore, forse di un amore vero, che va oltre i frainten-dimenti, oltre i tradimenti, oltre le offerte speciali. E Gesù non giudica, non sentenzia. Ma neppure rimane inerte. Gesù si tuffa nella nostra sete perché non ci fermiamo a sorgenti screpolate, perché troviamo l’acqua viva. Di che cosa abbiamo sete in questi giorni? Abbiamo sete gli uni degli altri, soprattutto di chi non vediamo, abbiamo sete di vita, quella che un virus vorrebbe sottrarci, abbiamo sete di verità, quella oltre la quale nutriamo sempre sospetti o complotti, abbiamo sete di gratitudine, quella che cerchiamo di dire a medici e infermieri. Ecco, forse Dio ci dice innanzitutto questo: abita la tua sete, perché è un’occasione per ritrovare te stesso, l’autenticità della vita dopo la tanta Coca-Cola o gli spritz che ti hanno ingannato e non sono riusciti a dirti fino in fondo chi sei. Ascolta la tua sete. Come diceva S. Giovanni della Croce: di notte cercheremo la fonte, solo la sete ci guida.

2.    Ma Gesù ad un certo punto apre le sue sorgenti: Se tu conoscessi il dono di Dio! Gesù fa capire che la nostra sete invoca un’altra acqua, l’acqua viva che è lui. È quel salmo bellissimo che dice la domenica mattina: O Dio tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, come terra deserta, arida e senz’acqua. A volte dubitiamo, come Israele ci chiediamo: Il Signore è in mezzo a noi, si o no? Ma lui c’è. In questo tempo assetato, Dio ci dà appunta-mento per aiutarci a capire che la nostra sete invoca lui, sorgente di acqua viva. Pensate a quello che sta capitando: persone che si ostinano a chiederti quando sarà la messa anche se sanno benissimo che è stata sospesa, o persone che ti chiedono di venirci di nascosto. Pensate però anche alle famiglie che hanno ricominciato a pregare insieme, alla gente che ha ripreso in mano il vangelo, a chi non avendolo mai fatto prima, ora dice il rosario. Forse questo tempo, segnato dalla secolarizzazione, così secolarizzato non è e Dio ci sta dando appuntamento, sta risvegliano la nostra sete di lui. Dammi sempre di quest’acqua, Signore. E quest’acqua ce l’hai già, perché come ricordava Paolo: L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito.

3.    C’è un ultimo passaggio che Gesù ci suggerisce. Perché non solo indica alla donna la differenza tra l’acqua che lei cerca e l’acqua che è lui, ma aggiunge: «Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». Questa è la sorpresa di Dio: nei cammini desolati della vita, tu diventi un pozzo! Un pozzo che disseta! Prova a donare acqua buona: lo stanno facendo molti medici e infermieri, alcuni dei quali accettano di essere trasferiti nei reparti più problematici per sostituire colleghi positivi. Lo stanno facendo molti amministratori e gli uomini della protezione civile, gratuitamente. Lo stanno facendo molti genitori e nonni riempendo di speranza la vita di figli e nipoti. Lo stanno facendo invisibilmente tutti quelli che pregano.

"Buon giorno", disse il piccolo principe.
"Buon giorno", disse il mercante.

Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.
"Perché vendi questa roba?" disse il piccolo principe.

"E' una grossa economia di tempo" disse il mercante. "Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantetrè minuti alla settimana".
"E che cosa se ne fanno di questi cinquantatrè minuti?".
"Se ne fa quel che si vuole..."

"Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatrè minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana...". Il Piccolo Principe, XXIII



Ci aiuti il Signore, in questo tempo di fatica e speranza, a camminare adagio, adagio e a diventare fontane. Della sua acqua.

1 commento:

  1. Don Gerardo!
    Dopo tanta siccità, ringrazio il Signore di avere trovato sul web un prete come lei che prepara con profondità la sua comunicazione ed evangelizza con un linguaggio chiaro ed efficace che colpisce nel segno.
    Mi auguro che molti suoi colleghi inizino a fare altrettanto.
    C’è tanta sete, abbiamo bisogno di acqua buona, fresca, sana.
    Bere negli stagni è pericoloso.

    RispondiElimina