venerdì 7 dicembre 2018

Omelia 2 dicembre 2018


Prima domenica di Avvento 2018

Ricordate la vicenda di quei ragazzini rimasti intrappolati in una grotta in Thailandia e miracolosamente salvati grazie all’intervento straordinario di una squadra di soccorritori? È finita bene, ma non sempre va così, com’è successo qualche tempo fa in Calabria agli escursionisti travolti dalla piena del torrente Raganello. Perché succede? Perché non ci pensi, trascuri alcune circostanze, perché la curiosità o il divertimento alterano la percezione del pericolo. Ebbene, questa eventualità non riguarda solo alcune circostanze fortuite: riguarda la vita, il modo con cui ti collochi di fronte ad essa, di fronte al futuro. C’è il rischio di abitare un presente che impedisce di guardare avanti, di agire con responsabilità e di fare scelte adeguate. C’è il rischio di finire in trappola, prigionieri di un laccio che si abbatte improvviso, senza lasciar scampo. Quando un ragazzino piange di fronte al cancello di scuola perché i suoi genitori si scaricano le responsabilità per andarlo a prendere e all’insegnante che interviene, l’uno e l’altra rispondono: lo dica a suo padre, lo dica a sua madre… non vi pare che il laccio sia già scattato?

Questo tempo di avvento ci rende un po’ più attenti. Gesù usa tre imperativi che costituiscono una buona carta di navigazione non solo per questi giorni che ci separano dal Natale, ma per l’intera nostra vita.

1.    Risollevatevi e alzate il capo. È un verbo che sa di grandezza, di risurrezione, di prospettiva. Smettila di vivere piegato, guarda avanti. Quando viviamo piegati? Quando siamo prigionieri di noi stessi, dei nostri ricordi che si trasformano in rammarichi o in rimorsi e ti tolgono la serenità, quando un contrasto con qualcuno ci fossilizza nei confini di quella stessa incomprensione e ci impedisce di uscire. Vuol dire che il laccio è scattato e oltre a imprigionarci ci ha convinto che da quella realtà non possiamo uscirne. Attenzione però che il laccio è insidioso e non sempre è dove pensi. Infedeltà di coppia: pensi che il laccio si il partner che ti ha tradito e dal quale senza troppi scrupoli vorresti liberarti. Ma il laccio può essere anche il tuo tentativo di sbarazzarti dell’altro senza accogliere la sua richiesta di perdono, il suo desiderio di ricominciare. Il laccio non è solo il tradimento, può essere anche l’orgoglio, l’esasperazione della colpa che ti porta a recriminare, a scavarti una fossa di risentimento, a scaricare sull’altro tutta la rabbia senza credere nelle possibilità di ricominciare. Risollevatevi, alzate il capo.

2.    State attenti a voi stessi… che i vostri cuori non si appesantiscano. E qui Gesù indica tre appesantimenti: dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita. È la vita trascinata dalla superficialità, dallo sballo, ma anche da una corsa affannosa che non ci sottrae a noi stessi. In questa settimana la polizia ha sequestrato un discreto quantitativo di droga destinato a festini trevigiani. Con l’idea che se anche ti fai una canna non succede niente. Tutti italiani coinvolti. Ma ci sono altre droghe in circolazione. La droga del lavoro per cui non ti puoi mai fermare. La droga della sicurezza che ti fa vedere minacce da tutte le parti, specialmente dagli immigrati, con la necessità di inasprire sempre di più la legislazione in una rincorsa che non ci vede mai soddisfatti. State attenti a voi stessi.

3.    Vegliate in ogni momento, pregando. Se vuoi che il laccio non ti prenda devi rimanere sveglio. Ed essere sveglio vuol dire intercettare un mondo più grande di quello che vedi, il mondo di Dio. Pregare vuol dire riconoscerlo, frequentarlo, accoglierlo nella vita. Ce l’ha fatto capire quella bambina che ha iniziato una raccolta di firme contro le sue maestre che avevano bonificato la canzoncina di Natale dal nome di Gesù. Bisogna essere rispettosi degli scolari non cattolici, hanno detto le insegnanti. Il problema è che non sono certo i ragazzi di altre religioni a fare problemi. Il problema è quello di un’ideologia che costantemente ritorna e ti addormenta. Perché essere cristiani non è di moda, non fa tendenza. Ma non è questione di mode. È questione di verità, di quello che sei. Per non trovarsi a difendere la fede calcistica più di quanto non difendiamo quella cristiana. Vegliate, pregate. E questo tempo d’avvento ne è forze ancora una volta l’occasione.

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