Prima domenica di Avvento 2018
Ricordate la vicenda di quei ragazzini
rimasti intrappolati in una grotta in Thailandia e miracolosamente salvati
grazie all’intervento straordinario di una squadra di soccorritori? È finita
bene, ma non sempre va così, com’è successo qualche tempo fa in Calabria agli
escursionisti travolti dalla piena del torrente Raganello. Perché succede?
Perché non ci pensi, trascuri alcune circostanze, perché la curiosità o il
divertimento alterano la percezione del pericolo. Ebbene, questa eventualità
non riguarda solo alcune circostanze fortuite: riguarda la vita, il modo con
cui ti collochi di fronte ad essa, di fronte al futuro. C’è il rischio di
abitare un presente che impedisce di guardare avanti, di agire con
responsabilità e di fare scelte adeguate. C’è il rischio di finire in trappola,
prigionieri di un laccio che si
abbatte improvviso, senza lasciar scampo. Quando un ragazzino piange di fronte
al cancello di scuola perché i suoi genitori si scaricano le responsabilità per
andarlo a prendere e all’insegnante che interviene, l’uno e l’altra rispondono:
lo dica a suo padre, lo dica a sua madre…
non vi pare che il laccio sia già scattato?
Questo tempo di avvento ci rende un po’ più
attenti. Gesù usa tre imperativi che costituiscono una buona carta di
navigazione non solo per questi giorni che ci separano dal Natale, ma per
l’intera nostra vita.
1.
Risollevatevi
e alzate il capo. È un verbo che sa di grandezza, di
risurrezione, di prospettiva. Smettila di vivere piegato, guarda avanti. Quando
viviamo piegati? Quando siamo prigionieri di noi stessi, dei nostri ricordi che
si trasformano in rammarichi o in rimorsi e ti tolgono la serenità, quando un
contrasto con qualcuno ci fossilizza nei confini di quella stessa
incomprensione e ci impedisce di uscire. Vuol dire che il laccio è scattato e
oltre a imprigionarci ci ha convinto che da quella realtà non possiamo uscirne.
Attenzione però che il laccio è insidioso e non sempre è dove pensi. Infedeltà
di coppia: pensi che il laccio si il partner che ti ha tradito e dal quale
senza troppi scrupoli vorresti liberarti. Ma il laccio può essere anche il tuo
tentativo di sbarazzarti dell’altro senza accogliere la sua richiesta di
perdono, il suo desiderio di ricominciare. Il laccio non è solo il tradimento,
può essere anche l’orgoglio, l’esasperazione della colpa che ti porta a
recriminare, a scavarti una fossa di risentimento, a scaricare sull’altro tutta
la rabbia senza credere nelle possibilità di ricominciare. Risollevatevi,
alzate il capo.
2.
State
attenti a voi stessi… che i vostri cuori non si appesantiscano. E
qui Gesù indica tre appesantimenti: dissipazioni, ubriachezze, affanni della
vita. È la vita trascinata dalla superficialità, dallo sballo, ma anche da una
corsa affannosa che non ci sottrae a noi stessi. In questa settimana la polizia
ha sequestrato un discreto quantitativo di droga destinato a festini
trevigiani. Con l’idea che se anche ti fai una canna non succede niente. Tutti
italiani coinvolti. Ma ci sono altre droghe in circolazione. La droga del
lavoro per cui non ti puoi mai fermare. La droga della sicurezza che ti fa vedere minacce da tutte le parti, specialmente
dagli immigrati, con la necessità di inasprire sempre di più la legislazione in
una rincorsa che non ci vede mai soddisfatti. State attenti a voi stessi.
3.
Vegliate
in ogni momento, pregando. Se vuoi che il laccio non ti prenda devi
rimanere sveglio. Ed essere sveglio vuol dire intercettare un mondo più grande
di quello che vedi, il mondo di Dio. Pregare vuol dire riconoscerlo, frequentarlo,
accoglierlo nella vita. Ce l’ha fatto capire quella bambina che ha iniziato una
raccolta di firme contro le sue maestre che avevano bonificato la canzoncina di
Natale dal nome di Gesù. Bisogna essere rispettosi degli scolari non cattolici,
hanno detto le insegnanti. Il problema è che non sono certo i ragazzi di altre
religioni a fare problemi. Il problema è quello di un’ideologia che
costantemente ritorna e ti addormenta. Perché essere cristiani non è di moda,
non fa tendenza. Ma non è questione di mode. È questione di verità, di quello
che sei. Per non trovarsi a difendere la fede calcistica più di quanto non
difendiamo quella cristiana. Vegliate,
pregate. E questo tempo d’avvento ne è forze ancora una volta l’occasione.
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