Ventiduesima domenica del tempo
ordinario
Il Gran
Premio riparte dal Belgio e Kimi Raikkonen parlando del circuito di Spa-Francorchamps ha detto: «Possiamo fare una buona gara. Qui
si può sorpassare». Non è che forse questo è proprio il mito che inseguiamo? Sorpassare:
in strada, negli ambienti di lavoro, nelle tante circostanze in cui la vita ci
mette in fila. Ci infastidisce addirittura che le mamme con i bambini abbiano
una corsia privilegiata nella prenotazione degli esami clinici: io ero arrivato
prima!
A volte però scopriamo che la nostra velocità non serve e che su
alcune strade i sorpassi sono impossibili. Anzi, a volte non ci sono neppure le
strade!
Quello che è capitato ad Amatrice in questi giorni ce lo fa
capire: un terremoto che velocemente ha spazzato via la vita di quasi trecento
persone, ha distrutto case, ha rubato speranze.
Questi
eventi portano con sé la grande domanda su Dio: dov’è quando succedono queste
vicende? Ma, come osservava il vescovo di Ascoli, forse c’è anche un’altra
domanda che più realisticamente possiamo farci: dov’è l’uomo? E non solo per le
responsabilità in fatto di sicurezze e prevenzione antisismica, ma anche per il
senso che attribuiamo alla vita, ai nostri giorni, alla natura e ai beni che
possediamo. A volte dimentichiamo i limiti che ci appartengono e viviamo in un
delirio di onnipotenza come se le nostre sgommate ci rendessero invincibili. Figlio – diceva il Siracide - quanto più sei grande, tanto più fatti
umile, e troverai grazia davanti al Signore. Gesù oggi vuole restituirci
alle corrette misure dell’esistenza e l’occasione è un banchetto in cui egli registra
una spasmodica volontà di sorpasso: Notando
come gli invitati sceglievano i primi posti. La voglia di apparire, di
emergere, di scalare le classifiche sociali e professionali per poter affermare
se stessi. Sta attento perché, anche se non arriva il terremoto di Amatrice, il
terreno in cui costruisci può essere insidioso, specie se è il sorpasso a
condurre la tua vita.
Cosa
suggerisce Gesù?
1. Quando sei invitato a nozze.
Ecco lo sfondo dell’esistenza che Dio ha in mente: un banchetto nuziale. È
quello che lui ha imbandito con l’umanità regalandoci il suo Figlio ed è quello
a cui vorrebbe che partecipassimo. A volte la nostra esistenza traballa perché
ci siamo dimenticati di questa festa e ci serviamo reciprocamente i bocconi
avvelenati della nostra cattiveria. L’altro mi ha tradito: non ho rotto il
matrimonio ma non ho neppure accolto il suo pentimento. E gli somministro dosi
costanti di perfidia, di volgarità, di meschinità, di violenza con l’esatto
intento di fargliela pagare. “Voglio che senta tutto il male che mi ha fatto”.
E uso attentamente i bambini per tenere in prigione la mia vittima, senza considerare
che anche per i bambini la vita sta diventando un inferno. In questi casi è
meglio la separazione. Ecco il terremoto che ci travolge: distruggere la festa
e lasciare che qualcuno lo faccia. Abbiamo dimenticato le nozze!
2. Altro
consiglio per reggere il terremoto. Non
metterti al primo posto. Gesù non ci invita a fuggire le responsabilità ma
ad allontanarci dalla spasmodica ricerca di visibilità e di considerazione: “Che
bravo che sei!”. Perché? Non perché la gratificazione non sia importante, ma
perché rischi di legare la tua identità, la tua verità e consistenza al
giudizio degli altri. Una ricerca di rassicurazione che alla fine ti trasforma
in un mendicante di affetto, di stima, di riconoscimento. Pensate a tutte le
volte che cambiamo l’immagine di profilo su Fb
o inseriamo le nostre foto contando i like
che arrivano. E se non arrivano, che succede? Tu vali di meno? È un problema di
legittimazione sociale che oggi riguarda gli acquisti che facciamo, i locali
che frequentiamo, i programmi che seguiamo dove si stabilisce una sorta di linea
di demarcazione tra chi vale e chi non vale, tra fighi e sfigati. Come ha detto
una ragazzina di seconda media a un’animatrice al campo: «Mi sembri tanto
normale». Certo, perché se tua madre ti dà dietro fard e maskara da usare al
campo, io preferisco essere normale! Sta
attento a ciò che questa società indica come il top, perché l’occhio di bue che prima o poi illumina la tua vita,
si sposta altrove. E allora: o hai una luce interiore o resti al buio. Vai all’ultimo posto: fai vedere che
vali perché sei e non perché ci fai.
3. Infine: Quando
fai un pranzo non invitare quelli che ti invitano. Se vuoi reggere nella
vita devi trovare nuovi equilibri non dettati da tornaconti troppo statici.
Pensate proprio al terremoto: oltre la tragedia ci sta facendo capire che c’è
una grande risorsa che appartiene al nostro Paese: quella della solidarietà. Ecco
il nuovo equilibrio che ti permette di stare in piedi su una base più ampia del
tuo personale benessere, di quello della tua famiglia, di amici e conoscenti.
Prova a investire in questa direzione e scoprirai che quel sentimento reca con
sé una nuova ricompensa, quella del Regno dei cieli, dove il terremoto non
arriva. Non ci sono solo gli equilibri terreni: è il cielo che regge la terra.
Gli
eventi di questi giorni ci mettono alla prova: ma abbiamo capito che non si
tratta solo di scosse telluriche. E’ della nostra vita che ancora una volta ci viene
chiesto conto, per renderla più solida e più credibile.
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