sabato 13 agosto 2016

Omelia 7 agosto 2016


Diciannovesima domenica del T. O.



Abbiamo visto l’accensione della fiamma olimpica, un simbolo che vorrebbe ricordarci una dimensione differente dello sport, più grande di quella degli scandali che qualche volta lo caratterizzano o del denaro che sembra ingoiarlo. Fa’ che lo sport risplenda in maniera nuova, che diventi incontro, ricerca di una meta cui tendere, capacità di sorprendere il mondo per quello che sai raggiungere con la tua determinazione, il tuo allenamento, la tua costanza.

Anche Gesù vangelo di oggi ci parla di luce: Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese. Si può vivere un’esistenza travolti dalle cose e dalle situazioni e si può vivere cercando di illuminare quello che avviene, di cercarne il senso. Quale luce ci affida il Signore, cosa vuole che impariamo a vedere?



1.    Osserva i confini della vita e a chi appartengono. Siate simili a coloro che attendono il padrone quando arriva e bussa. Ecco, a volte noi ci dimentichiamo che la nostra vita appartiene a qualcuno e viviamo con una pretesa di onnipotenza come se in questo mondo dovessimo vivere in eterno. Abbiamo visto nei giorni scorsi la vicenda di quel diciannovenne di Martellago stroncato da un cocktail letale di alcol e droga assunto durante un rave party sul Tagliamento. Sentite cosa scriveva La Tribuna il giorno dopo: È scattata la caccia al pusher: chi ha ceduto al giovane la sostanza fatale? Era forse stata tagliata male? La posizione dello spacciatore, qualora fosse individuato, potrebbe in tal caso aggravarsi. Quando capitano vicende del genere la grande preoccupazione è quella di cercare il colpevole, chi ha venduto la morte, assicurandolo alla giustizia. Ma raramente ci chiediamo che vita cerchiamo e stiamo suggerendo. Anzi, ce ne guardiamo bene, specialmente quando queste domande toccano gli interessi del divertimento, di un’industria che fa da padrona sulla vita dei giovani, che si accaparra fette di parlamento cercando di convincere gli italiani che la legalizzazione delle sostanze sia il modo per sconfiggerle nonostante tutte le comunità terapeutiche denuncino tale follia. Beati quei servi che al suo ritorno troverà ancora svegli. Stai attento alla tua vita, a chi vende fumo, perché quando lo compri sei già stato narcotizzato. Il padrone è un altro.



2.    Smetti di pensare solo a te stesso. Gesù descrive un servo che ad un certo punto pensa solo a se stesso, a mangiar, bere e ubriacarsi. Gli altri servono unicamente per assecondare tale sistema, addirittura con le percosse. Il padrone, assicura Gesù, lo punirà con rigore, assegnandogli la sorte degli infedeli. La tua vita è luminosa quando sai uscire da te stesso e stabilire corrette relazioni. Nei giorni scorsi è uscito un importante documentario di Erik Gandini: La teoria svedese dell’amore. La Svezia è il Paese conosciuto da tutto il mondo per avere una società perfettamente organizzata, basata sull’autonomia delle persone. Gli esiti di questa “autonomia istituzionalizzata”, in cui nessuno deve chiedere agli altri favori o aiuti, sono che quasi metà della popolazione abita oggi in appartamenti singoli e sempre più donne scelgono di affrontare la maternità attraverso l’inseminazione artificiale. Eppure questo modello non convince molti giovani che stanno ritornando a fare comunità nei boschi per riappropriarsi della vita insieme. La tua vita è luminosa se qualcun altro la abita, se qualcuno ti appartiene e se tu appartieni a qualcuno. E forse noi italiani così attratti da alcuni miti del Nord-Europa che ci sembrano il futuro, dovremmo rivalutare alcune esperienze famigliari, senza lasciarcele rubare da una sorta di complesso di inferiorità che ci priva del tesoro più bello che abbiamo: la relazione con l’altro.



3.    Accogli l’imprevisto. Se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. La tua vita è con la lampada accesa se ogni tanto metti da parte l’orologio della tua programmazione e fai posto all’inatteso. È quello che sperimentano i nostri ragazzi al campo, specie quelli che hanno fatto fatica ad aderirvi. Il campo rivela qualcosa che non pensavi e di cui anzi avevi paura. La stessa scoperta non appartiene sempre a noi adulti che non ci fidiamo, che diciamo che sarebbe bello poter andare in casa alpina come i figli, ma poi di fatto alla proposta aderiscono solo tre famiglie. Fidati un po’ di più del Signore e degli appuntamenti che ti può riservare! Le iniziative che ti vengono proposte, le collaborazioni che ti vengono chieste, negli eventi che la vita ti riserva: forze c’è un’opportunità. E così si impara ad aver fiducia, anche nell’appuntamento ultimo con Dio che cesserà di impaurirti e ti raggiugerà come una sorpresa. Anche quella di un Dio che non ti aspetta per consegnarti al buio, ma per accoglierti a tavola e servirti lui stesso, di quella comunione nella quale accoglie tutti i suoi figli.



Ecco l’olimpiade cristiana. Non serve andare a Rio, ma giocarsi giorno per giorno, illuminando il presente con il vangelo, attendendo con speranza il futuro.

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