Diciannovesima domenica del T. O.
Abbiamo visto
l’accensione della fiamma olimpica, un simbolo che vorrebbe ricordarci una
dimensione differente dello sport, più grande di quella degli scandali che
qualche volta lo caratterizzano o del denaro che sembra ingoiarlo. Fa’ che lo
sport risplenda in maniera nuova, che diventi incontro, ricerca di una meta cui
tendere, capacità di sorprendere il mondo per quello che sai raggiungere con la
tua determinazione, il tuo allenamento, la tua costanza.
Anche Gesù vangelo
di oggi ci parla di luce: Siate pronti,
con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese. Si può vivere
un’esistenza travolti dalle cose e dalle situazioni e si può vivere cercando di
illuminare quello che avviene, di cercarne il senso. Quale luce ci affida il
Signore, cosa vuole che impariamo a vedere?
1.
Osserva
i confini della vita e a chi appartengono. Siate simili a coloro che attendono il
padrone quando arriva e bussa. Ecco, a volte noi ci dimentichiamo che la
nostra vita appartiene a qualcuno e viviamo con una pretesa di onnipotenza come
se in questo mondo dovessimo vivere in eterno. Abbiamo visto nei giorni scorsi
la vicenda di quel diciannovenne di Martellago stroncato da un cocktail letale
di alcol e droga assunto durante un rave party sul Tagliamento. Sentite cosa
scriveva La Tribuna il giorno dopo: È scattata la caccia al pusher: chi ha
ceduto al giovane la sostanza fatale? Era forse stata tagliata male? La
posizione dello spacciatore, qualora fosse individuato, potrebbe in tal caso
aggravarsi. Quando capitano vicende del genere la grande preoccupazione è quella
di cercare il colpevole, chi ha venduto la morte, assicurandolo alla giustizia.
Ma raramente ci chiediamo che vita cerchiamo e stiamo suggerendo. Anzi, ce ne
guardiamo bene, specialmente quando queste domande toccano gli interessi del
divertimento, di un’industria che fa da padrona sulla vita dei giovani, che si
accaparra fette di parlamento cercando di convincere gli italiani che la
legalizzazione delle sostanze sia il modo per sconfiggerle nonostante tutte le
comunità terapeutiche denuncino tale follia. Beati quei servi che al suo ritorno troverà ancora svegli. Stai
attento alla tua vita, a chi vende fumo, perché quando lo compri sei già stato
narcotizzato. Il padrone è un altro.
2.
Smetti
di pensare solo a te stesso. Gesù descrive un servo che ad un certo
punto pensa solo a se stesso, a mangiar, bere e ubriacarsi. Gli altri servono
unicamente per assecondare tale sistema, addirittura con le percosse. Il padrone, assicura Gesù, lo punirà con rigore, assegnandogli la sorte
degli infedeli. La tua vita è luminosa quando sai uscire da te stesso e
stabilire corrette relazioni. Nei giorni scorsi è uscito un importante
documentario di Erik Gandini: La teoria
svedese dell’amore. La Svezia è il Paese conosciuto da tutto il mondo per
avere una società perfettamente organizzata, basata sull’autonomia delle
persone. Gli esiti di questa “autonomia
istituzionalizzata”, in cui nessuno deve chiedere agli altri favori o aiuti, sono
che quasi metà della popolazione abita oggi in appartamenti singoli e sempre
più donne scelgono di affrontare la maternità attraverso l’inseminazione
artificiale. Eppure questo modello non convince molti giovani che stanno
ritornando a fare comunità nei boschi per riappropriarsi della vita insieme. La
tua vita è luminosa se qualcun altro la abita, se qualcuno ti appartiene e se
tu appartieni a qualcuno. E forse noi italiani così attratti da alcuni miti del
Nord-Europa che ci sembrano il futuro, dovremmo rivalutare alcune esperienze
famigliari, senza lasciarcele rubare da una sorta di complesso di inferiorità
che ci priva del tesoro più bello che abbiamo: la relazione con l’altro.
3.
Accogli
l’imprevisto. Se il
padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare
la casa. La tua vita è con la lampada accesa se ogni tanto metti da parte l’orologio della tua
programmazione e fai posto all’inatteso. È quello che sperimentano i nostri
ragazzi al campo, specie quelli che hanno fatto fatica ad aderirvi. Il campo
rivela qualcosa che non pensavi e di cui anzi avevi paura. La stessa scoperta
non appartiene sempre a noi adulti che non ci fidiamo, che diciamo che sarebbe
bello poter andare in casa alpina come i figli, ma poi di fatto alla proposta
aderiscono solo tre famiglie. Fidati un po’ di più del Signore e degli
appuntamenti che ti può riservare! Le iniziative che ti vengono proposte, le
collaborazioni che ti vengono chieste, negli eventi che la vita ti riserva:
forze c’è un’opportunità. E così si impara ad aver fiducia, anche nell’appuntamento
ultimo con Dio che cesserà di impaurirti e ti raggiugerà come una sorpresa. Anche
quella di un Dio che non ti aspetta per consegnarti al buio, ma per accoglierti
a tavola e servirti lui stesso, di quella comunione nella quale accoglie tutti
i suoi figli.
Ecco
l’olimpiade cristiana. Non serve andare a Rio, ma giocarsi giorno per giorno,
illuminando il presente con il vangelo, attendendo con speranza il futuro.
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