sabato 13 agosto 2016

Omelia 14 agosto 2016


Ventesima domenica del Tempo Ordinario



Leonardo Sciascia, scrittore siciliano che conosceva bene il vangelo, pur con posizioni lontane dalla chiesa, scrive ad un certo punto: «Io mi aspetto che i cristiani qualche volta accarezzino il mondo in contropelo». È un commento significativo alle parole di Gesù: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra». Non il fuoco della violenza, della guerra, del terrore che colpisce gli innocenti. Ma il fuoco dell’audacia, dell’opposizione al male, di chi non si lascia sottomettere da sistemi iniqui che cancellano la verità e con essa gli uomini. Un cristianesimo che non asseconda il pelo delle mode, il politically correct, ma si pone come elemento di critica, di distanza e, se occorre, di rottura. In che modo? Le letture ci suggeriscono tre ambiti di osservazione.



1.    La resistenza in famiglia. «D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre». Il cristianesimo qualche volta può chiedere di discostarsi da alcune logiche, anche se interessano i legami più sacri, anche quelli famigliari. A Finale Ligure, nei giorni scorsi, una madre ha denunciato il proprio figlio diciassettenne perché ha scoperto che nascondeva marijuana in dosi idonee allo spaccio o al consumo di gruppo. Madre coraggiosa. Ma non sempre è così: le forze dell’ordine dicono che quando qualche ragazzo viene identificato per il possesso di sostanze, molto spesso i genitori intervengono per proteggere il figlio, addirittura prendendosela con gli agenti, colpevoli – a detta loro - di non andare ad arrestare i criminali veri. E così la gravità di una situazione viene annacquata in un garantismo che sottrae l’uomo alle sue responsabilità. Un figlio cresce quando lo poni di fronte alle proprie respon-sabilità non quando lo sottrai. Ci sono altre distanze salutari che dobbiamo stabilire a casa nostra? Una ragazza al campo mi ha raccontato di aver detto ai suoi genitori che non accettava il divieto di recarsi dai nonni. La risposta: «Sei troppo piccola per capire». «È così?», le ho chiesto. «Ho capito che non vogliono chiedersi scusa». A volte invece i piccoli capiscono e i grandi, proprio perché sono grandi, presumono di non avere più nulla da capire. Qui devi prendere distanze, aiutando a ritrovare il vangelo, mantenendo le rotte della verità e non il zigzag dei tuoi compromessi.



2.    La tenacia sulla pubblica scena. Abbiamo ascoltato nella prima lettura la vicenda di Geremia, profeta perseguitato che viene gettato in una cisterna perché annuncia una parola scomoda: Scoraggia il popolo! In realtà Geremia sta dicendo a chi era rimasto a Gerusalemme che sarebbe finito in esilio come gli altri deportati, dato che l’infedeltà ancora regnava in Israele. Parole che disturbano e che decretano la condanna del profeta. Anche i cristiani disturbano, altrimenti non sono cristiani. Adozioni dei minori: l’Organismo unitario dell’avvocatura, realtà giuridica che dovrebbe rappre-sentare tutti gli avvocati italiani ha preso posizione presso la Commissione giustizia della Camera perché una nuova legislazione preveda l’apertura delle adozioni anche a single e coppie omosessuali. E così al 'supremo interesse' del minore ad avere un papà e una mamma, si sostituisce il 'supremo diritto' degli adulti ad avere un bambino per soddisfare il loro desiderio di genitorialità. Una scelta che si adegua alla mentalità dominante in cui però i primi a reagire sono stati gli avvocati, per niente consultati dalla loro organizzazione, in una questione di simile portata. Oggi noi siamo succubi di una mentalità basata sul politically correct che modifica in maniera il nostro patrimonio genetico senza che ce ne accorgiamo. Anzi sembra che la denuncia sia contro il popolo, contro la libertà, la felicità e la democrazia. Ma la libertà è per tutti, anche per un bambino che forse riceve un po’ di più da un padre e da una madre che da due uomini o da due donne. E il vangelo è sempre dalla parte dei piccoli.



3.    La testimonianza nella comunità. Ce lo diceva la seconda lettura: circondati da una moltitudine di testimoni. A volte le cose non cambiano perché abbiamo l’impressione di essere da soli. Guardati intorno, forse c’è qualcun altro che accarezza il mondo in contropelo. Inserisciti nella rete della testimonianza, guarda che non sei da solo. Papa Francesco ha incontrato a sorpresa, nell'ambito dei “venerdì della Misericordia”, venti donne che sono state liberate dalla schiavitù del racket della prostituzione, ospiti della struttura romana della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi. Forse c’è qualcuno che lotta per un mondo diverso: prova a vedere se c’è una rivista, un’associazione, un contatto che ti convinca che il mondo di Dio è possibile.

Forse non sarà il mondo che riscuoterà gli applausi del web, ma sarà più vivibile e vero.


Nessun commento:

Posta un commento