Terza domenica di Pasqua
Questa era
la terza volta che Gesù si manifestava ai suoi discepoli. Non è stato per
niente facile per i discepoli credere nella risurrezione. La tentazione era
quella di tornare al mestiere di prima: «Io
vado a pescare». «Veniamo anche noi con te». In queste parole c’è tutto il
disorientamento di chi si sente tradito. Una grande illusione divenuta
delusione. E a questo stato d’animo si aggiunge il fallimento professionale: In quella notte non presero nulla.
Qual è la strada che indica Gesù per
recuperare fiducia e tornare a credere in lui?
1.
Anzitutto
Gesù attiva una memoria buona. Gettate la rete dalla parte destra e
troverete. Una cosa del genere
era già capitata all’inizio della storia con Gesù: quando lui aveva chiamato i
discepoli e aveva riempito le loro reti. Ora quell’episodio riaffiora nei
ricordi e i discepoli capiscono che quanto hanno vissuto non è andato perduto. Ecco
un primo invito per rintracciare il risorto. Ripensa alla storia con lui, ai momenti
preziosi vissuti insieme, a quando ha riempito le tue reti. A volte noi interrompiamo
la scansione del tempo in un presente vuoto di memoria che cambia i significati
dell’esistenza. Le fatiche con la moglie o il marito impediscono di vedere la
bellezza dell’innamoramento o dei primi anni di matrimonio, la passione che
mettevamo agli inizi di un’attività professionale si dissolve nella routine degli
anni successivi dove è solo il soldo a guidarci e non più la creatività, anche
un’attività di volontariato può diventare il club delle beghe, dei sospetti,
delle recriminazioni: e non ti rendi conto che Gesù è ancora lì che ti dice: Getta la rete e vedrai nuovamente le mie
sorprese.
2.
Ma
per riconoscere il Risorto c’è bisogno anche che qualcuno ti dica: È il Signore! È
quello che fa il discepolo amato e che permette a Pietro di gettarsi in acqua. La
fede non ce la inventiamo: è un dono che ci viene fatto da qualcuno che ci
indica Gesù risorto. E questo ci insegna a farci attenti a chi ci dice queste
parole e ad essere anche noi capaci di dirle. Perché quando perdiamo il Signore
non vediamo più niente e mettiamo in discussione anche quello che vedevamo un
tempo. E allora abbiamo bisogno di qualcuno che ci stia accanto e ci ripeta
quelle parole che illuminano. Ecco perché la fede non può essere un cammino in
solitudine. A volte c’è questa pretesa: di non aver bisogno degli altri nelle
questioni che riguardano Dio e che anche gli altri se la debbano sbrogliare da
soli. E a volte facciamo danni; perché quando un bambino scrive tra i desideri
della prima comunione: Caro Gesù, se non
chiedo troppo, vorrei che tutti potessero venire, capisci che gli impedimenti
non sono le distanze chilometriche, ma quelle credenti di adulti che aprono
cammini di responsabilità nei ragazzi con la pretesa di starsene fuori. Di
questo, prima ancora del Signore s’indignerebbe Tata Lucia. Se non hai le
risorse per dire a tuo figlio: È il Signore!
prova a vedere se non te lo possa dire lui. Forse è proprio qui che il Signore
ti aspetta.
3.
Infine
per ritrovare il Signore occorre sedersi
a tavola: Venite a mangiare. I
gesti che Gesù compie prima di quella colazione sulla spiaggia richiamano
quelli dell’eucaristia. Notate che con quel gruppo di discepoli i conti sono
ancora in sospeso. Tradimenti, rinnegamenti, fughe. Eppure il Signore inizia a
ricostruire il rapporto. E lo fa proprio preparando un fuoco, accogliendo a
tavola, spezzando il pane. Ci sarà subito dopo il tempo per le domande, ma
intanto si inizia a ricostituire relazione. È lo stesso stile che sembra
indicare Papa Francesco nella Amoris
laetitia: Sono da evitare giudizi che
non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario
essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro
condizione (AL 296). E continua: Si
tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo
di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una
misericordia ‘immeritata, incondizionata e gratuita (AL 297). Ecco lo stile
che la chiesa di questo nostro tempo sta ritrovando per riproporre l’incontro
con Dio: non quello delle verità asetticamente proclamate ma quello dell’accoglienza,
persuasi che in essa si nasconda la verità. Non startene lontano dalla tavola
di Gesù. Accogli quel Pane che ti dona. E forse mangiando di quel cibo potrai
dire anche tu, con tuo stessa meraviglia. È
il Signore.
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