lunedì 23 novembre 2015

Omelia 22 novembre 2015


Cristo Re 2015


Vi ricordate il discorso finale di Charlie Chaplin nel film Il grande dittatore? Inizia così: «Scusate, ma non voglio fare l'imperatore. Non è il mio mestiere. Non voglio governare o conquistare nessuno». Siamo nel 1940 quando sull’Europa si profila lo scenario del secondo conflitto mondiale e i nazionalismi scatenano la loro offensiva. Qualcuno sta affermando la propria volontà di dominio e di potenza e vuole fare l’imperatore mostrando la propria boriosa grandiosità e distruggendo gli altri. Pagine tragiche che ogni tanto ritornano, perché l’imperatore è ancora in agguato. L’imperatore è il terrore scatenato sulla scena del mondo da uomini che in nome di Dio hanno perso Dio e se stessi, ma imperatore è anche quella logica che estromette le ragioni di Dio e ci fa credere che al suo posto può regnare la ritorsione armata, le regole dell’economia, una società laicista che estromette ogni riferimento all’assoluto e alla questione religiosa. L’imperatore tenta sempre di arrampicarsi sul trono e di dettare le sue regole.

Oggi c’è un’altra regalità da riconoscere: quella di Gesù. Una regalità un po’ strana, ma che viene affermata con decisione davanti a Pilato: «Dunque tu sei re?». «Tu lo dici. Io sono re». Che re è Gesù? Quale regalità ci insegna?

  1. Una regalità che non è di questo mondo. Di che mondo sei? In che modo intendi regnare? Come sono state efficaci le parole di Antoine Leiri, l’uomo che ha perso sua moglie al Bataclan e che ha scritto ai terroristi: Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Noi vogliamo regnare con l’odio, la ritorsione. Ci pare che rispondere con i dispetti ai dispetti sia il modo di vincere. Ma quando ci comportiamo così regnano il rancore e la cattiveria, non noi. Siamo prigionieri di logiche di questo mondo dalle quali Gesù ci invita a prendere le distanze. Il mio regno non è di quaggiù. Fai vedere che sei più forte di ciò che sembra forte, fai vedere che c’è un regno più grande di quelli del mondo.
  2. Una regalità capace di rispondere, di rimanere in piedi di fronte ai suoi interlocutori e accusatori. «Dunque tu sei re?». «Tu lo dici. Io sono re». Gesù non arretra di fronte a Pilato, ha il coraggio di rispondere. Sei re se non fuggi, se non stai in silenzio quando ti è chiesto di parlare. Il silenzio infatti non è sempre una virtù: può essere un nascondiglio, un alibi. Perché in questi giorni pretendiamo che i musulmani parlino, si facciano sentire? Perché le parole sono importanti! Perché se loro non si dichiarano estranei ai fatti capitatati c’è il rischio che i fatti regnino su di loro, con il loro carico di morte. Ma questo chiede ragione anche dei nostri silenzi. Quando ci è chiesto di dire fede e glissiamo, quando l’altro ci interpella e non vogliamo incontrarlo, quando le parole devono assumere responsabilità ma preferiamo impegnarci a metà. Sei re o stai scappando?
  3. Però la regalità non è fatta solo di parole. È fatta di parole vere. Per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Tu regni se ti metti dalla parte della verità. Ora però la verità non sta in tasca a nessuno. La verità è Gesù e il suo vangelo. Chi è dalla verità ascolta la mia voce. A volte nelle nostre affermazioni siamo un po’ sbrigativi: “Io dico la verità!”. Chi sei? L’oracolo di Delfi? Pensate a quel tipico intercalare che contagia i godigesi da una generazione all’altra: ghetu capio? E tu? Cosa hai capito? A volte le nostre comprensioni sono fatte di interesse personale, amor proprio, egoismo. È stato molto bello osservare martedì la nutrita partecipazione alla serata dedicata al tema dell’emigrazione. Vuol dire che abbiamo riconosciuto il nostro bisogno di capire per non essere vittime di pregiudizi, di chi ragiona con la pancia e poco con la testa e il cuore. Vuol dire che le strade della verità sono diventate un po’ più nostre! Ecco tu regni se ascolti e accogli questa verità, perché tutto il resto se ne va via veloce ma chi ascolta il vangelo rimane e regna.

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