sabato 21 febbraio 2015

Omelia 22 febbraio 2015


Prima domenica di quaresima
 
Siamo fatti per amare / Nonostante noi. Sono le parole della canzone di Nek, arrivato secondo al Festival di Sanremo. Nonostante tutti i nostri tentativi di percorrere strade diverse da quella dell’amore, noi siamo fatti per amare: questo è il nostro DNA; la vita dell’uomo dice la sua verità solo percorrendo strade di apertura, di solidarietà, di dono e la quaresima torna a ricordarcelo. La pagina delle tentazioni ci conduce in questo crocevia: l’amore come grande direttrice della vita e le traverse che talvolta sembrano offrire più seducenti promesse. Come si esce da questa alternativa? Come si vince la tentazione, nonostante noi? Gesù si fa compagno di cammino.

1.    Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto. Prima che si evochi la presenza sinistra del diavolo che tenta Gesù, l’evangelista ricorda che c’è un altro protagonista: lo Spirito di Dio. Vuol dire che la tentazione è ambito in cui egli agisce e che non è subito sinonimo di fallimento, di peccato. Il deserto è il luogo della verità, dove non ci sono artifici ma ti devi misurare con l’essenziale, con quello che conta. A Dio sta a cuore la verità del rapporto con lui e qualche volta ci accompagna in alcuni deserti perché ritroviamo l’autenticità di noi e di lui, delle cose e delle situazioni che ci capitano. A volte infatti viviamo in un perenne teatro, ci pare che la vita corrisponda alle nostre interpretazioni all’insegna del lavoro senza interruzione o del divertimento e dell’evasione. E poi un ragazzo di ventitré anni si toglie la vita. Che sta succedendo? È Dio che ci ha abbandonato o siamo noi che ci siamo perduti, incapaci di indicare senso? Cosa comunichi alle giovani generazioni? Guarda che forse il Signore ti sta conducendo nel deserto perché esci dal film che ti sei costruito e ritrovi l’autenticità, non le sceneggiature.

2.    E  nel deserto rimase per quaranta giorni. Quaranta sono anche gli anni di Israele nel deserto, tempo in cui il popolo sperimenta la fame, la sete, i serpenti e in queste circostanze è tentato di tornare indietro, mettendo in discussione quel Dio che li ha liberati. Gesù vive quei quaranta giorni per dire che ogni cammino di liberazione ha bisogno di tempo. La tentazione è l’occasione che Dio ti dà per crescere, per verificare la tua fede, per allenarti. L’uomo partecipa all’avventura di Dio non come una marionetta ma come soggetto libero. E la libertà ha bisogno di collocarsi, di decidere di sé, di sperimentarsi anche in situazioni in cui ne vedi la fatica. Dio ti aspetta. Già, ma noi non aspettiamo. Non siamo più in grado di apprezzare la fatica e, cercando di schivarla, scendiamo per il crinale più facile. Malattia: se non possiamo curarla, meglio farla finita. Famiglia: se non andiamo più d’accordo, meglio dividersi. Amicizia: se per stare insieme bisogna bere, al diavolo la salute. Al diavolo, appunto. È lui che vince con le sue alternative veloci. Dia-ballo, getto lontano. Vuole gettarci lontano da Dio e da noi stessi, vuole farci credere che la percezione di un’istante sia la verità della vita. Datti il tempo per crescere, per camminare, per stare nel guado, sapendo che ogni passo non è senza senso.

3.    Ma nella tentazione che cosa succede veramente nel cuore dell’uomo? L’evangelista ce lo fa capire con questa descrizione: Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. L’umanità di Gesù è contesa tra le bestie e gli angeli. L’uomo infatti nella settimana della creazione è creato nello stesso giorno degli animali, ma è rivestito di straordinaria dignità poiché, a differenza degli animali, è fatto ad immagine di Dio. Ecco la tentazione: è quella di esasperare questo rapporto. O perché perdi il contatto con il pianeta terra in uno spiritualismo disincarnato o perché l’animale dimentica di portare un riflesso di Dio sul suo volto e si trasforma in una bestia. E di esempi bestiali in questa settimana ne abbiamo collezionati parecchi: dai tifosi olandesi che hanno devastato la capitale, alla tredicenne di Torino violentata per mesi dai coetanei. Che fatica facciamo a riconoscere che la nostra sessualità non è solo pascolo dell’animale, ma è abitata dagli angeli, da chi cioè porta in essa un annuncio di Dio. Non perdere mai la tua umanità, ma non svenderla, non modificarla. Sei di più dei tuoi istinti e delle tue paure. Recupera quell’uomo che Dio ha creato e credi che in ogni istante della vita, anche il più drammatico, con Gesù nella tentazione puoi ritrovare te stesso. Siamo fatti per amare. Nonostante noi.

 

 

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