Prima domenica di Avvento
Avete sentito
martedì il discorso di Papa Francesco a Strasburgo, al Consiglio d’Europa.
Parole di grande profondità che non hanno risparmiato le domande: All'Europa
possiamo domandare: dov'è il tuo vigore? Dov'è quella tensione ideale che ha
animato e reso grande la tua storia? Dov'è il tuo spirito di intraprendenza
curiosa? Dov'è la tua sete di verità, che hai finora comunicato al mondo con
passione? Il vecchio continente appare a
volte un po’ addormentato, narcotizzato dalle suggestioni di una modernità che
lo porta a dimenticare le sue radici. E il cristianesimo che ha segnato la
nostra civiltà si trasforma in una sorta di minaccia per la democrazia e la
libertà. Fate attenzione, afferma
Gesù, vegliate. C’è il rischio che
perdiamo di vista l’essenziale, che limitiamo gli orizzonti della storia e
della vicenda umana, che confondiamo la nostra stessa identità. L’avvento è il
tempo della vigilanza, non per salvaguardare un assetto ma per ritrovare
l’uomo. Questo sta a cuore a Dio. Che significa vigilare?
1.
Fate
attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento.
Vigilanza vuol dire vivere in maniera
nuova il tempo Il termine greco è molto importante: l’evangelista non
utilizza la parola cronos, ma la
parola kairos. La prima indica il
tempo degli uomini, la cronaca. Kairos
indica invece allude a un tempo aperto al mistero, alla sorpresa di Dio.. Cronos nella mitologia greca è una
divinità che mangia i propri figli. E qualche volta il tempo ci mangia davvero:
ci morde, ci tritura, ci consuma. Mi ha fatto riflettere quello che mi ha
riferito un addetto alle vendite in un grande negozio di Castelfranco. E’
andato a un corso di formazione dove un manager venuto dall’America insegnava
il nuovo credo del commercio. Esserci, a tutte le ore, via i vecchi che sono
poco duttili, la domenica è un giorno che farà superare la crisi… Ma intanto la
crisi si abbatte a casa nostra, sui rapporti, sui figli che non ti vedono,
sull’assenza di assoluto. Ecco cronos che
torna a mangiare i suoi figli. L’unico modo perché cronos non abbia la meglio è quello di aprire il kairos, le prospettive dell’eterno.
Magari proprio dalla messa domenicale. Se
tu squarciassi i cieli e scendessi! Qui il Signore scende.
2.
È
come un uomo che è partito e ha dato il potere ai suoi servi. Vigilanza vuol dire esercitare un
potere, una responsabilità. Dio non vuol fare tutto
lui: ci coinvolge, ci rende partecipi dei suoi progetti. Ma con precisione: A ciascuno il suo compito. Fuggi
l’approssimazione, la superficialità: il tuo servizio in parrocchia, la tua
scuola, il tuo lavoro... Ma fuggi anche
il tentativo o la tentazione di sostituirti all’altro. A volte questo accade.
Avete sentito quel che è capitato a Treviso. Un ragazzino di seconda media si è
gettato da una decina di metri per un brutto voto a scuola. Non sappiamo che
cosa succeda nella testa di un ragazzo per giungere a un simile gesto, né
possiamo incriminare la famiglia o la scuola. Ma a volte i genitori che si
sostituiscono ai ragazzi, che li difendono ad oltranza, che tolgono sempre le
castagne dal fuoco li portano a non essere più in grado di gestire il limite,
l’insuccesso, la fatica. E un’insufficienza si trasforma in un dramma.
Vigilanza è riconoscere il compito che ci è affidato, ad assumere le proprie
responsabilità anche quando alcune scelte possono renderci impopolari.
3.
Infine
vigilanza vuol dire abitare
un’ora particolare. Alla sera o a
mezzanotte o al canto del gallo o al mattino. Sono le quattro ore della
notte ebraica, dal crepuscolo all’alba. Che differenza c’è? Le prime due ore
introducono la notte, le altre ne indicano la fine. A volte devi vigilare
mentre scende l’imbrunire. E lo devi fare in silenzio. Penso a chi passa una
notte in ospedale per fare assistenza a un malato. È la vigilanza della pazienza,
della carità, del dono, dove c’è poco da dire e molto da vivere. Altre volte
devi vigilare mentre intravedi l’alba; ma in questo caso lo devi fare
proclamando la luce, come il canto del gallo. Ai cristiani a volte è affidata
anche questa responsabilità: quella di dire che il Signore è risorto e che la
storia corre verso di lui.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Il
Signore ancora una volta risponde a questa invocazione. Il tempo dell’avvento è
l’occasione per aprire tale breccia, la vigilanza l’occasione per poterlo
riconoscere.
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