Trentatreesima domenica del T. O.
C'è
un ritornello che torna di frequente nelle considerazioni economiche di questo
tempo: tornare a investire. E ci si chiede dove e in che modo, a motivo di una
situazione che ci sembra incerta. Così il nostro disorientamento finanziario
diventa disorientamento della vita e facciamo fatica a investire anche con Dio.
Il vangelo di questa domenica però ci richiama un’esigenza importante: se non
si investe si perde tutto. A chi ha verrà
dato e sarà nell’abbondanza, a chi non ha sarà tolto anche quello che crede di
avere. A volte pensiamo che la fede abbia una vita propria a prescindere
dalle nostre responsabilità. In realtà la fede non esiste. Esiste il credente
che la accoglie e la fa fruttificare. Non lasciare dunque inattivo il dono di
Dio.
La
parabola dei talenti ci aiuta a capire come funziona l’investimento della fede.
1. Anzitutto
c’è un uomo che parte per un viaggio e che affida ai suoi servi il suo
patrimonio: i talenti. Un talento corrispondeva a circa 26 chili di argento,
sufficienti per pagare l’equipaggio di una nave con tre file di rematori per un
mese. Il talento dunque è qualcosa di prezioso, che fa avanzare la barca della
vita. Il talento è il dono della fede, della vita che il Signore ti ha donato.
È di questa ricchezza che talvolta non ci rendiamo conto. Mentre infatti una
volta la fede era contrastata, anche in termini accesi e aggressivi, oggi essa
subisce una sorta di deprezzamento culturale e viene consegnata
all’irrilevanza. Hai un patrimonio che non ti dice più nulla: ciò che vale ti
sembra collocato altrove. Altre volte la fede subisce il fenomeno vintage, come avviene per i nostri
arredi: fai una casa moderna, ma ci metti un mobile antico, magari
ritinteggiato di bianco. È lì in un angolo, magari ti serve anche a qualcosa,
ma capisci che la vita è altrove. Ma non si tratta di valori, di istruzioni per
l’uso. Questi sono in molti a darteli. La fede è incontro con il Signore, con
il Vivente. Questo è il talento. Come ha fatto capire un anziano della nostra comunità
quando il ministro straordinario gli ha portato l’eucaristia. Son qua quelli della comunione, gli ha
detto la figlia. No. È qui il Signore,
ha risposto lui. Ecco il talento prezioso.
2. Consegnati
i talenti l’uomo parte. È l’immagine di Gesù risorto che ritorna al padre. Un
Dio che non ti sta col fiato sul collo. Ti consegna un dono e lo affida alla
tua cura, alla tua responsabilità. Mettici fantasia, creatività, impegno: ma
sta a te inventare qualcosa. I talenti infatti non sono le capacità, ma vengono
dati secondo le capacità. Mi pare molto affascinante questo aspetto, perché
anche le cose più semplici possono essere preziose per Dio. Sei stato fedele nel poco, ti darò
responsabilità su molto. Cosa sai fare? Non ti preoccupare se ti sembra
poco. Mettilo a servizio di Dio e dei suoi progetti. Vi ricordate quello che ha
detto Sr. Cristina la prima volta che è andata a The voice? «Ho un dono, ve lo
dono». E lo ha donato in un contesto assolutamente lontano dall’ombra del
campanile. Ecco, ci fa capire il Signore, fa in modo che le tue capacità
traffichino vangelo: in parrocchia, nel gruppo, ma anche quando sei a scuola,
al lavoro. Non importa il quanto, ma il come. L’immagine di quella donna della
prima lettura che cura attentamente le faccende di casa ci fa capire che c’è
anche una modalità famigliare per essere servi attenti e fedeli.
3. Infine c’è qualcosa che blocca gli
investimenti. È quello che dichiara il servo che è andato a sotterrare il
talento: Ho avuto paura, La paura ci
paralizza. Paura di che cosa? Due paure: sei
esigente – mieti dove non hai seminato. La prima paura nasce dall’idea che
ci siamo fatti di Dio. A volte ci pare troppo duro, severo, pretenzioso. Ma
questo sei tu, non lui. A lui basta anche il tuo poco, fatto con responsabilità
e amore. La seconda paura nasce dal suo modo di fare: raccoglie dove non ha
sparso. Dio è padrone dell’impossibile e devi credere che questa è la logica
nella quale ti coinvolge anche se talvolta non ti pare ragionevole. Impiegare i
talenti vuol dire accettare di percorrere strade un po’ strane. Oggi inizia il
corso fidanzati. 18 coppie contro le 28 degli anni scorsi. Un dato che si
allinea con le statistiche diffuse qualche giorno fa dall’Istat: dal 2008 al
2013, in Italia ci sono stati 53mila matrimoni in meno. Sentite che in questo
calo c’è molta paura: della crisi, della solidità di quello che si fa,
dell’altro. Come vincere questa paura? Bisogna vedere se le risorse di cui
disponiamo siano solo il controllo o anche la fede in chi fa crescere anche in
terreni dove sembra impossibile. Il talento rende se lo impieghi. Non dare
fiducia alla paura più di quanta tu ne dia a Dio! E torna a investire con lui.
Prendi parte alla
gioia del tuo padrone. L’investimento cristiano non è funzionale all’impegno ma
alla gioia. Ci aiuti il Signore a intravederla e a disseppellire il talento
nascosto.
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