lunedì 3 novembre 2014

Omelia Defunti 2 novembre 2014


Defunti 2014

Perché si sono diffusi così velocemente i festeggiamenti di Halloween? Perché non solo ai ragazzi ma anche agli adulti piace vestirsi da zombie, cospargersi il volto di fondotinta bianco e piazzarsi un’accetta sulla schiena? Perché la realtà della morte ci inquieta e cerchiamo in tutti i modi di esorcizzarla, a costo di diventare ridicoli. Non serve prendersela con Halloween. Bisogna leggere il problema in profondità perché è l’ultima manifestazione di un vuoto che tentiamo di camuffare sperando che non vedendolo cessi di esistere. L’indagine condotta dall’Osservatorio Religioso del Triveneto un paio di anni fa, in occasione del Convegno di Aquileia, dimostra che a Nord-Est, a fronte di una popolazione cattolica che si attesta al 75%, chi crede nella risurrezione e nell’aldilà è solo il 27%. Che sta succedendo?

1.    La prima considerazione riguarda il cuore della nostra fede. Se perdiamo di vista la risurrezione che ne è del cristianesimo? C’è il rischio di farne una sorta di umanesimo, buone azioni e buoni consigli per la vita. Ma queste prospettive possono offrirle in molti e forse anche in maniera più convincente ed efficace di noi. I discepoli di Gesù non distribuiscono volantini accattivanti ma la speranza che dà vita. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Parole dirompenti che ci riconsegnano il fondamentale annuncio cristiano: Io so che il mio redentore è vivo e che ultimo si ergerà sulla polvere. Credi a un Dio vivo che dà vita o ne hai fatto una pagina innocua e evanescente?

2.    Ma come è possibile pensare la risurrezione? C’è un’esperienza umana che forse più di ogni altra ce ne parla. È quella del parto. Non si può certo dire che il bambino nel grembo della madre manchi di autocoscienza: le ricerche dimostrano che si muove in base a ciò che percepisce. Ma si tratta di una percezione parziale rispetto a quella che avrà in seguito, con la nascita. Eppure, mentre se ne sta nel pancione, quel mondo è tutto per lui e pur udendo voci e suoni, pur essendo trasportato da un luogo all’altro il grembo è la misura del mondo. E dunque, se la vita poi ci riserva la sorpresa della nascita, perché escludere che ci possa essere un’altra nascita capace di regalarci dimensioni ancora più grandi? Nella gestazione terrena siamo di una madre, in quella eterna siamo di Dio: E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno. Gesù è disceso nelle profondità della morte per non penderci. Chi ci separerà dal suo amore?

3.    Infine potremmo chiederci: ma come sarà? Ci si vedrà? Ci si riconoscerà? Non dobbiamo perdere di vista che c’è un’unica grande forza che sconfigge la morte. Quella che usa Gesù per distruggerla: l’amore. La morte regna dove c’è odio, chiusura, indifferenza, malvagità. Gesù porta nel cuore della morte qualcosa che ad essa si oppone e la rende impotente. L’amore diviene dunque la condizione della vita risorta. Ma se è l’amore ad avere la meglio, l’amore è rispettoso di ciascuno, non cancella le identità, l'individualità. E allora nella risurrezione ci si riconoscerà e riconosceremo anche tutto ciò che di bello, di buono e di vero che abbiamo vissuto. 
 
     Altro che zucche vuote: di vuoto per il cristiano c'è solo la tomba di Gesù, varco verso la vita nuova che lui ha inaugurato. Per i nostri cari che ha chiamato con sé e per ciascuno di noi.
 

 

 

 

 

 

 

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