Ventisettesima domenica del Tempo ordinario
C'è una bella
poesia di Giovanni Pascoli che con molta leggerezza racconta la bellezza di un
orto:
E come l'amo il mio cantuccio d'orto,
col suo radicchio che convien ch'io tagli
via via; che appena morto, ecco è risorto.
col suo radicchio che convien ch'io tagli
via via; che appena morto, ecco è risorto.
Tra le proprietà
che uno possiede c’è sempre un pezzettino di terra che gli è più caro, dove ci mette
un po’ di cura in più. Anche Dio ha questo appezzamento: è una vigna che
circonda di grande attenzione e nella quale addirittura risuonano canti gioia: Canterò per il mio diletto un cantico di
amore per la sua vigna. Che cosa ci suggerisce questa immagine e perché
Gesù ancora una volta se ne serve?
1. Anzitutto
essa corrisponde a qualcosa di bello e vitale. Il cristianesimo non è un codice
di procedura ma una realtà che cresce, si diffonde e porta frutto. Questo
interroga la nostra modalità di approccio alla fede e la nostra testimonianza. Noi
proveniamo da un cristianesimo consolidato che ha dato forma alle nostre
comunità, ai loro assetti pastorali. Ma bisogna continuamente interrogarsi su
quello che facciamo, sulle modalità con cui operiamo per non correre il rischio
che la struttura mortifichi la vitalità evangelica e ci ritroviamo a rincorrere
tradizioni che alla fine ci imprigionano. E’ quello che continuamente ripete
Papa Francesco: quando
la Chiesa vuol vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni, e fa
uffici e diventa un po’ burocratica, la Chiesa perde la sua principale sostanza
e corre il pericolo di trasformarsi in una ONG. E la Chiesa non è una ONG. E’
una storia d’amore. Ecco la vigna, il
piccolo appezzamento situato nel cuore di Dio.
2. Nella vigna tuttavia succede qualcosa di grave. La logica d’amore
è sostituita da altre visioni che portano a gesti drammatici. Tutta la cura che
il padrone pone nei confronti della sua proprietà è vista con sospetto, con
fastidio, fino alla violenza e alla prevaricazione: prima nei confronti dei
servi, poi nei confronti del figlio. “Costui
è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Comprendiamo
bene che qui c’è un chiaro giudizio nei confronti dei capi del popolo ostili
all’azione di Gesù. I custodi della vigna che ne dimenticano e tradiscono il
senso. È lui il Figlio che verrà ucciso fuori della vigna, proprio da loro. Ecco
a volte questo capita anche nella nostra vita: Gesù ci è d’impiccio. Ci
dichiariamo credenti, ma il vangelo che seguiamo è un altro. Pensate alla
vicenda di questi due ragazzini diventati genitori a 13 anni. Una storia
gestita bene a quanto sembra, ma che ci interroga in termini educativi. A volte
ci pare che la chiesa sia retrograda quando parla di sessualità e riteniamo che
in nome di una presunta libertà ogni scelta sia legittima. Invece in questi
casi comprendiamo che la sessualità non può essere slegata dall’età, dalla
crescita affettiva, dai linguaggi della mente, del cuore e non solo del corpo.
Se escludiamo le prospettive evangeliche, non solo uccidiamo Gesù, ma perdiamo
anche l’uomo così come Dio stesso lo sogna.
3. Dio
però non si rassegna di fronte a questa situazione e ricomincia da un’altra
parte. Costruisce un popolo capace di custodire il suo sogno. A voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato
a un popolo che lo farà fruttificare. Sono parole che sempre dobbiamo
ricordare per non credere di possedere l’esclusiva su Dio. Bisogna essere
sempre attenti a questi spostamenti che Dio realizza. Oggi inizia il Sinodo
sulla Famiglia. Pensate al modo con cui si parla di tale realtà: o in termini
distruttivi che la cancellano o in termini allarmistici che segnalano solo
l’emergenza, le situazioni problematiche. E con una simile angolazione fare una
famiglia sembra impossibile: meglio adeguarsi ad altri modelli. Un sinodo è
l’occasione per ritrovare il sogno di Dio, per riguadagnare fiducia, ma anche
per vivere questo nostro tempo, senza dimenticare le situazioni complesse che
la famiglia incontra. Perché ci sono famiglie che ancora continuano ad essere
tali, nonostante le difficoltà. Sono la pietra scartata dai saccenti di questo
tempo che diviene pietra angolare, una meraviglia ai nostri occhi!
Ecco,
non lasciarti confondere ed entra con gioia nella vigna: scopri la bellezza di
farne parte e impara a custodirne il dono.
Nessun commento:
Posta un commento