sabato 11 ottobre 2014

Omelia 5 ottobre 2014


Ventisettesima domenica del Tempo ordinario

C'è una bella poesia di Giovanni Pascoli che con molta leggerezza racconta la bellezza di un orto:

E come l'amo il mio cantuccio d'orto,
col suo radicchio che convien ch'io tagli
via via; che appena morto, ecco è risorto.

Tra le proprietà che uno possiede c’è sempre un pezzettino di terra che gli è più caro, dove ci mette un po’ di cura in più. Anche Dio ha questo appezzamento: è una vigna che circonda di grande attenzione e nella quale addirittura risuonano canti gioia: Canterò per il mio diletto un cantico di amore per la sua vigna. Che cosa ci suggerisce questa immagine e perché Gesù ancora una volta se ne serve?

1.     Anzitutto essa corrisponde a qualcosa di bello e vitale. Il cristianesimo non è un codice di procedura ma una realtà che cresce, si diffonde e porta frutto. Questo interroga la nostra modalità di approccio alla fede e la nostra testimonianza. Noi proveniamo da un cristianesimo consolidato che ha dato forma alle nostre comunità, ai loro assetti pastorali. Ma bisogna continuamente interrogarsi su quello che facciamo, sulle modalità con cui operiamo per non correre il rischio che la struttura mortifichi la vitalità evangelica e ci ritroviamo a rincorrere tradizioni che alla fine ci imprigionano. E’ quello che continuamente ripete Papa Francesco: quando la Chiesa vuol vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni, e fa uffici e diventa un po’ burocratica, la Chiesa perde la sua principale sostanza e corre il pericolo di trasformarsi in una ONG. E la Chiesa non è una ONG. E’ una storia d’amore. Ecco la vigna, il piccolo appezzamento situato nel cuore di Dio.

2.     Nella vigna tuttavia succede qualcosa di grave. La logica d’amore è sostituita da altre visioni che portano a gesti drammatici. Tutta la cura che il padrone pone nei confronti della sua proprietà è vista con sospetto, con fastidio, fino alla violenza e alla prevaricazione: prima nei confronti dei servi, poi nei confronti del figlio. “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Comprendiamo bene che qui c’è un chiaro giudizio nei confronti dei capi del popolo ostili all’azione di Gesù. I custodi della vigna che ne dimenticano e tradiscono il senso. È lui il Figlio che verrà ucciso fuori della vigna, proprio da loro. Ecco a volte questo capita anche nella nostra vita: Gesù ci è d’impiccio. Ci dichiariamo credenti, ma il vangelo che seguiamo è un altro. Pensate alla vicenda di questi due ragazzini diventati genitori a 13 anni. Una storia gestita bene a quanto sembra, ma che ci interroga in termini educativi. A volte ci pare che la chiesa sia retrograda quando parla di sessualità e riteniamo che in nome di una presunta libertà ogni scelta sia legittima. Invece in questi casi comprendiamo che la sessualità non può essere slegata dall’età, dalla crescita affettiva, dai linguaggi della mente, del cuore e non solo del corpo. Se escludiamo le prospettive evangeliche, non solo uccidiamo Gesù, ma perdiamo anche l’uomo così come Dio stesso lo sogna.

3.     Dio però non si rassegna di fronte a questa situazione e ricomincia da un’altra parte. Costruisce un popolo capace di custodire il suo sogno. A voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Sono parole che sempre dobbiamo ricordare per non credere di possedere l’esclusiva su Dio. Bisogna essere sempre attenti a questi spostamenti che Dio realizza. Oggi inizia il Sinodo sulla Famiglia. Pensate al modo con cui si parla di tale realtà: o in termini distruttivi che la cancellano o in termini allarmistici che segnalano solo l’emergenza, le situazioni problematiche. E con una simile angolazione fare una famiglia sembra impossibile: meglio adeguarsi ad altri modelli. Un sinodo è l’occasione per ritrovare il sogno di Dio, per riguadagnare fiducia, ma anche per vivere questo nostro tempo, senza dimenticare le situazioni complesse che la famiglia incontra. Perché ci sono famiglie che ancora continuano ad essere tali, nonostante le difficoltà. Sono la pietra scartata dai saccenti di questo tempo che diviene pietra angolare, una meraviglia ai nostri occhi!

Ecco, non lasciarti confondere ed entra con gioia nella vigna: scopri la bellezza di farne parte e impara a custodirne il dono.

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