venerdì 17 ottobre 2014

Omelia funerale Vittoria Serena 17 ottobre 2014


Funerale Vittoria Serena – Godego, 17 ottobre 2014 (188/210)

La morte
rabbiosa come una bestia dal collo azzannato
percuote i nudi corpi degli uomini
arrancando per le strade
con il petto gonfio
e il volto bagnato.

È una poesia in cui Vittoria esprime lo sconcerto di fronte ad una realtà tenebrosa con cui oggi ci confrontiamo. La morte come una bestia sanguinaria si aggira per le strade mietendo le sue vittime. Un cappuccio nero, come dice il titolo di questo piccolo componimento, calato sulle attese e sulle speranze degli uomini. Come si fa a morire a vent’anni? Come si fa a morire così? La bestia è passata anche in mezzo a noi seminando dolore e incomprensione. Eppure nelle parole di Vittoria è contenuta anche un’altra verità. La morte è una bestia dal collo azzannato. Colpisce ma è stata già ferita mortalmente, il suo destino è segnato e qualcuno l’ha vinta.

La piccola fiamma del cero pasquale ci ricorda un chiarore che si diffonde nelle tenebre, quello di Gesù che nel mistero della sua morte ci ha liberati dalla morte e ha aperto un varco di vita per sempre. Quei gesti apparentemente senza speranza di Giuseppe di Arimatea che raccoglie Gesù dalla croce nascondono in realtà la sua azione più potente. Egli è sceso nelle profondità dell’abisso, è sceso come ogni uomo, morendo. Ma ha portato un antidoto sul quale la morte non può prevalere: l’amore. La morte regna dove non c’è amore, ma se in casa della morte viene liberata questa energia, la morte è disarmata e sconfitta. E allora comprendiamo le parole di Paolo: Chi ci separerà dal suo amore? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione? Né morte né vita ci separeranno dall’amore di Dio in Cristo Gesù.

In questa azione potente però il Signore coinvolge anche noi, affidandoci alcune responsabilità che allargano l’amore di Gesù e la sua salvezza.

1.    Prendi sul serio il mistero della vita. Della tua e di quella degli altri. Oggi viviamo in un vortice di superficialità che nega talvolta le profondità dell’esistenza: pubblichiamo su facebook le foto ammiccanti e patinate di una serata in discoteca e ci illudiamo che il mondo sia questo. E invece c’è un universo interiore che domanda riconoscimento, attenzione, cura. Un universo fatto di domande, di intuizioni, di risposte. Un universo che domanda anche condivisione, confronto, discernimento, capacità di ritornare sui propri passi. L’ultimo messaggio che Vittoria ha spedito a un’amica diceva: Sto male, non so più che cosa faccio. Vittoria era una ragazza splendida, aperta: “Quando arrivava splendeva il sole”, ha detto un’amica; ma nel cuore c’era un male oscuro. Prenditi sempre cura di te, non presumere mai delle tue sole forze, fatti aiutare. Non prendere scorciatoie, perché a volte la morte può vendere i suoi prodotti spacciandoli come un rimedio: la morte è dominio del menzognero, non dimenticarlo quando ti seduce e ti illude. E negli sguardi di chi incontri cerca sempre di non fermarti alle apparenze, di intercettare l’inquietudine altrui, di farti prossimo. Che succede se quel “come va”, che talvolta utilizziamo all’inglese, cominciassimo a chiederlo per davvero?

2.    Fai buona scorta di amore. Se è questo l’antidoto che sconfigge la morte, meglio dosi abbondanti. E impara a trafficare l’amore perché è nel dono di sé che si trovano le grandi risposte della vita. Vittoria era una ragazza riflessiva ma le riflessioni da sole non bastano: devono trovare sentieri di incontro, di reciprocità, di fiducia, di solidarietà libera e generosa. A volte i mali della vita si vincono non quando qualcuno si interessa di te ma quando tu cominci a esistere per qualcuno. Vittoria lo stava intuendo: l’amore che aveva ricevuto in famiglia lo stava imparando a diffondere, alla nonna con la quale aveva pensato di abitare per non lasciarla sola, con un ragazzo con cui si stava profilando una storia. Ecco, è importante curare l’amore, farlo crescere, interrogarne la verità e l’intensità. Perché quando viviamo nell’amore esso diviene una forza potente, capace di contrastare le tenebre, capace di farci capire che la nostra fragilità può custodire un tesoro. Lasciati amare e impara ad amare perché nell’amore si nasconde il mistero di Dio e della vita.

3.    Non rassegnarti al nulla. Vittoria era una ragazza in ricerca. L’ultimo libro che ha preso in prestito nella nostra biblioteca è stato il De brevitate vitae di Seneca, un’opera nella quale l’autore si chiede il senso del tempo. Oggi noi viviamo una pericolosa deriva dall’eterno, immersi in un presente che sembra catturarci. Ma l’ultimo messaggio che Vittoria ha postato su facebook diceva: Non è mai un addio. Una frase che sembra riconoscere la possibilità di una breccia, di un oltre. È il varco che appartiene al Signore Gesù, alla speranza che ha inaugurato, ai cieli nuovi e alla nuova terra in cui non ci sarà più né lutto, né lamento, né pianto. Non rassegnarti mai al sasso posto sul sepolcro, perché per quanto grosso c’è qualcuno che lo rovescia e fa nuove tutte le cose. Vivi di eternità, apri sprazzi di cielo e non rassegnarti mai di fronte a chi ti dice: non c’è più niente da fare.

Cara Vittoria, consegniamo la tua giovane vita nelle mani di Gesù. Il suo amore ti abbracci e ti faccia comprendere quello che né tu né noi siamo stati in grado di capire. Sia balsamo sulle tue ferite, guarigione dal male che non sei riuscita a combattere, perdono e misericordia per ogni tua fragilità. Continua a restare vicina alla tua famiglia, stampa negli occhi e nel cuore di tua madre un’immagine diversa dall’ultima che  ha visto e ricorda a ogni tuo coetaneo quella vita nuova che ora ti appartiene e che nella speranza è consegnata ad ogni uomo.

 

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