Ventinovesima
domenica del Tempo ordinario
Anziano
raggirato da falsi funzionari, automobilista ingannato dalla truffa dello
specchietto. Quante sono le insidie che ogni giorno ci raggiungono? Qualcuno ti
spinge su un terreno insidioso senza che te ne accorga e ad un certo punto
scatta la trappola. Succede anche a Gesù. Dopo che i farisei non sono riusciti
a metterlo in difficoltà con il dibattito teologico ci provano con quello
economico. Quando si parla di soldi siamo tutti vulnerabili: chissà che si possa
incastrare Gesù. Ecco dunque la domanda: E’
giusto o no pagare il tributo a Cesare, lo dobbiamo pagare o no? Notate che
la domanda è posta dai farisei e dagli erodiani. I primi mal sopportavano la
dominazione romana, i secondi invece la sostenevano. Se Gesù avesse detto di
pagare sarebbe sembrato un alleato del potere imperiale, se avesse detto di no
poteva apparire un rivoluzionario, una testa calda. Questa situazione a volte
ci appartiene perché le parole di Gesù sono scomode e il tentativo di cercare dei
sotterfugi è sempre in agguato. Come ne esce Gesù? Che cosa ci fa capire?
1. Anzitutto
smaschera l’ipocrisia dei suoi interlocutori. Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete
mettermi alla prova?». Ci sono pagine del vangelo che indicano una strada
impegnativa. La legalità, la correttezza economica, la coerenza sul piano
professionale. Pensate ad alcune situazioni lavorative: in base alla legge
chiedi il permesso di assistenza di un familiare malato e ti assenti dal lavoro
costringendo azienda e colleghi a coprire il tuo turno. Una buona cosa, se non
fosse che in realtà hai un altro lavoro e quel familiare è solo un espediente
per fare i tuoi interessi. E quando qualcuno te lo fa notare ti nascondi dietro
alla persuasione che “in Italia va così”, che i politici sono i primi a dare
questo esempio. L’Italia va così perché tu vai così. In realtà percepisci che
c’è un’ipocrisia di fondo che va riconosciuta perché non succeda che, volendo
mettere in trappola l’altro, finisci in trappola tu. Chiama per nome i tuoi
sotterfugi.
2. Ma
non si tratta solo di sotterfugi. C’è un pericolo ben più grande. Gesù infatti
chiede una moneta. Ed essi gli
presentarono un denaro. Nel conio c’era l’effige di Tiberio con la scritta pontifex maximus. Ora Gesù si trovava
nel tempio e in tale luogo quella moneta non poteva entrare: Israele sa bene
che c’è un unico Dio e che gli imperatori non devono prenderne il posto.
All’ingresso del tempio c’erano infatti i cambiavalute. Come dunque quella
moneta è rimasta nelle tasche di qualcuno? Ecco il vero pericolo: che il tuo
Dio sia il soldo. Il vangelo ti dà fastidio, elimini chi te lo ricorda e non ti
rendi conto che qualcun altro prende il posto di Dio, diventa il tuo nuovo
vangelo. Che cosa c’è a fronte alla tentazione di alcuni nostri ragazzi di
interrompere un cammino universitario? Non c’è l’incapacità o l’assenza di
prospettive occupazionali, ma il confronto con i coetanei e la ricerca di
un’immediata disponibilità economica che consente di avere i 50 o i 100 euro
per il sabato sera. Che cosa ti muove nella vita? Che valori indichi? Che
moneta metti in tasca di tuo figlio? Quando capitano certe morti siamo tutti
costernati, ma non basta. Dobbiamo lavorare a monte e indicare una valuta
diversa da quella che sembra prevalere sul mercato del mondo. Perché non c’è
quell’unico mercato e c’è il rischio di investire in chi ti promette di
arricchire e in realtà ti rende succube. Smaschera l’imperatore.
3. Ma
non si tratta di fare rivoluzioni, né di porre alternative. Ci sono due ordini
da riconoscere. A Cesare ciò che è di
Cesare e a Dio ciò che è di Dio. E non sono speculari. Non si tratta infatti di dare ma di rendere, di restituire: e ciò che appartiene a Cesare non è ciò che appartiene a Dio. Gesù non misconosce l’esigenza di fare i conti con la storia e neppure con
un’economia, uno stato, un sistema fiscale. Ma l’effige
di Cesare va legata alla ricerca di un’altra immagine, quella che Dio imprime
nel volto di ogni uomo, specie nel caso in cui Cesare perda di vista l'uomo e si fissi sulla sua immagine o sulle sue tasse. Restituisci sempre l'uomo alla sua dignità: del suo lavoro, dei suoi legami, della sua terra, Non cadere nella trappola di chi vuole cancellare
tale immagine, perché c’è il rischio di non riconoscerla più neppure in te.
Giornata Missionaria Mondiale che cos’è? È dare aiuto economico, certo, ma è
soprattutto dire ad ogni uomo che è immagine di Dio, che porta impresso i
riflessi dell’onnipotente. I cristiani nel mondo sono di questa umanità buona e contro ogni tranello la diffondono e la difendono.
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