sabato 30 agosto 2014

Omelia 31 agosto 2014


Ventiduesima domenica del T.O.

Tu mi sei di scandalo. Skandalon in greco, indica il sasso, quello insidioso che ti fa inciampare. Pietro, definito pochi versetti prima come la roccia, viene paragonato a una pietra scivolosa sulla quale le convinzioni precedenti non stanno più in piedi. È la nostra vita: momenti in cui siamo rocce e momenti in cui siamo sassi pericolosi, per noi e per gli altri.

Quando diventiamo ciottoli ingannevoli? Gesù ce lo fa capire: Perché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini. Ecco, l’instabilità della vita dipende dai pensieri che coltivi, da quello che ti orienta nel cammino. Segui strade terrene o strade fatte di cielo? Abbiamo sentito in questi giorni di quella bambina americana di nove anni che al poligono dove stava sparando con una mitraglietta, per sbaglio, uccide il suo istruttore. Cosa porta dei genitori a fare una scelta così sconsiderata? Che cosa metti in mano a tuo figlio? Magari non sarà la mitraglietta Uzi, ma ci sono anche altre armi. Mi fa pensare ad esempio una trasmissione di MTV dove vari adolescenti americani presentano la propria casa. Abitazioni enormi e lussuosissime dove la felicità sembra data dalle infinite risorse del conto di tuo padre. Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini. Gesù rimette Pietro sulla strada del discepolo: Va’ dietro di me. Qual è il cammino che Gesù indica per tornare ad essere roccia?
 
1.    Se qualcuno vuole venire dietro a me. In questa espressione troviamo un’ipotesi e un appello alla volontà. Diventare discepoli non è scontato: domanda una decisione che va interiormente chiarita, motivata, assunta. Ci sono altri modelli in agguato che rischiano di essere omologati e omologanti. Tu chi sei? Chi vuoi seguire? Non conformatevi a questo mondo. Venerdì sera ero a cena in casa di due amici medici. Ad un certo punto arriva la telefonata di un decesso e la moglie, medico di base, parte per fare la constatazione. Fuori servizio, avrebbe potuto far intervenire la guardia medica, ma lei dice: «Loro conoscono me». E poi torna e racconta che è stata con i familiari e ha detto pure le preghiere. Mentre era assente, il marito mi racconta che il giorno prima aveva caricato in macchina un bambino africano con la mamma e lo aveva portato dallo specialista. «Lei è così». Ecco: chi segui? I codici di procedura? Le ricette in bianco e in rosso che vengono cambiate? O un pezzo di vangelo che il Signore ti affida anche quando sei medico? Se qualcuno vuole venire dietro a me…

2.    Rinneghi se stesso. Rinnegare non vuol dire mortificare quello che di bello e di buono c’è nell’uomo. Vuol dire aderire a un percorso più grande di quello che sei. Rinnega la pretesa di essere tu stesso il centro dell’universo, la chiave di misura e di valutazione di tutto. Lascia spazio a Dio perché l’onnipotente è lui. Pensate alle volte in cui diciamo: “Ho fatto” con la sensazione di essere qualcuno. Descriviamo la nostra giornata all’insegna di quel che abbiamo combinato e ci pare che le nostre opere equivalgano al nostro valore. È una tentazione dell’homo faber. Ma anche l’homo ludens non è da meno: divertimento, piacere, evasione e se non riesco a garantire questi spazi mi sento frustrato. Allora piazzi i figli ai nonni perché le tue vacanze non devono subire il loro stress. Rinnega questa logica, dice Gesù. Trova una visione composita della vita. Non sei solo quello che fai, non sei solo il tuo divertimento. Sei quello che vali, la tua profondità, la tua capacità di incontro, la tua fede. Prova a vedere che succede se liberi anche queste risorse.

3.    Prenda la sua croce e mi segua. Questa immagine che non ci va molto a genio non dice tanto la sofferenza, i patimenti fisici. Il cristiano non li cerca e non li raccomanda. Perché Gesù muore in croce? Per amore. Prendere la croce vuol dire: se vivi un’esistenza nell’amore e nel dono niente e nessuno te la può togliere, anche se tenteranno di convincerti del contrario. Gesù dice queste cose prima della sua morte, ma i suoi ascoltatori conoscevano bene il cammino dei condannati che salivano l’erta del Calvario portando il patibolum sulle spalle. E sapevano anche che la gente li derideva e li insultava: «Sei uno che ha fallito, uno che ha sbagliato tutto e paghi le conseguenze della tua esistenza sconsiderata». È quello che avvertono i cristiani di Mosul che vengono allontanati e perseguitati con una “N” di nazareno dipinta sulle loro abitazioni. Un marchio infamante per i loro aguzzini che inneggiano ad una religione di sopraffazione, di eliminazione, di terrore. Prendere la croce vuol dire: questo modo di impostare la vita non vincerà. Perché ha dimenticato l’amore. E siccome l’amore è l’anima della vita, se perdi l’amore hai perso tutto. Pensate alle eredità: talvolta un genitore opera alcune scelte preferenziali oltre la legittima. Perché un figlio è più in difficoltà, perché ci sono esigenze diverse. E subito monta la gelosia perché sembra di essere defraudati. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Trovi solo quello che hai donato. E nel dono trovi la parte migliore di te.

Ecco, la roccia e il sasso. Secondo Dio o secondo gli uomini? Il rischio di Pietro è sempre in agguato, ma Gesù non si dà per vinto: sostiene l’apostolo, sostiene anche noi.

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