Diciottesima domenica del T. O.
Saranno
i giorni particolari che sto vivendo, ma mi colpisce parecchio la vicenda di
Gesù che, dopo la morte di Giovanni Battista, sente il bisogno, molto umano, di
allontanarsi, di starsene per conto suo. Avendo
udito della morte di Giovanni Battista, Gesù partì di là su una barca e si
ritirò in un luogo deserto, in disparte. La morte di una persona cui sei
legato domanda un tempo di sedimentazione, di rielaborazione del vissuto, per riorganizzare
la vita, chi sei e chi vuoi essere, le cose importanti cui rivolgere l’attenzione.
Serve per dire: voglio morire anch’io o voglio tornare a vivere? L’ultimo
regalo che si fa agli altri che se ne vanno è quello di non sprecare la loro
morte. E infatti Gesù ritorna. La solitudine dura poco perché la folla lo segue
e lo raggiunge proprio dove pensava di starsene solo. E lui si commuove, forse
perché vede non solo gente che ha bisogno di lui, ma anche la vita che continua,
un compito che non è finito, un Padre che riapre i giochi. Ecco l’aspetto
importante: l’assunzione di una nuova responsabilità. Vale anche per noi,
quando la vita ci mette alla prova, quando ci pare che non ci siano sbocchi,
quando ci interroghiamo sui compiti che ci appartengono.
E in
questa ritrovata fiducia, Gesù ci indica alcune esigenze imprescindibili.
1. Rifiutare l’allontanamento sbrigativo
degli altri. Ad un certo punto è tardi e c’è parecchia
gente intorno a Gesù. Come si fa a gestire tutte quelle persone? Ecco allora la
soluzione dei discepoli: «Il luogo è
deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi
da mangiare». Ognuno per sé e Dio per tutti! I discepoli vedono i problemi,
Gesù vede pecore senza pastore da raccogliere,
da custodire. E si mette a guarire la
gente. Chi ti affida il Signore? Chi devi ritrovare per evitare congedi troppo
frettolosi? In questo tempo ci sono racconti un po’ tristi che provengono
dall’ambiente ospedaliero e che a motivo Covid mettono in evidenza la
difficoltà di essere accanto ai morenti. Perché i protocolli non consentono più
di un accesso al giorno e per un tempo contingentato. Non sempre, non
dappertutto. A volte ci sono episodi di grande umanità e comprensione da parte
del personale sanitario che va oltre i protocolli. Ma non sempre è così e anche
in questo tempo, in ospedale, si rischia di morire in solitudine. Forse, quando
una persona se ne sta andando, si può garantire un ambiente riservato, per lei
e per i famigliari. Perché anche quel momento è una terapia, per chi se ne va e
per chi resta. Cercare, sentire compassione, non allontanare. L’uomo prima dei
protocolli.
2. Partire da quello che sei e da quello
che hai. Voi stessi date
loro da mangiare. Voi stessi. Il pronome rafforzato marca l’esigenza di
esserci, di assumere responsabilità, di non fuggire. Voi stessi genitori, voi
stessi animatori, voi stessi nonni, voi stessi preti. E non importa se hai in
mano solo cinque pani d’orzo e due pesci. Il miracolo lo compie Gesù che cerca
però la tua partecipazione, la tua corresponsabilità. Portatemeli qua. Dopo la genesi, Dio smette di creare dal nulla e preferisce generare vita
grazie all’aiuto degli uomini. Poco o tanto non ha importanza, importante per
lui è il tuo contributo, la tua consegna, la tua fiducia. Il miracolo è la
sfida di cinque pani e due pesci alla fame del mondo. Pensate però a quello che
sta capitando, alla difficoltà di unire l’iniziativa personale alla risoluzione
dei problemi. Perché la pretesa è quella della garanzia totale e, se non è
esaurita tutta la burocrazia, chiarite tutte le responsabilità non ci si muove.
Neanche per una partita di calcio in oratorio. E non è un risultato della
pandemia. È lo stile di chi fa della ricerca delle altrui responsabilità una
professione e un sistema, per guadagnarci, per indebolire, per eliminare. Siamo
sempre a rischio denuncia: chi te lo fa fare di tirare fuori i cinque pani? Ma
un paese così implode. In questi giorni in Egitto è morto Mohamed Mashali, il "dottore dei poveri", un
medico musulmano che visitava gli abitanti dei sobborghi più poveri di Tanta,
città nel Delta del Nilo. Curava la gente, chiedendo pochi spiccioli solo a chi
poteva affrontare la spesa. Lavorava dodici ore al giorno, visitando musulmani
o cristiani, non importava, anche ora che era diventato anziano. È un problema socio-sanitario?
Intanto prova a fare qualcosa tu. Voi
stessi. Gesù insegna a tirare fuori le piccole disponibilità. E dove c’è autentica
generosità lui moltiplica. E sorprende.
3. Cerca quello che nutre davvero. Ad
un certo punto il brano si concentra sui gesti di Gesù. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la
benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Sono
gesti che sanno di Eucaristia, come se Gesù anticipasse quello che avrebbe
compiuto nell’ultima Cena. Allora tu riprendi quota nella vita, anche dopo la
delusione e il disorientamento, se ti lasci nutrire da Gesù, dal suo Pane. Non
solo se cerchi gli altri, ma se cerchi Gesù!
Non solo se ti dai da fare per gli altri, ma se lasci che lui faccia qualcosa
per te. Quel Pane avanza perché la chiesa non ne sia mai priva e perché ogni
uomo trovi una riserva di cielo nell’esistenza di ogni giorno. Mentre
distribuisci pane, ricordati di mangiare, verifica quello che mangi e un po’ di
cibo vero chiedilo a Gesù.
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