Venticinquesima
domenica del Tempo ordinario
C’è un’espressione che ha segnato profondamente il
pensiero teologico: Dio è il totalmente
altro. A volte può diventare pericolosa e stabilire una distanza
inopportuna tra l’uomo e Dio, una distanza che Dio stesso ha superato. Ma in
alcuni casi può essere d’aiuto, specie se riguarda i pensieri di Dio, il suo
modo di fare, quello che lui ha in mente: Dio non sta nei nostri contenitori,
nelle nostre schematizzazioni e neppure, come abbiamo sentito nel vangelo, nelle
nostre rivendicazioni sindacali. I contratti di Dio sono stabiliti solo in base
al suo amore, imprevedibile e a volte sconcertante. Vediamo dunque come agisce
il Totalmente altro.
1. Anzitutto lui coltiva una vite. Un albero che ha bisogno
di cura, di attenzione, di coinvolgimento. Un albero che racconta una storia
importante. La vigna non è una pianta di pomodori. Che cosa stai coltivando? A
volte invece di far crescere la vigna ci attraggono altre coltivazioni meno
impegnative, come nella storia di quella ragazza universitaria di Pordenone che
ha vinto il ricorso contro suo padre che gli aveva ridotto i soldi del
mantenimento perché non studiava e perdeva tempo in divertimenti. La Corte
d’Appello ha dato ragione alla ragazza perché non può mantenersi da sola.
Guarda che la vita è fatta di partecipazione, di impegno. Tira fuori l’energia,
la tua disponibilità. Coltiva la vigna non le zucche.
2. Poi Dio esce e chiama a tutte le ore, dall’alba alle
cinque del pomeriggio. Nella sua azienda assume personale di continuo: c’è
sempre posto e non è mai troppo tardi per coinvolgerti nei progetti di Dio. Non
si tratta solo dell’impegno che puoi assumere in parrocchia, ma anche della
decisione che sempre puoi mettere di giocarti un po’ di più nella direzione del
vangelo. Prova ad andare nella vigna di casa tua, nella tua famiglia ti stanno
aspettando. Prova a coinvolgerti in un progetto di solidarietà. Prova a credere
nelle tue possibilità di riscatto. Qualche mese fa il Corriere pubblicava la
storia di alcuni baby camorristi assunti dalla Whirpool in un progetto di
inserimento professionale che ha salvato un centinaio di ragazzi dalla
criminalità. Non è mai troppo tardi per trovare la parte migliore di te, quella
che non emerge se rimani tutto il giorno ozioso.
3. Infine la questione più scottante: quella della paga. Il
Dio totalmente altro non paga in base all’orario lavorativo ma in base al suo
amore. E se ci dà fastidio questo suo modo di fare, se ci sembra ingiusto, vuol
dire che non abbiamo capito che la paga vera non è tanto al termine del
rapporto lavorativo, quanto nel fatto di lavorare. Se noi lavoriamo per la paga
il lavoro diventa pesante, ci aliena. Se il lavoro è qualcosa di bello la
prospettiva cambia: ho avuto non l’onere ma la fortuna di iniziare prima. Perché
è vero che nella vigna a volte si suda, ma in quella coltivazione c’è anche
qualcosa di appassionante, di straordinariamente fecondo. Se capita, come ho
sentito ieri al mercato, che siccome hai preso tante messe da piccolo ora
non ne vuoi prendere neanche una, vuol dire che quelle messe erano solo
pesantezza. Se il catechismo per tuo figlio ti sembra qualcosa di fastidioso,
un impegno in più, piuttosto che trasmettere questi sentimenti, tienilo a casa.
E se assumi un servizio in parrocchia fallo con gioia, perché il dramma
peggiore che incontra il cristianesimo è la tristezza, vivere come prigionieri
quello che è un cammino di libertà. Prova a vedere se ti sei perso qualcosa per strada, magari la fiducia di Gesù che conta proprio su di te.