Trentesima domenica del Tempo Ordinario
Questa
settimana è stata funestata dalla terribile notizia di Desirée, la sedicenne di
Latina ripetutamente violentata in un contesto di droga, criminalità, degrado. Troupe
televisive che si addentrano nei meandri oscuri di uno stabile fatiscente che
per qualcuno costituisce la dimora abituale e che per molti è crocevia di
spaccio, di ricettazione, di fughe di fronte alla legge. In questa vicenda
siamo tutti un po’ ciechi: lo sono i violentatori assassini, gente prigioniera
del proprio vuoto e priva di ogni traccia di umanità, lo è il padre di Desirée,
a capo del traffico di droga di Cisterna, che accusa chi gli ha ammazzato la
figlia ma che non esita a distribuire morte ai figli degli altri, lo è anche Desirée
che si è lasciata attrarre in questo vortice oscuro dimenticando la bellezza
della sua giovinezza e le speranze che la vita consegna ad ogni ragazzo. E
ciechi lo siamo anche noi, società che vorrebbe risolvere il problema con le
ruspe, dimenticando che tutti quegli sbandati si trovano in quel luogo perché
già altre ruspe li hanno fatti partire da altrove. Siamo ciechi anche noi quando
pensiamo che questi problemi appartengano solo a contesti lontani, senza
considerare che le sostanze sono alla portata anche dei nostri ragazzi. Non le
ruspe bisogna muovere, ma le gru, quelle che portano a costruire, a educare, a
offrire speranza e forse anche luoghi di aggregazione e d’incontro. L’emergenza
educativa non è più in agenda e, in questo Paese che ama gli slogan di piazza più
dei suoi ragazzi, non c’è una voce di bilancio che consenta di realizzare un ambiente
per poterli mettere insieme e suggerire loro che vita non è equivalente allo
sballo. L’oratorio per il quale invano cerchiamo finanziamenti ne è la prova.
Gesù
oggi guarisce un cieco e vuole guarire anche noi, bisognosi di trovare la sua
luce, il suo modo di vedere le cose. Come avviene la guarigione?
1. Anzitutto
gridando e vincendo quelli che ti vorrebbero zittire. Quando il cieco sente che
sta arrivando Gesù, non si trattiene e inizia a chiamarlo a gran voce, tanto
che molti lo rimproveravano perché
tacesse. Ma egli gridava ancora più forte. Il cieco ricorda che un tempo ci
vedeva e per quanto la sua situazione sembri inguaribile, lui non si rassegna: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me. Non rassegnarti mai all’oscurità; esci
da quello che ti rende tenebroso, che oscura la vita. Come quell’autista di
Parigi che ad una fermata del suo autobus doveva far salire François, un
disabile in carrozzella. L’elevatore l’ha tirato su, ma la gente era pigiata,
infastidita e non voleva lasciarlo entrare. E l’autista ha fermato l’autobus e
ha gridato: “Capolinea”. Così tutti sono scesi, François è salito e l’autobus
ha ripreso la corsa. Non essere vittima del silenzio, della penombra, della
mediocrità. E grida quando scendono le tenebre.
2. C’è
un altro gesto molto importante che il cieco compie: butta via il mantello e si
reca da Gesù. Il mantello non è solo un vestito. Nella mentalità palestinese di
allora è la casa del povero, è tutto ciò che uno possiede, tanto che se uno
prendeva in pegno il mantello del povero glielo doveva restituire prima del
tramonto del sole. Questo cieco invece butta via anche questa garanzia perché
si sente ormai accolto in un’altra dimora, uno spazio più luminoso di quello
che pensa di avere. Ecco, per trovare luce dobbiamo buttare il mantello che ci copre, che ci dà sicurezza ma anche ci
imprigiona. Pensate ai lavoratori della Breton che hanno regalato 120
giorni di lavoro al papà di quel bambino di S. Martino di Lupari, che è morto
sotto lo scuolabus. Hanno rinunciato a un giorno delle loro ferie, per poter
permettere al loro collega di stare più vicino alla sua famiglia. Uno potrebbe
pensare solo al suo mantello, a starsene in ferie tranquillo dove meglio gli
pare e invece getta via le sue sicurezze per far entrare un po’ di luce in più,
nella vita di una famiglia segnata da una grave perdita e forse anche nella
loro vita. Perché quando fai del bene, il bene fatto ti torna indietro.
3. Infine,
ci dice l’evangelista che il cieco guarito seguiva Gesù lungo la strada. La
guarigione funziona se la mantieni attiva, se Gesù diventa la tua strada. Fa’
in modo che la luce non sia uno
sfarfallio momentaneo, ma un chiarore che ti accompagna. Ci sono ad esempio
dei ragazzi che misteriosamente appaiono a catechismo e altrettanto
misteriosamente spariscono, salvo ripresentarsi a particolari scadenze. E se interpelli
la famiglia, ti guardano con sufficienza, come se non ti rendessi conto di dove
porta la vita. Solo quattro, cinque
volte, poi viene. Certo, puoi giocare al ribasso, come quando aspetti i
saldi di fine stagione: chiediti però se siano le svendite a dare struttura alla
personalità di tuo figlio o la perseveranza, l’incoraggiamento, il valore che
tu adulto attribuisci o meno a certe esperienze. Lo seguiva lungo la strada. La strada è la vita: vedi un po’ con
chi la vuoi percorrere, perché i meandri oscuri non sono finiti ed è meglio
essere in compagnia della Luce.