sabato 13 aprile 2024

 

Funerale Giuliana Bolzon ved. Padovani (13 aprile 2024)

(Letture - Rm 8, 31-39 – Mc 16,1-6)

«Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui». Tante volte in questi giorni di pasqua i vangeli ci hanno parlato di donne. Donne che non si rassegnano, donne che non perdono tempo, donne piene di profumi e di tenerezza. Anche Giuliana appartiene a queste donne. Anche lei donna del mattino di pasqua, capace di portare risurrezione e speranza. Con semplicità, con disponibilità, con una misura di gioia sempre abbondante.

Donna del mattino di pasqua anzitutto nella sua famiglia dove non sono mancate le prove ma neanche la voglia di riprendere il viaggio. Giuliana aveva conosciuto Antonio Padovani, suo futuro marito, quando quel giovane intraprendente dava una mano a un vecchio cappellano di Godego, don Luigi Callegari, trasferito a S. Floriano. Antonio andava a proiettare qualche film in casa di Giuliana, sotto il portico, arredato con le sedie della chiesa, dove accorreva parecchia gente. E in quel cinematografo improvvisato era iniziato un altro film, d’amore, tra loro due che nel 1962 si sono sposati. Un legame bello, intenso, arricchito dai figli. Antonio pieno di iniziative professionali, culturali e musicali e Giuliana che se ne stava a casa, appagata della sua famiglia e senza il bisogno di cercare di più. Andava bene così. Poi la morte di Antonio, nel 1993 e la morte di sua figlia Maria nel 2014. Sono stati momenti difficilissimi e sofferti. Ci si può chiudere, arrabbiare, deprimere, specie quando ad una madre manca una figlia. Giuliana invece ha preso in mano la vita e l’ha riconsegnata a figli, nipoti e a una infinità di relazioni buone, tante quante erano prima quelle di Antonio. «Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?». Giuliana aveva visto che questo masso non pesava più, non ostacolava i suoi pensieri, i suoi giorni, la voglia di esserci ancora. Perché le donne del mattino di pasqua non si lasciano catturare dalla tristezza, né attribuiscono alla morte più forza di quanta ne appartenga al Signore risorto. Non ha mai smesso Giuliana di andare in cimitero, portando fiori e preghiere. Ma le sue pedalate, sottratte al lutto, erano quelle della speranza e della vita. Guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande.

Giuliana era donna del mattino di pasqua anche in questa nostra comunità che aveva dilatato i contorni di casa sua. I suoi fratelli, i suoi figli, i nipoti e il piccolo Tommaso erano la bellezza dei suoi giorni che si arricchivano però anche di questa famiglia parrocchiale nella quale si sentiva a casa. E anche noi con lei abbiamo respirato aria di casa per tutto il bene che ci ha fatto e voluto. Negli anni in cui faceva catechismo, nelle pulizie della chiesa, in casa alpina, nell’AC, nel grest. Inutile raccomandarle di non distribuire dolcetti e caffe agli animatori che frequentavano numerosi il suo laboratorio né intrattenere le signore sue colleghe nella stessa caffetteria. Toglierle quella possibilità non era solo privarla di una mansione che le sembrava cucita addosso, ma misconoscere uno stile di chiesa ospitale e servizievole di cui lei era espressione. Con qualche complicità. Per noi preti c’era poi una misura aggiunta di benedizione per la sua presenza lieta e materna in canonica. Aveva iniziato ai tempi di don Giuseppe, al sabato sera, preparando la cena. Ma anche i parroci successivi avevano rinnovato e allargato il contratto che economicamente per lei corrispondeva alla partita unica, quella della gratuità. E sempre con grande discrezione, semplicità e una disponibilità che non conosceva esitazione. Aveva deciso che ok in inglese si scriveva anche con una i. Oki. Come il famoso farmaco. E nel mio telefono i suoi whatsapp sono pieni di Oki, va bene. Giuliana puoi venire? Oki. Giuliana abbiamo bisogno di una mano. Oki. Giuliana stasera sei libera? Oki. Le donne del mattino di pasqua sono abituate alle sorprese, anche dei parroci, ed esse stesse ti sorprendono per quella misura di carità che non conosce misure. E forse è proprio questo l’Oki migliore, il farmaco che guarisce il mondo.

Infine il mattino di pasqua di Giuliana erano le 8 di domenica mattina, la sua messa, il suo incontro con il Signore risorto, qui in chiesa. Un appuntamento da cui tutto partiva. Perché noi ci chiediamo da dove arrivi la disponibilità agli altri, la speranza nella malattia, la gioia che riesci a trasmettere. Forse è proprio in quella celebrazione settimanale. Perché noi a volte siamo un po’ accomodanti, ridisegniamo la nostra pratica cristiana a partire dalla flessibilità. Vado, non vado, vado se posso, vado se mi sento... Quando Giuliana sentiva queste obiezioni diceva: Mi no so tanto d’accordo. Mi vao. E non solo la domenica, veniva anche durante la settimana. Le donne del mattino di pasqua sanno che la pasqua è il Signore Gesù, l’incontro con lui, quello che Giuliana custodiva anche nei giorni di un male che sembrava sconfitto e che è tornato a diffondersi, in maniera veloce. Ma non è stato il male a vincere. Hanno vinto il Signore e la fede in lui, in quel sacramento dell’Unzione che Giuliana ha ricevuto in ospedale e che le ha regalato ancora qualche settimana e nella comunione, l’ultima, che ha fatto proprio il giorno di Pasqua, al mattino di quel giorno. Lei che sempre andava a trovare il Signore e il Signore che era venuto a trovare lei.

Chi ci separerà dall’amore di Dio in Cristo Gesù? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. In questo amore Giuliana è vissuta, questo amore ci ha testimoniato, a questo amore la restituiamo persuasi che quell’amore non ci perde, nella comunione dei santi ancora ci raggiunge, nella speranza apre anche a noi la pasqua del Signore.