Prima domenica di quaresima
1.
Lo
Spirito sospinse Gesù nel deserto. Prima che si
evochi la presenza sinistra del diavolo che tenta Gesù, l’evangelista ricorda
che c’è un altro protagonista: lo Spirito di Dio. Vuol dire che la tentazione è
ambito in cui egli agisce e che non è subito sinonimo di fallimento, di peccato.
Il deserto è il luogo della verità, dove non ci sono artifici ma ti devi
misurare con l’essenziale, con quello che conta. A Dio sta a cuore la verità
del rapporto con lui e qualche volta ci accompagna in alcuni deserti perché
ritroviamo l’autenticità di noi e di lui, delle cose e delle situazioni che ci
capitano. A volte infatti viviamo in un perenne teatro, ci pare che la vita
corrisponda alle nostre interpretazioni all’insegna del lavoro senza
interruzione o del divertimento e dell’evasione. E poi un ragazzo di ventitré
anni si toglie la vita. Che sta succedendo? È Dio che ci ha abbandonato o siamo
noi che ci siamo perduti, incapaci di indicare senso? Cosa comunichi alle
giovani generazioni? Guarda che forse il Signore ti sta conducendo nel deserto
perché esci dal film che ti sei costruito e ritrovi l’autenticità, non le
sceneggiature.
2.
E nel deserto rimase per quaranta giorni. Quaranta
sono anche gli anni di Israele nel deserto, tempo in cui il popolo sperimenta
la fame, la sete, i serpenti e in queste circostanze è tentato di tornare
indietro, mettendo in discussione quel Dio che li ha liberati. Gesù vive quei
quaranta giorni per dire che ogni cammino di liberazione ha bisogno di tempo. La
tentazione è l’occasione che Dio ti dà per crescere, per verificare la tua
fede, per allenarti. L’uomo partecipa all’avventura di Dio non come una
marionetta ma come soggetto libero. E la libertà ha bisogno di collocarsi, di
decidere di sé, di sperimentarsi anche in situazioni in cui ne vedi la fatica.
Dio ti aspetta. Già, ma noi non aspettiamo. Non siamo più in grado di
apprezzare la fatica e, cercando di schivarla, scendiamo per il crinale più
facile. Malattia: se non possiamo curarla, meglio farla finita. Famiglia: se
non andiamo più d’accordo, meglio dividersi. Amicizia: se per stare insieme
bisogna bere, al diavolo la salute. Al diavolo, appunto. È lui che vince con le
sue alternative veloci. Dia-ballo,
getto lontano. Vuole gettarci lontano da Dio e da noi stessi, vuole farci
credere che la percezione di un’istante sia la verità della vita. Datti il
tempo per crescere, per camminare, per stare nel guado, sapendo che ogni passo
non è senza senso.
3.
Ma nella tentazione che cosa succede
veramente nel cuore dell’uomo? L’evangelista ce lo fa capire con questa
descrizione: Stava con le bestie
selvatiche e gli angeli lo servivano. L’umanità di Gesù è contesa tra le
bestie e gli angeli. L’uomo infatti nella settimana della creazione è creato
nello stesso giorno degli animali, ma è rivestito di straordinaria dignità
poiché, a differenza degli animali, è fatto ad immagine di Dio. Ecco la
tentazione: è quella di esasperare questo rapporto. O perché perdi il contatto
con il pianeta terra in uno spiritualismo disincarnato o perché l’animale
dimentica di portare un riflesso di Dio sul suo volto e si trasforma in una
bestia. E di esempi bestiali in questa settimana ne abbiamo collezionati
parecchi: dai tifosi olandesi che hanno devastato la capitale, alla tredicenne
di Torino violentata per mesi dai coetanei. Che fatica facciamo a riconoscere
che la nostra sessualità non è solo pascolo dell’animale, ma è abitata dagli
angeli, da chi cioè porta in essa un annuncio di Dio. Non perdere mai la tua
umanità, ma non svenderla, non modificarla. Sei di più dei tuoi istinti e delle
tue paure. Recupera quell’uomo che Dio ha creato e credi che in ogni istante
della vita, anche il più drammatico, con Gesù nella tentazione puoi ritrovare
te stesso. Siamo fatti per amare.
Nonostante noi.