domenica 25 dicembre 2022

Natale 2022 - Omelia S. Messa nella notte

 Natale del Signore 2022 – Missa in nocte

Un palloncino che sale sopra il cielo di Pusiano, poco lontano dal Lago di Como, con una letterina scritta da un bambino. Per chiedere in regalo il camion dei pompieri. E il palloncino che viaggia inarrestabile tra Lombardia, Veneto e Friuli, per scendere su una strada di Pordenone dove una mano lo raccoglie e lo porta alla vicina caserma dei vigili del fuoco i quali non ci mettono poi molto ad accontentare la richiesta e a spedire il giocattolo all’indirizzo segnato sulla busta. Trama ideale per un film di Natale. Piccolo miracolo frutto di tante coincidenze andate a buon fine ma che parte da un presupposto fondamentale: il gesto di fede di un bambino. Ebbene anche stasera c’è un Bambino che lancia desideri nel cielo di Betlemme. Desideri portati dagli angeli da una regione all’altra, incuranti della notte o dei venti contrari. Desideri raccolti e diventati regalo. E quel regalo sei tu, il desiderio di Dio. Desiderio realizzato perché stasera sei qua. E lui è contento. Era proprio quello che il Bambino voleva.

È questo il mistero del Natale: un Dio felice di averci tra le sue braccia, di credere che la forza dei suoi desideri sia più grande delle nostre resistenze, delle semplici casualità, della falsa pretesa di poter stare senza di lui. 

Come sei giunto a questo appuntamento?

1.    Forse sei giunto mosso da un censimento. Non quello di Cesare Augusto, ma quello delle tradizioni, di chi almeno a Natale sa di dover mettere una messa dopo un cenone o di chi non ha fatto cenoni, ma ricorda una storia e la vuole riprendere, magari per accontentare un padre o una madre o forse una nonna che, vincendo il timore di una tua rispostaccia o di una alzata di spalle, ha avuto l’audacia di chiederti: Vieni a messa in questo Natale? Dio non si preoccupa delle nostre risposte, si cura della nostra presenza. E lui, che legge nei cuori, sa che non sei qui solo per far piacere a tua nonna o per assicurarti la pace di un giorno. Ma perché nel tuo cuore c’è ancora un po’ di nostalgia dell’eterno, perché nessun censimento umano o mondano può possederti in pienezza, perché nell’anagrafe di Dio hai ancora diritto di cittadinanza. Ci hai fatti per te, Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te. Nessuno ci rimuove dal cuore di Dio.

2.    Forse sei qui in questa notte come i pastori. Non sono i personaggi romantici che talvolta immaginiamo e che riconosciamo nelle commoventi statuine del nostro presepe. I pastori erano gente poco raccomandabile, banditi dalla società del tempo, alle prese con una vita raminga e traballante. Anche noi a volte siamo traballanti: nelle nostre scelte, nei nostri affetti, in una morale che ha cessato di distinguere il bene dal male e si è lasciata sedurre dai compromessi, dall’ipocrisia, dalla cattiveria. Ma i pastori sono anche il segno della vigilanza, di chi, conoscendo bene la notte, da essa non si lascia sopraffare. C’erano in quella regione dei pastori che vegliavano di notte, facendo la guardia al loro gregge. E partono i pastori, attratti da un chiarore nuovo: la gloria del Signore li avvolse di luce. Chi di noi non ha abitato tenebre in questo tempo, in questi anni? Tenebre che ci sono piovute addosso e tenebre che abbiamo alimentato. La pandemia che non ha ancora cessato di inquietarci, una guerra fratricida che sembra prolungarsi a dispetto di ogni previsione e di ogni sforzo di pace. E poi le nostre oscurità dentro alle quali ci pare di essere forti, mentre si popolano solo di ombre, come nell’antico mito della caverna. Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce. È la luce di quel Bambino, è la luce che apre ai pastori una percezione nuova della loro vita. Se questa notte sei qui è perché Dio vede il bene di cui sei capace, la solidarietà che segretamente pratichi, la pace che cerchi in te stesso e con gli altri, quel male che ti tiene in scacco, che ostinatamente ritorna e che vorresti vincere. Lo vince lui, se di lui ti fidi. Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani. Questo il desiderio di Dio: di liberare la parte migliore di te. Lo sta già facendo, consegnagli la tua oscurità.

3. Infine puoi essere qui come Maria e Giuseppe, con la gioia di accogliere un Bambino. Nella fatica di quel momento, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. Ma anche con l’emozione della vita che nasce, piccola, indifesa, bisognosa di protezione e ricca di benedizione. Vengono in mente i genitori che hanno vissuto questo momento di meraviglia, i genitori che non ci speravano più, i genitori di Margherita, ultima nata della nostra comunità. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. Forse è per questo che Dio si fa Bambino: per dirci che la sua forza è nella tenerezza, nella meraviglia, nella dolcezza di lasciarsi prendere in braccio. Che non è quel Dio agguerrito e sussiegoso che abbiamo in mente e che in ogni bambino della terra continua a farsi presente, anche in quel bambino che ogni adulto custodisce e che a volte vorrebbe nascondere. Lo dirà a tutti: Se non tornerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli.  Forse stasera sei qui per tornare un po’ bambino, per riprenderti con semplicità e per ritrovare, accanto al presepe la gioia di essere custodito non da Maria e Giuseppe ma da un Dio che ti vuole bene, al quale appartieni e che ancora si fida di te. Perché c’è il Buon Natale degli uomini e il Buon Natale di Dio. E il Buon Natale di Dio sei tu. Quello del figlio che riposa tra le braccia di un Padre