Quarta domenica di quaresima
A
qualcuno sono parse fuori posto le parole del parroco di Latina che in
occasione del funerale delle due bambine uccise dal loro padre ha invitato a
ricordare anche l’uomo assassino e suicida. Un borbottio anche in chiesa, segno
di una difficoltà a inoltrarsi su una strada umanamente poco praticabile. Ma i
cristiani non misurano la verità della fede con la loro capacità di capire, ma
con il vangelo in mano, possibilmente …aperto. E il vangelo ci guida talvolta
su strade impervie e poco agevoli, consegnandoci però la persuasione che solo
su questi camminamenti vi è la possibilità di una vita differente. Perché il
nostro Dio è proprio così: differente.
Differente dalle nostre schematizzazioni, dalle nostre sintesi, qualche volta
anche da quelli che ci sembrano dei buoni consigli.
È
quello che capisce Nicodemo, quest’uomo che si reca da Gesù per capire qualcosa
in più di lui e del suo messaggio. Un personaggio importante: un fariseo
interprete autorevole della Legge e membro del sinedrio, il potentissimo
tribunale ebraico. Un uomo che di Dio ha un’idea ben chiara, approfondita dagli
studi e regolata dalle norme ma che non si accontenta di quel che ha già capito
e cerca qualcosa in più, cerca luce nella notte.
E
Gesù guida Nicodemo – anche quello che si nasconde dentro di noi – ad aprire
nuove prospettive. Che idea hai di Dio e del suo messaggio?
1. Dio ha tanto amato il mondo.
Ecco il primo squarcio sul mondo di Dio: l’amore. Dio non è un codice di
procedura ma esperienza di gratuità, di gioia, di fedeltà. Un amore che non
rimane prigioniero delle relazioni divine, ma che si diffonde tra gli uomini,
ovunque ci sia un cuore che gli faccia spazio. È vero che nei vangeli il
termine mondo ha una doppia
accezione: una fortemente positiva, segnata dalla fiducia, una polemica dove il
mondo è il luogo dell’opposizione a Dio.
Mi chiedo se talvolta non ci siamo concentrati sulla seconda, a scapito della
prima. E abbiamo smesso di amare il mondo, contrariamente a quanto fa Dio che è
un inguaribile ottimista. Ha destato molta emozione la morte del capitano della
Fiorentina Davide Astori, improvvisamente scomparso. Ma il calcio in questo
caso ci ha riservato scene belle, alle quali non eravamo più abituati. La
sospensione del campionato contro quella logica del the show must go on che a volte ha prevalso. E poi l’arrivo a
Firenze di una squadra avversaria come la Juventus, accolta dagli applausi,
come raramente si vede in uno stadio. Mi pare un segno bello, anche per le
giovani generazioni. Non perdere di vista il mondo, non imprigionarlo in
giudizi senza appello, scorgere il bene, allearsi nella speranza: Dio ha tanto amato il mondo.
2. Dio non ha mandato suo figlio per
condannare, ma per salvare il mondo. Ecco un altro tratto
dell’identità divina: non giudizi e condanne ma salvezza. Lasciati raggiungere
dalla misericordia divina. Diventa
artefice di recuperabilità, di riscatto. È un punto importante che sta portando
anche la chiesa a rivedere alcune sue prassi. E c’è il rischio di qualche
incomprensione tra i credenti: quella persona può fare da padrino? Quella
coppia messa insieme in maniera non chiara dopo un precedente matrimonio, può
accostarsi ai sacramenti? Dice Papa Francesco: Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori.
Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno
con la sua vita faticosa. Su questo orizzonte, il papa ci invita al
discernimento. Da un lato vuol dire
lasciarsi aiutare a rileggere la propria vita secondo il vangelo, evitando
legittimazioni troppo facili. È importante
riconoscere anche con umiltà gli sbagli, l’incoerenza, la ribellione. Dall’altro
però vuol dire, per chi osserva dall’esterno, concedere la possibilità che vi
siano criteri di giudizio che a volte ci sfuggono e che hanno a che fare con la
coscienza e il cammino delle persone. Un antico adagio latino dice: in dubio pro reo. E allora spegni l’entusiasmo
della crociata: Non per condannare, ma
per salvare.
3. Così bisogna che sia innalzato il
proprio figlio perché chi crede in lui abbia la vita eterna. Ecco
il terzo orizzonte che Gesù apre a Nicodemo: la vita eterna. Nel vangelo di Giovanni la vita eterna non è un
premio futuro, ma un esperienza del presente. Non è questione di durata, ma di
qualità: vita secondo l’eterno. Qual
è questa vita? È una vita che non si appiattisce, che guarda colui che è stato
innalzato per non rimanere invischiata nelle bassezze che talvolta ci
catturano. A Napoli il 21 marzo ci sarà la giornata
della disconnessione. Forse farebbe bene anche a noi. Ci aiuterebbe a
pensare che la nostra vita non dipende dai like
ma dalla nostra consistenza interiore, non dagli amici dei social ma dalle
relazioni autentiche che stabiliamo, non dal tempo libero ma dal tempo
riscattato dal vuoto.
Ecco
Nicodemo: forse in quella notte con Gesù non ha capito tutto. Ma siccome poi lo
ritroviamo sulla strada della croce, qualche passo l’ha fatto, assicurandoci
che le parole di Gesù sono credibili e forse possono davvero cambiare la vita.
E la quaresima ogni anno ci viene data proprio per questo.