domenica 13 novembre 2016

Omelia 13 novembre 2016


Trentatreesima domenica del T.O.

Abbiamo visto in questi giorni la distanza tra i pronostici elettorali e la realtà. L’America che aspettava un certo presidente, con sorpresa, ne ha visto arrivare un altro. Ed ecco il disorientamento degli opinionisti e dei sondaggisti abituati a diffondere le loro analisi come se si trattasse di una sorta di oracolo. Bastano ventiquattr’ore e ci si trova di fronte ad uno scenario completamente diverso. Attenzione a ciò che sembra solido, spettacolare, promettente: perché a volte le valutazioni umane sono spazzate via insieme a quello che reputano intramontabile. Sono le stesse considerazioni che Gesù fa davanti al tempio di Gerusalemme. La costruzione era stata iniziata da Erode il Grande, nel 19 a.C. e sarebbe stata ultimata nel 64 d.C. Ai tempi di Gesù dunque c’erano lavori in corso che già consentivano tuttavia di osservare qualcosa di grandioso. E tuttavia Gesù osserva: «Verranno giorni, dice Gesù, nei quali di tutto quello che vedete non rimarrà pietra su pietra». In effetti sarà quello che si verificherà nel 70 d. C. con la distruzione di Gerusalemme ad opera di Tito. I cristiani quindi, di fronte agli scenari che il mondo propone loro, sono invitati alla prudenza, a distinguere ciò che passa e ciò che resta, a non confondere le costruzioni terrene con quelle eterne. Quali attenzioni sono necessarie?

1.    Distanza. Un primo monito riguarda tutti coloro che in maniera boriosa e tracotante vogliono dicono: “Sono io”.  Ricordate? “Io-sono” è il nome santo di Dio che risuona in tutto l’AT. Chi dice sono-io si arroga il nome divino, si mette al suo posto. Ci sono parecchie realtà che hanno questa presunzione. Una politica che avanza a spintoni, che non ha altro da offrire se non la sconfitta dell’avversario. Uno sport che prevale su tutto, che ti lascia esterrefatto quando copre di milioni un giocatore ma al quale tacitamente consegni il tuo obolo acquistando il pacchetto di sky. C’è anche oggi una vicenda affettiva e sessuale che detta regole ferree facendoti credere che la tua affermazione sia nella prestazione, nelle misure e negli anticipi anagrafici dove – almeno secondo quello che diceva L’Espresso del 9 ottobre scorso – la grande scuola dagli 11 ai 13 anni sembra you porn e ci si scambia in chat la foto dei genitali come si trattasse delle figurine. Sono io. Ecco, appunto, chi sei? Sei la tua pulsione o sei qualcosa in più? Perché arrivi a scelte estreme quando qualcuno sbandiera la tua intimità? Perché non sono figurine. C’è la tua vita, il tuo cuore, il mistero che ti abita. E non puoi assoggettarlo a chi lo vuole banalizzare o misconoscere. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”. Non andate dietro a loro!

2.    Testimonianza. Gesù non mette i suoi discepoli in una situazione di tranquillità. Anzi il quadro che delinea è abbastanza fosco. Carestie, pestilenze, sconvolgimenti, guerre, terremoti. E soprattutto la persecuzione: metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni. È quello che capita ad esempio in Pakistan: nel giornale di questi giorni c’era la vicenda di due sposi cristiani arsi vivi con la solita infondata accusa di blasfemia. Ma non vi pare che anche da noi scatti una sorta di distanza sociale quando vivi il vangelo? Prova ad andare in giro a difendere i profughi e vedi cosa raccogli! Medici senza frontiere ha tentato di sfatare, dati alla mano, le dieci leggende metropolitane con cui rispondiamo al problema. Della serie: vengono tutti in Italia, sono tutti giovani e forti, hanno il telefonino… È davvero questa la verità? Il vangelo ti dice di dare un’occhiata al telefono prima di soccorrere la gente? Avrete allora occasione di rendere testimonianza. Di quale Gesù Cristo sei testimone? Sta attento a non costruire templi che non stanno in piedi. Un bel segno che in questa settimana siamo riusciti a porre è quello di una scuola di italiano per stranieri. Finalmente riusciamo a dare qualcosa in più della borsa della spesa. Non smettere mai di testimoniare la novità che ti appartiene.

3.    Perseveranza. È il terzo invito. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. La vita cristiana è fatta di tenacia, di resistenza, di forza. Non lasciarti destabilizzare, rimani ben piantato nelle tue convinzioni. A un valore ha bisogno di tempo per radicarsi e diffondersi. Per questo un prete continua a predicare, un catechista riprende anche se è scoraggiato, un genitore non molla la presa anche quando sente che la briglia gli sta sfuggendo. Perché? Perché un ragazzo – e non solo un ragazzo - a volte ha bisogno di un supplemento di convinzione, di capire se quello che dici è solido, se tu ci credi davvero. E solo la perseveranza offre le garanzie. Come qualcuno chiedeva a Piergiorgio Frassati: «Sei bigotto?». «No, sono rimasto cristiano». Essere perseveranti non vuol dire essere immobili, ma rimanere se stessi e rimanere credenti.