Funerale
Maurizio Fantasia (26 settembre 2016)
Sap
3,1-9 Lc 12, 35-40
Quando
la morte giunge inattesa, come è capitato a Maurizio, avvertiamo in modo ancora
più intenso la nostra fragilità e la nostra provvisorietà. E avvertiamo che le
parole di Gesù non hanno età e continuamente ci mettono in guardia dalla
superficialità con cui talvolta conduciamo la vita. State pronti, con le cinture ai fianchi e le lucerne accese. Siate
simili a coloro che aspettano il padrone. Non siamo noi i padroni della
vita. Il padrone è un altro. Noi siamo gli amministratori di un dono che ci è
stato fatto e del quale ci è chiesto conto. E il conto che ci viene presentato ha
un’unica voce: amore. Quanto amore hai messo nelle cose che ti sono state
affidate. Il padrone infatti non è un despota dal volto minaccioso, ma il Dio
dell’amore che proprio in tale esperienza ci invita a giocare la vita. Maurizio
lo aveva capito, con la sua semplicità e con i suoi limiti, orientando l'amore su tre particolari prospettive: la dedizione agli altri,
la passione educativa, la mitezza.
1. Maurizio
da piccolo aveva conosciuta la povertà: la sua famiglia non aveva grandi risorse, ma aveva una grande coesione: «L’unione fa la forza», ripetevano suo padre e sua madre. E lui era cresciuto con questa convinzione, assistendo i suoi genitori
sino alla fine e prendendosi cura dei suoi fratelli ogni volta che ne avevano necessità. Anteponeva i bisogni degli altri ai propri, anche
quando qualcuno gli diceva di badare un po’ a se stesso e alla salute. Se gli
si chiedeva un piacere la disponibilità era sicura, senza esitazioni. In questi
ultimi anni non lo si vedeva più a messa come un tempo, ma non aveva
perso i contatti con il comandamento dell’amore, l’unica legge di fronte alla
quale alla fine saremo giudicati. Amatevi
gli uni gli altri come io ho amato voi. Ecco una preziosa eredità, che
Maurizio ci lascia. Se la perdiamo di vista, della nostra vita rimane ben poco.
2. Maurizio
portava con sé anche una certa passione educativa. L’aveva coltivata facendo
per tanti anni l’animatore in parrocchia e poi l’aveva trasferita nella scuola
dove operava come tecnico di laboratorio da oltre quarant'anni. Era appassionato del suo lavoro che
viveva con precisione e senso di responsabilità. Con i ragazzi era un finto
burbero, capace di dosare rispetto e affabilità. Maurizio ci lascia a suo modo
la personale testimonianza di buona
scuola, dove nessuno può esserci solo per uno stipendio. C’è in gioco il
futuro, la trasmissione dei saperi e dei valori, le conoscenze e il senso che la
vita ci dischiude. Le giovani generazioni erano nella mente e nel cuore di Maurizio: che vita stai suggerendo? Che vita stai inseguendo? Non ti soffocare nella breve scena
di questo mondo: c'è di più di ciò che vedi. Ci sono tracce di mistero che percorrono i giorni e non è impossibile vederle. Scruta, interroga, non ti arrendere: non ci sta tutto in una provetta...
3. Infine
Maurizio aveva connotato l’amore con la mitezza. Sabato sera una persona in
ospedale, mentre mi raccontava di Maurizio, mi ha detto: «Puoi dire che era
come il pane; l’uomo più buono della terra». Mai reazioni indispettite, mai
cattiveria, invidia, tantomeno la collera. Preferiva farsi da parte e tacere,
anche quando aveva ragione. Maurizio appartiene a quelle anime dei giusti che sono
nelle mani di Dio, quelle che gli occhi del mondo guardano con sufficienza
e qualche compatimento mentre Dio affida loro la costruzione di quel regno che ha in mente. Non è l’arroganza che apre i cieli, ma la mitezza e, se anche altre logiche sembrano vincenti, è solo la bontà che dischiude l’eterno. Maurizio è stato un uomo buono che non ha perso di vista il vangelo ed appartiene a coloro che in cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé. Raccogliamo la testimonianza che oggi ci viene consegnata. Il Signore risorto non perde niente di quello che costruiamo nell'amore: nell'amore di Gesù risorto Maurizio possa trovare accoglienza, sperimentare misericordia, partecipare alla vita che non ha fine.
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