mercoledì 22 aprile 2015

Funerale Emilia Gallina


Funerale Emilia Gallina
 (S. Agnese 22.04.2015) Rm 8,31-39 – Mt 6,25-34

Ci sono persone che camminano sulla terra ma che portano con sé la leggerezza del cielo. Persone che ti passano accanto e ti lasciano sulla pelle una carezza quasi impercettibile della quale, quando ti rendi conto, ne scopri la necessità. Persone che sembrano tenaci custodi di una dolcezza sopravvissuta ed esule che prepotentemente rivendica diritti di cittadinanza. E non sai, quando incontri questa gente, se sia l’ingenuità a condurli o quella beatitudine riservata ai piccoli con la quale Dio, ancora una volta, confonde la sapienza del mondo.
Emilia era un riflesso di cielo, occhi di benevolenza nei quali l’Onnipotente si tuffava e lasciava intravedere riflessi del suo mistero: di pazienza e di attesa, di stupore e tenerezza, di fiducia incondizionata donata ad ogni uomo. Sentimenti divini prestati ai traffici di una donna che accostava la vita con incrollabile speranza. Non preoccupatevi: guardate gli uccelli del cielo, guardate i gigli del campo. Una pagina che insegna a ridisegnare la vita sulle strade di un Dio provvidente che non viene mai meno e che invita a fidarsi di lui.
  1. Ed Emilia si è fidata innanzitutto nel 1985, quando suo marito Sergio se n’è andato. Tre figli da far crescere e una vita familiare da sostenere. Ma prima delle responsabilità economiche c’era un legame da custodire, con uno sposo e un padre. Una memoria che Emilia ha sempre alimentato con grande tenacia in quella relazione che sentiva più forte della la morte: Ricordatevi che un papà in cielo vale molto di più di un papà sulla terra. Lei faceva fatica a identificarsi nei pressi della vedovanza e forse non è un caso se Emilia ha deciso di andarsene proprio oggi, anniversario del suo matrimonio con Sergio avvenuto il 22 aprile 1961. Finalmente lo festeggiano insieme, ancora una volta. Quello che costruiamo nell’amore non va perduto: lo ritroviamo nel mistero di Dio arricchito delle nostre attese, delle sofferenze che attraversiamo, della nostra voglia di immaginarci ancora insieme. Non temere: ci si ritrova.
  2. Ma una famiglia non è solo ricordi da alimentare: ci sono le responsabilità da assumere, specie se hai dei figli a carico. Ed Emilia. sulle strade della Provvidenza e della fiducia. ha incrociato una nuova pagina di vita, quella dell’insegnamento della religione a scuola. Un ambito dove ha dato il meglio di sé e che paradossalmente non avrebbe aperto se non fosse rimasta sola. Se la vita chiude le porte, il Signore le riapre - diceva Emilia - anche quando ti sembra impossibile. Diciannove anni di cui diciassette alle medie di Paese tessendo una grande pagina professionale ed educativa. Una media di seicento studenti all’anno che lei conosceva per nome. E quello che immancabilmente emergeva era il credito di fiducia che lei attribuiva ad ognuno. Mai azioni disciplinari, neanche nei casi più difficili, e se talvolta richiamava qualcuno, la prima a soffrirne era proprio lei. Lo stesso atteggiamento ritornava a catechismo in parrocchia: a volte io la incoraggiavo ad essere un po’ più …energica, ma sapevo che erano parole al vento. Lei era sempre pro reo, non solo in dubio ma anche in flagranza. “Ma, guardi che preso da solo non è così… Bisogna conoscere anche la sua famiglia… Sta attraversando un brutto momento”. Ogni tanto io ci pensavo e mi dicevo: guarda, Dio è proprio così. Non cessa di aspettarci e anche quando lo mettiamo in croce; quelle mani inchiodate e distese gli servono per dire le misure del suo amore. Chi ci separerà da quell’amore? Su Dio non ci convincono i ragionamenti, ma solo i sentimenti, i suoi che egli affida a uomini e donne che ne divengono interpreti e ci regalano la certezza che egli non si è dimenticato di noi.
  3. Ma i sentimenti di Dio Emilia non se li inventava. Li scopriva e li maturava in una relazione che si nutriva di ascolto, di preghiera, di eucaristia quotidiana. La vedevi qui in chiesa dopo la messa, ancora assorta a pregare, tanto che ti spiaceva disturbarla. E quando veniva in canonica per il servizio pomeridiano del venerdì se ne stava in ufficio con il rosario in mano. E poi preparava il the che solo raramente le abbiamo visto bere perché di venerdì un po’ di mortificazione ci stava bene. Emilia non viveva gioie superficiali: il suo sorriso era frutto di una paziente gestazione che avveniva anche nel groviglio dei pensieri che talvolta la rapivano. La fede non è un dolcificante che inganna le pagine oscure della vita: è piuttosto lotta, tenace abbandono anche quando l’esistenza ti mette alla prova. Lo aveva ben capito Emilia in questi ultimi giorni di ospedale, quando la situazione stava precipitando. Ho paura, diceva ogni tanto ai suoi familiari. Tranquilla, Emilia, la paura ce l’ha avuta anche Gesù. E dopo l’unzione degli infermi, la difficoltà a parlare non impediva di leggere sulle sue labbra il grazie più volte ripetuto che diventava il suo congedo da questo mondo. Grazie! Siamo noi che te lo diciamo, cara Emilia, per quello che sei stata e per quello che ci hai dato. Bisogna prendere la vita col sorriso, hai detto ai tuoi figli dopo la morte di Sergio. Oggi facciamo nostro questo invito custodendo con gioia il tuo affetto e la tua testimonianza di fede.  
 


 


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