domenica 8 ottobre 2017

Omelia 8 ottobre 2017


Ventisettesima domenica del T. O.

Una vigna che sale sul dorso di un colle… le cortine dei filari semplici e profonde appaiono una porta magica. Sotto le viti la terra rossa è dissodata, le foglie nascondono tesori, e di là dalle foglie sta il cielo. Sono le parole di un racconto di Cesare Pavese in cui l’autore descrive una vigna, un ambiente carico di ricordi ma anche varco verso l'infinito dove la nostalgia fa posto alla speranza. 
La vigna racconta le storie degli uomini e racconta anche le storie di Dio con loro. Storie piene di fascino e di attesa, funestate talora da violenze e soprusi, ma aperte anche alla sorpresa e alla ritrovata speranza.  
Raggiungiamo ancora una volta la vigna di Dio e vediamo che cosa in essa si nasconde.

1.   C’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. È Dio quest’uomo appassionato che affida nuova vita alla terra. Non fagioli, ma una pianta che resiste nel tempo, piena di energia e di promessa. Una pianta ben curata: La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. Quanta premura! La vigna è tutto ciò che di bello Dio ha piantato sulla terra, nei nostri cuori, nella nostra comunità. Vigna è il mondo che cresce secondo i suoi progetti. A Godego ultimamente c'è molto interesse a piantare prosecco... ma se ci mettessimo a piantare la vite di Dio, i suoi progetti, il suo modo di vedere le cose? Nell’ambito di un’azienda, ad esempio, come vede le cose Dio? La Giornata per le vittime degli incidenti nel lavoro e l’assemblea AMNIL che oggi ospitiamo in parrocchia sono un invito a ripensare anche le nostre aziende nella logica della sicurezza, della dignità del lavoro, della convergenza di intenti perché le situazioni rischiose vengano rimosse. I morti in Italia quest’anno sono 682, cifra che non ci lascia tranquilli. Ma è bello sapere che vi sono aziende virtuose, anche nel nostro territorio, che a motivo di un’efficace collaborazione tra direzione e lavoratori hanno avuto l’audacia di cambiare precise condizioni di lavoro e talora costosi macchinari. Aziende che non hanno fatto prevalere il profitto sulla sicurezza, ma nella sicurezza hanno visto un profitto. Non cessare di sognare come fa Dio un mondo abitato dal bene. Questa è la vite.

2.   Ma in quella piantagione ad un certo punto serpeggia un infestante più pericoloso della peronospora: la diffidenza, l’invidia, la bramosia, la voglia di prendere le distanze da Dio e di gestire in proprio la vigna. I servi del padrone vengono percossi e il figlio viene messo a morte. Gesù sta parlando dei profeti inviati ad Israele e sta parlando di se stesso, il figlio ucciso per eliminare ogni possibile pretesa divina. A volte anche noi corriamo questo rischio: quello di mettere al bando Gesù, di volerlo eliminare, specie se c’è d’impiccio rispetto ai nostri progetti. Pensate alla polemica sul papa a pranzo con i poveri a S. Petronio. Secondo qualcuno s’è trattato di una chiesa profanata, come se la chiesa fosse estranea alle scelte del papa! «Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!». Attento a non uccidere il Signore per difendere la religione. Il vangelo qualche volta sovverte i nostri criteri e riapre in maniera nuova anche le porte della chiesa.

3.   E infine in quella vigna c’è ancora futuro. Di fronte ai vignaioli omicidi gli ascoltatori di Gesù suggeriscono vendetta e morte. Ma Gesù non avvalla tale ipotesi. Parla piuttosto di un altro popolo che continui a credere nella vigna, ad investire su di essa e a coltivarla con cura finché produca dei frutti. Prova a vedere se sei di questo popolo nuovo. Vanno bene le giornate commemorative, ma più importante sarà l’energia che metti ogni giorno, magari anche infastidendo qualcuno che rimane prigioniero di vecchie catene, perché la vigna continui ad essere il sogno di Dio e porti i frutti sperati. Anche in un ambiente di lavoro, anche in questa nostra società.

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