domenica 15 gennaio 2017

Omelia 8 gennaio 2017


Battesimo del Signore 2017

Il primo giorno dell’anno, nonostante il freddo, è stato accompagnato da alcuni tuffi divenuti ormai famosi: nel Lago di Como, nel Tevere, a Crotone… Un modo per sfidare questa stagione e per dire che non temiamo di immergerci nell’anno che sta di fronte a noi. Anche Gesù oggi si immerge. Battesimo vuol dire proprio questo: immersione. La festa che chiude il tempo natalizio ci ricorda che il Figlio di Dio è divenuto realmente partecipe della nostra vicenda umana, facendoci capire che i flutti tumultuosi della storia non gli impediscono di starci vicino. Di che immersione si tratta?

1.    È un’immersione che crea anzitutto sconcerto: Gesù in fila con i peccatori. È Giovanni Battista a dar voce a questo imbarazzo, quando dice: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Giovanni poneva il suo gesto battesimale per affermare l’esigenza di una purificazione interiore, per ritrovare il legame con una storia di salvezza che il fiume raccontava. Gesù non ha bisogno di essere liberato dal male: è lui la salvezza di Israele. Ebbene, perché vuole immergersi nelle acque del Giordano? «Lascia fare per ora, - dice Gesù - perché conviene che adempiamo ogni giustizia». La giustizia è il modo di fare di Dio, quello che per lui è giusto. E giusto per Dio è anzitutto stabilire vicinanza. Dio non aspetta che ti liberi dal tuo male per esserti accanto. Ti è vicino ugualmente. A volte noi riteniamo che la condizione di oscurità nella quale viviamo sia estranea al Signore e ci teniamo a debita distanza pensando che lui sia abbastanza indifferente da trascurare quello che stiamo facendo o indignato da non volerci nemmeno vedere. Invece Dio scende nell’abisso che ci appartiene per aiutarci a trovare con lui una via d’uscita. A Guadalajara in Messico, dove c’è anche il nostro p. Francisco, sta facendo parlare di sé un certo Salvador Íñiguez, un infermiere che di giorno lavora in geriatria, di sera frequenta tossici e prostitute: «Quanto prendi, sorellina? Così poco? Nessuno ti ha detto che vali tutto il sangue di Cristo?». Quanto vali? Gesù vuole fartelo capire. Quando ti perdi bevendo e ti lasci prendere dalla violenza. Quando al lavoro dai il peggio di te. Quando tradisci l’amore con rapporti clandestini o mercenari. Tu vali la discesa di Gesù, la sua immersione nelle acque limacciose della tua vita.

2.    È un’immersione che dischiude i cieli. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli. Gesù si immerge per dirci che siamo fatti di cielo. Oggi è la giornata di sensibilizzazione per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. A volte nascono varie perplessità rispetto a quest’ora di lezione che viene vista come un’ingerenza sulla laicità della scuola e sulla libertà dell’individuo. Ma ingerenza sarebbe se qualcuno ti volesse convertire. L’ora di religione invece vuole aiutare un ragazzo che cresce a misurarsi anche con il fenomeno religioso. A vedere se ci sono altre ragioni per stare in questo mondo diverse da quelle che indica la scienza o la filosofia. In secondo luogo la religione, se anche non ti appartiene, appartiene a un popolo e a una storia di cui sei parte. Non è il caso di capire che cosa hanno a cuore i credenti? A capire come si muovono, che cosa si nasconde nella loro arte e nelle loro convinzioni? Tutte le volte in cui qualcuno ha preteso di chiudere il cielo, la terra è esplosa. Mi viene in mente un malato che ho visto in questi giorni. Ormai era parecchio affaticato. È entrato il medico e ha detto al personale: A nessuno è venuto in mente di mettergli l’ossigeno? Guardati da chi ti oscura l’assoluto, le regioni del mistero, anche se si presenta come paladino della libertà. Non ti sta liberando: ti sta soffocando. Ossigeno.

Infine l’immersione di Gesù ci ricorda che siamo figli. E figli amati. Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Parole dette a Gesù e parole detta a ciascuno di noi. Parole che ci fanno capire che ciò che decide della nostra vita è una relazione. Non la professione, non la posizione, ma i legami che riusciamo a stabilire. L’esserci per qualcuno. Non so se avete mai letto il libro scritto da Tonina, la madre di Pantani. Titolo significativo: Era mio figlio. Puoi essere vittima di una macchina infernale che crea fenomeni per poi stritolarli. Ma una madre sa essere sempre tale, anche quando non ci sei più sa custodire la parte migliore di te. Dio è così. Continua in ogni momento a dire: sei il figlio che amo. Continua a ospitarti nella sua famiglia divina, senza che neanche il gesto più sconsiderato che puoi fare, quello di rifiutarlo, possa alterare il suo amore. Un padre resterà sempre tale, anche se il figlio non lo vuole.

Ecco, Dio si tuffa in questo amore. In queste acque ti dà appuntamento. Acque a volte tumultuose, ma acque sempre in grado di custodire la sua presenza e la sua sorpresa. 


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