domenica 15 gennaio 2017

Omelia 15 gennaio 2017


Seconda domenica del T.O.

Il delitto di Ferrara in cui un sedicenne ha chiesto una mano a un amico per uccidere i genitori è l’ultimo, tragico tassello di una situazione di cui da tempo si parla ma che non ci decidiamo ad affrontare e che ci sta sfuggendo di mano. La questione educativa. Non ne sono colpevoli i genitori che sono morti ma ne siamo colpevoli un po’ tutti nel momento in cui non ci rendiamo conto che a fronte di un disagio c’è una mancanza di direzione o una confusione sulle direzioni possibili. A volte un ragazzo cresce senza che gli venga indicato dove deve andare, senza attrezzarlo per andare: saltelli sul posto, senza slancio. Oppure gli viene suggerita una strada sulla cui verità nessuno ci scommette, neanche gli adulti che l’hanno proposta perché non ci credono o sono discordi tra loro: genitori una cosa, catechisti un’altra, insegnanti e allenatori un’altra ancora…

Bisogna esserci. Con tenacia, con senso della responsabilità, con la capacità di stare al proprio posto e di suggerire un cammino credibile. Come diventare educatori così? Ce lo suggerisce Giovanni Battista che, dopo aver invitato Israele a preparare la via al Signore, oggi indica Gesù ormai presente. Cosa ci fa capire Giovanni?

1.    Un primo aspetto importante, ripetuto per ben due volte, è che Giovanni è il testimone. Dobbiamo aprire strade di vita non con i buoni consigli, ma con la testimonianza. La testimonianza implica le tue convinzioni, le tue scelte, quello che sei e non solo quello che fai o quello che dici. Basta pensare a quel docente di un Istituto tecnico padovano che dopo tre mesi di assenza si è presentato a scuola per un giorno per poi stare a casa di nuovo. E in tal modo ha costretto la preside a licenziare la supplente che lo sostituiva per poi obbligarla a cercarne un’altra, alla faccia della continuità didattica e del bene degli studenti. Una situazione pienamente legittima per un docente che voleva forse mettere al sicuro le sue opportunità salariali. Ma una situazione educativamente scriteriata e non soltanto per l’insufficienza che gli studenti rischiano in diritto. Per l’insufficienza più grande che un educatore ha dimostrato, fregandosene del suo ruolo e dei messaggi che stava mandando. Ricordati che le cose importanti della vita non sono contratti sindacali, ma testimonianze. Tuo figlio, il ragazzo che ti è affidato capisce se ti giochi, se percepisce che ti sta a cuore la sua vita, non la tua busta paga, il ruolo che qualcuno ti ha affidato.

2.   Altro aspetto importante è capire chi sta prima e chi sta dopo. Giovanni dice: «Dopo di me viene uno che è avanti a me perché era prima di me». Giovanni sa che non è lui il messia atteso. È Gesù, ben più grande del Battista e ben prima del Battista. Anche questo mi pare un aspetto disatteso. Non solo abbiamo tolto Dio dalle prospettive educative ma abbiamo anche eliminato il prima e il dopo in nome di uno squinternato principio di democrazia pedagogica che tradisce la vita. Tutti equiparati: ragazzi che danno del tu agli insegnanti, bambini che diventano imperatori e tiranni mentre genitori e nonni si compiacciono di prodezze sempre più sfacciate, giovani che insultano il controllore dell’autobus che chiede il biglietto. Chi viene prima e chi dopo? Pensate ai ragazzi che hanno strappato la bandiera thailandese: non sai se ti fanno più pena per il gesto compiuto o per quello che hanno detto: Non pensavamo. Da noi in Italia la bandiera non è così importante. Sui social vengono liquidate come due idioti, ma non interroghiamo le nostre responsabilità che la loro maldestra e farneticante ammissione di colpa mette in luce. Non pensavamo: già, abbiamo smesso di pretendere che la gente pensi, che un ragazzo pensi. La bandiera da noi non è così importante. Hanno perfettamente ragione: abbiamo messo noi stessi, i nostri particolarismi, le nostre soggettive interpretazioni della vita e della società prima delle visioni comuni, come una bandiera vorrebbe ricordarci. Tant'è che qualcuno si sbarazza del tricolore come fosse la maglietta del giorno prima. Ma senza visioni rimani cieco, più straccione della bandiera che hai lacerato. Difendi le priorità. Sei un figlio? Sei dopo di tuo padre e tua madre. Sei uno studente? Sei dopo di una scuola che pure è al tuo servizio. Sei un cittadino? Sei dopo di uno Stato che ti dà modo anche di contestarlo proprio perché ti riconosce. Sei un cristiano? Sei dopo. C’è Gesù Cristo prima di te!

3.   Infine l’educatore indica un confronto con il mistero del male e l’esigenza di uscirne. Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Non i peccati, ma il peccato. Il male nella sua realtà più magmatica, insondabile, velenosa. Giovanni sa bene che l’uomo non è solo un fascio di bei sentimenti. Nel suo cuore qualche volta si annida l’oscurità più impenetrabile e tragica da cui ci libera solo il Signore. Lui è l'Agnello, noi siamo lupi. E allora ad un ragazzo che cresce occorre segnalare anche quello che non funziona, ciò che ci impoverisce, ci disumanizza. Quella madre di Vigodarzere che nei giorni scorsi ha denunciato il figlio ventiduenne ai carabinieri per detenzione di sostanze, ha tradito suo figlio o ne ha cercato il bene? Forse queste storie non ci riguardano, ma come reagisci quando tuo figlio a scuola insulta l’insegnante, quando in campo sportivo bestemmia e l’arbitro lo espelle? Cerchi la verità o la copertura? Il male è ingannevole. L’oscurità che produce è anche sulla percezione che ne abbiamo, tant’è che diciamo: “Sono ragazzi”. “Che male c’è?!”. A volte bisogna dire che il male c’è e si inizia a sconfiggerlo riconoscendolo e suggerendo altre strade le cui mappe e percorrenze sono suggerite dal vangelo.

Ecco, dove ti trovi, che strade indichi? Rimani al tuo posto, come Giovanni Battista. Gesù è venuto a portarci vita vera non sottoprodotti. E un educatore ci sta proprio per questo. Per indicare vita e per insegnare a non tradirla. In sé e in chi gli è affidato.

1 commento:

  1. Ciao d. Gerardo
    Io non sono uno che ha studiato tanto , sono un padre di una famiglia normale con tre figli...Fare i genitori trovo sia il compito più difficile in assoluto che ci è assegnato quando si sceglie davanti a Dio di poter formare una famiglia . Stessi genitori , ma tre figli molto differenti tra loro , anche se abbiamo ,io e mia moglie , adoperato lo stesso metro.Tu dici l'esempio ...certo anche il confessore mi dice tu comportati bene , e come puoi vivi il Vangelo, vedrai che se ora non vanno a Messa i tuoi figli , se la radice è buona , tutto torna o prima o dopo come vuole la volontà di Dio.Certo secondo me è sbagliato prenderli per la giacca e sforzarli...Ho scoperto che la cosa che non deve mai mancare è il dialogo ,perchè se manca si perde il contatto giusto e fiducioso che deve esserci tra educatore , in questo caso il genitore ,ed i figli.A volte il genitore è sottoposto a sfide continue , i figli vorrebbero il soppravento e la ragione su certi fatti di cronaca o magari su frasi ,solo sentite , e non meditate dette dal Papa o da persone vicine alla nostra Chiesa ...Fanno paragoni con altri genitori che secondo loro stanno usando un modo ,un progetto migliore più innovativo , al passo coi tempi ,coi social...Noi non siamo toccati da questo , manteniamo i paletti e andiamo avanti, magari anche chiedendoci se sia la cosa giusta, e con il ns esempio tentiamo di educarli nel miglior modo possibile.La vita a volte ci mette davanti a delle prove difficili....Ricordo sempre una Omelia di un prete ad un funerale di un ragazzo che anni fa era morto per overdose...diceva , quante volte siamo passati , lo abbiamo visto , e non ci siamo andati incontro ,non abbiamo fatto il primo passo non gli abbiamo teso una mano ...in quel contesto le parole erano rivolte in primis a noi genitori , educatori ed insegnanti,perchè era un ragazzo emarginato , nessuno voleva averne a che fare , ma era anche lui un figlio di Dio...ed ecco il risultato...Questa omelia mi ha segnato moralmente in modo indelebile..Scusami se ho rubato un pò del tuo tempo
    Erminio Morosin

    RispondiElimina