sabato 20 aprile 2013

Omelia 14 aprile 2013

Terza domenica di Pasqua

Il cambiamento è un desiderio che portiamo nel cuore. Oggi lo percepiamo in relazione alla crisi ma anche alle più generali condizioni della nostra vita. Ci sono infatti numerose trasmissioni televisive che cavalcano tale esigenza: ti servono dei soldi? Se nessuno te li lascia puoi sempre vincere l’eredità. Una casa nuova? Te la costruiamo noi. Un corpo nuovo? Ti facciamo dimagrire e ti sottoponiamo al bisturi. Un futuro sorprendente? Prova a cantare, a ballare a improvvisare uno show. Italia’s got talent.
Scenari di cambiamento nei quali talvolta all’illusione segue la delusione. Come si cambia realmente nella vita?
La pagina del vangelo di oggi ci suggerisce il cambiamento della risurrezione. È un cambiamento efficace, che ridisegna in maniera nuova la vita. Come avviene questo cambiamento?

1.   Innanzitutto l’evangelista insiste nel dirci che Gesù si manifestò    di nuovo e conclude affermando che era la terza volta che si manifestava. Il cambiamento della risurrezione non avviene sui facili entusiasmi di uno show televisivo. Ha bisogno di pazienza, di attesa, di fiducia. Ha bisogno di recuperare i pezzi. Pensate al gruppo dei discepoli: l’evangelista li conta e sorprendentemente sono solo sette. E gli altri? Il cambiamento deve verificare cosa lasci e cosa trovi e se quello che pretendi di abbandonare sia davvero insignificante o ingombrante.  Vi sono anche alcune scuole cittadine che sviluppano richieste così elevate sul piano della prestazione scolastica che, inseguendo i fantasmi dell’eccellenza, scatenano esasperata rivalità tra docenti, alunni e genitori. Non è che ci perdiamo per strada i pezzi dell’educazione che ha bisogno di valori e non solo di risultati sul piano delle prestazioni? Si cambia solo se hai la pazienza di recuperare un quadro sufficientemente completo di quello che sei perché non succeda che con l’attesa del nuovo non vi partecipi solo a metà.

2.   Un altro elemento da considerare nel cambiamento è il suo humus. Dove cresce? Pietro, nell’incertezza dei giorni che seguono la risurrezione e nonostante abbia già incontrato il Signore risorto, dice: Io vado a pescare. E gli altri lo seguono. Sembra una rinuncia delusa rispetto alle prospettive aperte da Gesù, ma in quella scelta c’è qualcosa di promettente. Perché è proprio là che Pietro di nuovo incontra Gesù: nella pesca, come era avvenuto all’inizio della sua vocazione. Anche allora Gesù aveva riempito le barche. E ora Pietro e i suoi amici riconoscono che il Signore non li ha abbandonati: ritessono una relazione che sembrava perduta e ricomprendono la loro missione.  A volte noi pensiamo di guardare semplicemente avanti trascurando il passato con la voglia di dare un taglio. Ma quel futuro che cerchiamo ha bisogno di solidità perché la novità che inseguiamo non si riveli ingannevole. Su quali direttrici ti eri impegnato? Per quale pesca? Quando usi tuo figlio per ricatti monetari, dosandolo strategicamente ai nonni che già te lo mantengono all’asilo, non è che ci siamo dimenticati il senso del matrimonio e della famiglia? Eppure ti eri sposato in chiesa. Cosa capirà di te e del mondo tuo figlio? Che cambiamento ci sarà nella sua e nella tua vita? Gesù invita a gettare nuovamente le reti ma in un progetto che già ti ha consegnato, in una vocazione che non smentisce. Gesù risorto non fa cose nuove, ma fa nuove tutte le cose. Credi che la novità non è fuga, ma esserci in maniera differente in quello che ti è stato affidato.

3.   Infine il cambiamento avviene se cambi interiormente. Come poteva sentirsi Pietro dopo il rinnegamento di Gesù? Il Risorto si era manifestato già per due volte e non aveva minimamente affrontato la questione. Sono quelle situazioni che ti lasciano nell’incertezza. Come quando abbiamo i conti in sospeso con qualcuno: abbiamo ripreso a vederci ma non abbiamo affrontato la questione. Davvero il problema è risolto? Ma ad un certo punto Gesù si rivolge a Pietro con quella triplice domanda che ricorda all’apostolo la triplice negazione. E quel dialogo spazza via il rimorso, il rammarico, la delusione, l’incertezza. Ma è un dialogo modellato dall’amore. Mi ami? Pietro risponde con un cauto Ti voglio bene. Ma questo già basta per cambiare le cose. Questo ci fa capire che il cambiamento non avviene se il cuore non cambia e se non si lascia rimodellare dall’amore. In questi giorni i TG hanno dato spazio a Khalifa, un writer di 19 anni che in Siria, sulle macerie della guerra, dove trova un brandello di muro, scrive messaggi di pace. “Un giorno questo sarà bellissimo”. Non puoi credere a un cambiamento se rimani prigioniero dell’odio, della ritorsione, del risentimento, del calcolo, dell’opportunismo. Solo se fai spazio all’amore, quello che Dio ti insegna, allora le cose cambiano. Ecco perché è Gesù è risorto. Per liberare amore e per renderti persuaso che unicamente tale forza può operare cambiamento. Accogli e libera quel suo amore e forse qualcosa inizia a cambiare. In maniera più efficace e un po’ più duratura di una trasmissione TV.

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