domenica 1 gennaio 2012

Omelia 1 gennaio 2012

Maria SS.ma Madre di Dio – Capodanno 2012

Caro direttore, ha notato cosa accade agli uomini vicini ai cinquant’anni? Un giorno, all’improvviso si fanno crescere la mosca sotto il labbro, mettono l’orecchino, il giubbotto di pelle aderente, comprano la moto, si danno al jogging, fanno il bagno nel profumo. Vai a letto con tuo marito che è un uomo serio e ti risvegli con un adolescente irritante, affamato di vita come un malato terminale.
La lettera apparsa su Vanity fair di questa settimana ci pone di fronte ad una sindrome piuttosto diffusa: affamati di vita. Essa colpisce un po’ tutti, non solo gli anziani e ci trasforma nel corpo e nell’anima portandoci a ingaggiare la nostra personale battaglia contro il tempo che vorremmo fermare.
Il passaggio dal vecchio al nuovo anno ci restituisce l’immediatezza di tale lotta simbolicamente rappresentata nei botti notturni che infrangono il silenzio, nelle girandole di fuoco che per un istante rischiarano il cielo, nelle consultazioni dell’oroscopo di chi cerca margini di rassicurazione. Affamati di vita e vita che fugge. Dove sono le nostre certezze? Dove ci conducono i nostri giorni?
Di fronte allo scorrere del tempo il cristiano non dimentica che il breve istante nel quale vive è aperto ad una dimensione nuova. Ce lo ricordava Paolo: Fratelli, quando venne la pienezza del tempo Dio mandò suo Figlio. Gesù nato da donna si sottomette alle leggi del tempo ma nel tempo reca il principio dell’eterno. Ecco perché non temiamo il tempo, perché Gesù lo dischiude all’infinito di Dio. L’augurio per il nuovo anno non è custodito nell’improbabile fortuna delle lenticchie. È quello di vivere il tempo con gli orizzonti di Dio. Un augurio da raccogliere e da liberare. In che modo?

1.    Raccogli innanzitutto la benedizione di Dio. Nella prima lettura ne abbiamo ascoltato l’eco: Ti benedica il Signore e ti custodisca, su di te faccia risplendere il suo volto. Il volto di Dio è il Figlio suo Gesù. Lascia che quel volto ti accompagni e illumini la tua esistenza. Che cosa può farti paura? La paura nasce dalla percezione di una minaccia o dall’eventualità di perdere qualcosa. La paura dei mercati che cancella anni di sacrifici, la paura della malattia che ci rende vulnerabili, la paura del domani che ci vede incerti nelle scelte, la paura degli altri e per gli altri che ci fa essere diffidenti o oltremodo protettivi. E queste paure si ingigantiscono e ci tengono in scacco: ti tolgono i giorni mentre vorresti trattenerli, ti rendono scontento e scontroso, o apatico e assente. Gesù Cristo ci ha riscattati da questa schiavitù. Nel nostro cuore il suo Spirito grida a Dio la nuova condizione: Abbà, Padre. Questa è la nostra benedizione. Siamo figli. Se possiamo chiamarlo Padre, che cosa ci manca? Chi può intimorirci? Il tempo cessa di farci paura se lo abitiamo in compagnia di Dio e dalla sua presenza ci sentiamo accompagnati.

2.    Le sfide del tempo si vincono nella pazienza di un disegno che si compone. Il vangelo ci parla di Maria che custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore. È un atteggiamento fatto di attesa fiduciosa e di partecipazione di chi non ha di fronte a sé l’immagine compiuta di quanto sta avvenendo ma non rinuncia a credere in una storia di salvezza. A volte il tempo ci inquieta perché non comprendiamo cosa stiamo facendo e se quello che stiamo facendo possa essere utile. Abbiamo paura che ci sfuggano altre occasioni della vita e, per non dovercene rammaricare, scegliamo con riserva o mettiamo in discussione le nostre scelte nella convinzione ricorrente che sia meglio avere rimorsi che rimpianti. Ma guarda che questo sistema non ti salva dal rimpianto: quello di non aver mai scelto. L’anno diventa buono se accetti la progressione degli eventi, se orienti gli eventi in un progetto, se il progetto corrisponde al disegno di Dio. Il papa lega questa Giornata per la Pace all’educazione. Com’è difficile educare in questo tempo, pieno di proposte accattivanti per un ragazzo che sta crescendo. Perché io genitore dovrei fare la parte del cattivo? Appunto perché bisogna trovare il disegno e non solo il segmento. Perché la vita non è solo “cogli l’attimo”, ma “dischiudi futuro”. Solo così il tempo ci sarà propizio e non ci riserverà la sorpresa di aver arredato il vuoto.

3.    Infine il tempo diviene abitabile se gli dai un nome. Quando furono compiuti gli otto giorni gli fu messo nome Gesù. Che nome dai a quello che ti capita? Si può dare il nome della casualità, del pragmatismo, della rassegna-zione. Oppure puoi dare il nome di Gesù: puoi identificare la vita in maniera cristiana. In questa maniera il tempo ti spaventerà un po’ di meno. Prova a dare alla crisi il nome della sobrietà e della solidarietà: avrai qualche soldo in meno ma forse qualche amico in più. Prova a dare ai rancori il nome del perdono: forse scoprirai una forza più forte delle ragioni. Prova a dare al tuo lavoro il nome della responsabilità: forse lo vivrai in maniera meno alienata. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò. Quando dai il nome di Dio la realtà si trasforma, il tempo cessa di farti paura e metti un piede nell’eterno. E l’anno diventa un buon anno, non perché i vaticini si sono avverati, ma perché hai fatto spazio alla verità e tu sei diventato più vero. Che nome dai a quest’anno? La Vergine Madre oggi ti regala il nome del suo Figlio perché in lui, pienezza del tempo, in ogni tuo giorno splenda il giorno di Dio.

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