domenica 8 gennaio 2012

Omelia 8 gennaio 2012

Battesimo del Signore

Forse avete sentito. A Paola, in provincia di Cosenza, è scomparsa la statua di S. Francesco che era stata collocata in mare a 23 metri di profondità. Forse una rete a strascico, forse qualche balordo, forse le correnti. Fatto sta che il patrono di Paola non è più là a custodire gli abissi, i pescatori e le immersioni dei sub. A volte può finire così anche nella nostra vita. Perdiamo il contatto con la realtà nella quale siamo stati immersi. Qualcuno o qualcosa ci trascina via e dimentichiamo la vicenda che ha ridisegnato i contorni della nostra vita e la nostra stessa identità. Battesimo infatti vuol dire proprio immersione, come era chiaro nei primi quattro secoli nei quali si battezzava proprio così: immergendo completamente per tre volte il catecumeno nell’acqua. Il cristiano è un battezzato, cioè un immerso nel mistero di Cristo e della sua vita. Che è successo in quel momento? Il Battesimo di Gesù ci aiuta a ricordarlo.

1.    Gesù si immerge perché in lui siamo immersi. Nell’iconografia orientale il Giordano viene raffigurato come un fiume gonfio d’acqua nel quale Gesù viene collocato al centro della scena. Le sorgenti non si vedono, perché vi è ormai una nuova sorgente e un nuovo fiume di grazia che corrisponde a Cristo stesso. Gesù scende al Giordano per indicare che è lui l’acqua che dà la vita. «Io vi ho battezzato con acqua, - afferma Giovanni - ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Quando sei immerso nell’acqua muori, ma se in quell’acqua trovi un respiro essa si trasforma in vita. Nel Battesimo abbiamo trovato nuovo ossigeno che anima la vita. È il respiro di Gesù, è il suo Spirito che Giovanni vede scendere come colomba. Guarda che qualcuno non ti trascini via da questo respiro di grazia che ha ridisegnato la tua vita. Tra i nuovi cardinali annunciati da Benedetto XVI c’è anche Julien Ries, un sacerdote belga di 92 anni, antropologo famoso per i suoi studi sull’homo religiosus. Ricerche molto approfondite l’hanno condotto a dimostrare come la religione sia la condizione che appartiene alla struttura stessa dell’uomo e non il prodotto delle angosce o dei condizionamenti sociali. L’incontro con Cristo è il respiro nuovo a questa condizione di partenza, perché essa non sia mortificata, dimenticata o maltrattata. Perché se la dimentichi ti perdi, le reti della superficialità ti trascinano via e perdi una parte di te.

2.    Gesù si immerge in una vicenda di fedeltà. Il Giordano è un fiume che racconta una storia e in quella storia Gesù si rende presente. Non fugge, non se ne dichiara estraneo. E in tale partecipazione i cieli si aprono: Uscendo dall’acqua vide squarciarsi i cieli. L’eterno nel tempo. Anche il battezzato è chiamato ad abitare la storia senza fughe, ma aprendo squarci di cielo. Non so se avete visto venerdì sera La grande storia su Rai3. La trasmissione presentava la chiesa nei luoghi di frontiera, dove è difficile e pericoloso essere cristiani, dove si patisce solitudine e si è messi a morte. E in queste situazioni vi sono preti, suore e laici che vivono e operano senza fuggire, anche quando avresti tutte le ragioni per farlo. E ragioni di sopravvivenza. Una chiesa che c’è. Solo per mantenere accesa una lampada davanti a un tabernacolo, per testimoniare fraternità dove insanguinano i conflitti, per continuare a tener aperto un dispensario. Ecco il cielo che si apre: in nome della fedeltà e di una presenza che “c’è e non ci fa”. Si vive da battezzati se non si fugge dalle proprie responsabilità, se chi ti cerca ti può trovare. Se ci sei, come padre e madre, come figlio, come studente e lavoratore, come cittadino. Non lasciare che ti trascini la rete dell’opportunismo e delle furberie, la rete della de responsabilità e della delega ad altri. Il battezzato c’è senza sotterfugi né latitanze.

3.    Gesù si immerge e si ode la voce del Padre. I cieli che si aprono sono accompagnati da una voce: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Di cosa si compiace il Padre? Si compiace del modo con cui quel figlio ha deciso di essere tale, accogliendo il progetto divino raggiungendo gli uomini e donando loro la sua vita. Il Padre si compiace di quel Figlio perché gli restituirà altri figli. Il compiacimento del Padre sta nell’amore che si allarga e raggiunge tutti gli uomini. Ebbene le medesime parole che il Padre ha fatto udire sul Figlio amato, le dice su ogni battezzato, nel momento in cui allarga i confini dell’amore ad altri e ne diviene strumento. Tu sei il mio figlio amato se comprendi che l’amore è il grande progetto di Dio sull’umanità. Passeggiando in città in questi giorni mi sono imbattuto in una vetrina. Non l’avevo mai notata. Articoli per animali. Che ne dite di una felpa per bulldog o di piumini d’oca per il barboncino e dell’elegante borsa dove puoi trasportare l’amichetto a quattro zampe a soli € 150? Mi veniva in mente l’articolo che pochi minuti prima avevo letto sul Gazzettino: in aumento gli aborti perché la crisi economica non permette di far crescere adeguatamente un figlio. Forse chi pratica l’aborto non è lo stesso che compra il piumino al cane, ma di che cosa si compiace il Padre se l’amore per gli animali ha preso il posto di quello degli uomini? Il Battesimo che abbiamo ricevuto ci ricorda una figliolanza e una fraternità che vengono prima di ogni altro affetto, che riguarda gli uomini e non le bestie. Di questo si compiace il Padre. E quel Gesù che oggi si immerge te ne restituisce la consapevolezza perché il tuo Battesimo sia autentico, ritrovi gli altri e ritrovi Dio.

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