domenica 11 dicembre 2011

Omelia 11 dicembre 2011

Terza domenica di avvento

A volte le navigazioni in rete ti portano a vedere quello che mai avresti voluto. E ti rendi conto che la realtà virtuale tale non è poiché ospita fatti tragici di cui siamo capaci.
C’è un video drammaticamente cliccatissimo che riprende la scena di una bambina cinese travolta da un furgone. Un furgone che volutamente la investe e vi passa sopra due volte sparendo dalla scena. E ancor più tragica la presenza di passanti che osservano e si scostano come se la questione non li riguardasse. Questa è la Cina, dove la politica del figlio unico porta le famiglie a provare ad avere un maschio esponendo l’eventuale figlia femmina all’abbandono e alla miseria quando la morte non sia già intervenuta con pratiche abortive. È uno scenario di desolazione che forse, per contrasto, può farci comprendere come diversamente hanno inciso da noi duemila anni di storia cristiana. Vangelo che è stato nuova possibilità di convivenza tra gli uomini, nuovo concetto di dignità della persona, denuncia di quanto si oppone al riconoscimento e alla salvaguardia dell’altro. Un cristianesimo che è divenuto testimonianza di un altro modo di vivere e di stare insieme e che ha prodotto una storia di civiltà. Ebbene, che ne abbiamo fatto di tale testimonianza? I segnali della sua debolezza e del suo rifiuto ci fanno capire che essa non solo è estranea in Cina, ma è in percolo anche da noi mentre ci misuriamo con un contesto che dal cristianesimo vorrebbe prendere le distanze. La figura di Giovanni Battista ci consegna i tratti di una testimonianza da riconoscere e liberare. Chi è il testimone?

1.    Non era lui la luce ma doveva dare testimonianza alla luce. È interessante il fatto che nella sua presentazione Giovanni per tre volte dica: Io non sono. Il testimone sa di essere portatore di luce, ma che ha altrove la sua sorgente. La luce proviene da Cristo e dal suo vangelo. Non abbiamo niente di diverso da dare al mondo rispetto a quanto già possiede se non in relazione a Gesù. Senza di lui rimangono solo le nostre miserie che indeboliscono la nostra testimonianza e la rendono opaca. Pensiamo di portare Cristo ma in realtà portiamo noi stessi. È il rischio gnostico che la chiesa ha incontrato tra II e III secolo. Il cristianesimo veniva svuotato della sua forza salvifica e lo si proponeva come gnosi, come conoscenza di una sapienza che apparteneva agli illuminati ma non era quella del vangelo. Pensate ad esempio a come reinterpretiamo la fede facendone una misura pretaporter. Matrimonio? Meglio convivenza: basta che ci si voglia bene. Messa la domenica? Ci vanno quelli che si fanno vedere: io dico una preghiera per conto mio che vale di più. Fine vita? Piuttosto di soffrire meglio farla finita. Ecco la sapienza umana che prende il posto di quella divina. Non era lui la luce ma doveva dare testimonianza alla luce. Se non troviamo la luce di Cristo rimaniamo in una penombra che ci confonde e ci perde.

2.    All’insistenza con cui sacerdoti e leviti interrogano Giovanni, risponde il Battista, ma anche l’evangelista che in maniera ripetuta afferma: Egli confessò e non negò e confessò. Il testimone lo fa insistentemente, anche a costo di non essere capito. Pensate ad esempio a questa polemica estenuante sulla Chiesa e sull’Ici. Da quattro anni con dovizia di dati pubblicati continuiamo a dire che l’Ici la paghiamo sugli immobili a reddito, che se questo non avviene è violazione della legge, che se un albergo ha una cappella al suo interno paga ugualmente, che l’esenzione di cui godiamo non riguarda solo la chiesa ma tutti gli enti no-profit sindacali, assistenziali, sanitari, ricreativi, umanitari. E la polemica imperversa sui giornali, sui talk/show, al bar nutrita da luoghi comuni faziosi e irriverenti. Qualunque altro risponderebbe a questa situazione con una serrata dimostrativa. Pensate se chiudessimo scuole, ospedali, centri Caritas, oratori, anche le chiese visto che per qualcuno sono un patrimonio immobiliare. Serve che riapriamo il file delle scuole materne per verificare l’onere che si accolla la chiesa in relazione all’istruzione? Lo stato versa o meglio “dovrebbe versare” 584 euro a bambino della scuola paritaria a fronte dei 5800 che eroga per un bambino della statale. Risparmio 6 milioni di euro annui. Evitiamo di dire che la chiesa deve dare il proprio contributo, perché lo sta già facendo. Però, vedete la tenacia della testimonianza? Non tiriamo giù le serrande, non buttiamo la gente per strada, persuasi di una responsabilità che ci appartiene anche a costo di diventare il bersaglio del tiro al piattello, sport ultimamente di moda nel nostro paese. Attento che però potrebbe non essere il piattello, ma il piatto nel quale mangi o nel quale mangiano i poveri.

3.   Infine Giovanni dice: In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete. La testimonianza induce l’attenzione a qualcosa di inatteso. Pensi di conoscere, ma c’è di più. Certo, quelle parole si riferiscono a Gesù. Ma se Gesù rivive nel cristiano, l’inatteso sta proprio lì, in quello che di sorprendente i cristiani riescono a liberare. Libera un po’ di sorpresa evangelica. Nei pensieri, nelle parole, nei gesti. Mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore. Apri l’anno di grazia di Dio con un gesto di sorpresa. Perché chi ti incontra ti dica: così non ti conoscevo. Ma conoscendoti si accorga anche di Qualcun altro. L’unico che può far nuova la vita.

Nessun commento:

Posta un commento