domenica 13 novembre 2011

Omelia 13 novembre 2011

Trentatreesima domenica del T. O.
Investire È esattamente il contrario di quello che oggi ci suggerisce una certa logica di mercato, tanto meno se si tratta dei titoli di Stato. Eppure un imprenditore ha affittato la pagina di un giornale invitando i suoi colleghi e i cittadini italiani a sottoscrivere i titoli del debito pubblico del nostro Paese per alleviare i problemi derivanti dalla tensione speculativa e dalla ridotta credibilità sui mercati internazionali. Contro ogni buon senso dettato dalla prudenza, quest’uomo ha invitato a un gesto coraggioso, di responsabilità lontano da ogni tornaconto individuale e timore, puntando al bene comune. I talenti sono stati impiegati. Com’è diversa tale intraprendenza da quella del terzo servo della parabola che mette tutto sottoterra. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo. Che fai nella vita: nascondi e ti nascondi o traffichi e investi i talenti di Dio? Andiamo a comprendere che ci dice la parabola.

1.    Anzitutto quei talenti variamente distribuiti. Cinque, due, uno. Essi non corrispondono alle capacità dell’uomo perché sono dati a ciascuno secondo le sue capacità. Le capacità dunque sono altro rispetto ai talenti che meglio assomigliano a una ricchezza ricevuta, a pagine di vangelo da far fruttificare. A ciascuno di noi ne è affidata qualcuna secondo quelle doti che ciascuno porta con sé: la pazienza, la creatività, la resistenza, l’incontro, il dialogo, la riflessione. Fa' in modo che il Regno di Dio cresca secondo quelle le doti che ti ritrovi. Pensate alla pagina della solidarietà che abbiamo visto in atto a Genova, anche da parte dei giovani. Gente che non è in prima pagina, ma che è in prima fila nel momento in cui c’è bisogno di aiuto. Talento impiegato. Non si può spezzettare il vangelo: esso va vissuto integralmente, ma vi sono delle espressioni che ciascuno di noi interpreta con particolare efficacia e fedeltà. Forse in questo tempo ci è affidata la pagina della sobrietà e della solidarietà sull’esempio di quella donna di cui ci parlava la prima lettura: fedele ad un quotidiano fatto di lavoro, di gesti semplici e ben custoditi, lontano dallo spreco. Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso. E quotidiano che non dimentica gli altri: Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero. Ecco il talento che viene impiegato secondo il vangelo e gli investimenti di Dio.

2.    Ma perché questo atteggiamento non appartiene al terzo servo che seppellisce il talento? Lo dichiara lui stesso. Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra. È la paura di Dio e del vangelo. Paura che sia troppo esigente, che ti possa mettere in difficoltà, che ti esponga a dei rischi. Oppure impressione che non si tratti di moneta corrente sul mercato del mondo e che di conseguenza è meglio custodire altrove: conservata ma non investita. Pensate alla situazione politica del nostro paese. Mentre ci si confronta con il cambiamento di scenario governativo, le forze parlamentari sono costrette a togliere la maschera, scoprendo che non ci si può più nascondere dietro responsabilità o irresponsabilità altrui e che quella che viene sollecitata è ora la partecipazione di ciascuno per il bene comune. È questa la nuova moneta che i cristiani sono invitati a liberare, senza paura, anche nella politica. Moneta del disincanto, per non essere vittime di quelli che ti incantano proclamando, come dice Paolo, “pace e sicurezza”; moneta della speranza perché Dio abita anche questo momento storico; moneta del servizio credendo che la politica è e rimane tale, moneta delle scelte costruttive anche se possono essere impopolari e se impongono un prezzo agli stessi politici. Ho avuto paura e sono andato a nascondere. Che te ne fai della forza del vangelo se rimane nascosto e prevalgono altre logiche? Pensate che nei vangeli per una sessantina di volte si parla della paura dei discepoli e per ben venti volte Gesù continua a ripetere: “Non abbiate paura”. Siamo figli della luce e figli del giorno non del nascondimento!

3.    Un’ultima osservazione sulle considerazioni di Gesù ai servi operosi: Sei stato fedele sul poco, ti darò potere su molto. Il padrone non sembra interessato alla riscossione ma a rilanciare l’impegno. Il vangelo è ricchezza che cresce. Fa’ in modo che quello che fai di bene non sia fugace e temporaneo ma trovi stabilità, ti renda consapevole di un’appartenenza e di un potere che puoi esercitare in nome del vangelo. Lo ha ricordato il papa ai giovani volontari convocati da tutta Europa nel giorno di san Martino: «Per i cristiani il volontariato non è puramente espressione di buona volontà. È fondato su una personale esperienza di Cristo». Se appartieni a Cristo è lui che agisce e comprendi che puoi molto, puoi rischiare anche quello che sembra impossibile. Come S. Martino appunto, che da un mantello diviso ha condiviso la vita.
A chiunque ha (ha rischiato, ha investito) sarà dato e sarà nell’abbondanza, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha . Se investi ottieni, se giochi al risparmio perdi tutto. Non ti fidare dei criteri del mercato. C'è un’altra economia da ricercare. Altri fondi che rendono.

Nessun commento:

Posta un commento